lunedì 9 maggio 2016

Come una vittoria presidenziale di Donald Trump potrebbe raffreddare l'industria cinematografica globale

Illustrazione di Jason Raish

di Scott Roxborough e John Hecht

Le proposte commerciali e la retorica America prima del candidato Repubblicano hanno messo gli affaristi internazionali in stato di grande allerta. Dice l'ente nazionale per il cinema Messicano, Canacine: "Speriamo per il bene del Messico e per il bene degli Stati Uniti che Trump non diventi presidente."

La perplessità riguardo all'ascesa del candidato Repubblicano Donald Trump si è trasformata in inquietudine in quanto l'industria cinematografica internazionale inizia a meditare su ciò che una presidenza Trump in realtà potrebbe voler dire. Durante la sua campagna, Trump ha insultato, Messicani, Mussulmani, Europei e sia Giappone che Cina per essere, rispettivamente, stupratori, terroristi, codardi e delinquenti che, attraverso ingiusti accordi commerciali, stanno rubando i lavori americani.  Ha promesso di rompere patti come il Trans-Pacific Partnership, di rinegoziare il NAFTA e di punire Cina ed Europa per presunta manipolazione dei tassi.

In Asia, la preoccupazione è concentrata sull'opposizione al TPP, un accordo di libero scambio tra 12 nazioni dell'Asia e delle Americhe, che Trump ha etichettato come "follia." Un aspetto chiave dell'accordo per l'industria cinematografica è l'estensione di dure, protezioni del copyright in stile US attraverso i paesi firmatari, che includono Giappone, Vietnam, Australia e Singapore, sebbene non la Cina. "Non voglio fare commenti su Donald Trump, ma dal punto di vista dell'industria cinematografica, gli accordi commerciali, sulla carta, sono stati buoni per noi," dice Jean Prewitt, amministratore delegato di the Indipendent Film & Television. "Il TPP è un accordo piuttosto forte sulla proprietà intellettuale e il mercato digitale, e abbiamo paesi come il Canada aprire le loro politiche più restrittive e consentire l'ingresso di più prodotti USA. "

Una preoccupazione più ampia è che le politiche di Trump potrebbero innescare una guerra commerciale. Se Trump deciderà di applicare aumenti dei dazi o altre misure punitive, paesi potrebbero rispondere con tariffe o restrizioni incrementate per i beni USA, inclusi film e show televisivi.  . La Cina, destinata presto a superare gli Stati Uniti per diventare il più ampio mercato cinematografico modniale, ha allentato le sue tariffe per i film importati, e la cooperazione tra compagnie di produzione statunitensi   e Cinesi sta diventando più comune. Il colpo di Trump alla Cina potrebbe raffreddare quella distensione. "Trump si oppone alla Cina a suo stesso danno," dice un rappresentante di un distributore di Hong Kong a THR.

“Spero che non diventi presidente perché avrà effetti sulle relazioni con i paesi dell'Asia,” dice Sunny Sun, che lavora nel dipartimento vendite internazionale presso una grande corporazione Cinese dell'intrattenimento. “E la politica influenza gli affari: Io sono incaricata del Vietnam [in quanto territorio di vendita], e quando ci furono tensioni con la Cina nel 2014, non potevo vendergli nulla.”

Persino in Europa, dove l'industria fino a ora si è accontentata di prendere in giro il Donald, le preoccupazioni stanno aumentando: una guerra di valuta, prefigurata dall'attacco di Trump alla Banca Centrale Europea e il suo tentativo di svalutare l'euro, avrebbero un grande impatto. "Comprando film dagli USA, paghi in dollari. Più è stabile il tasso di cambio [con l'euro], meglio è," dice un distributore Europeo. "Una guerra di valuta siginifica tassi instabili, che vuol dire più rischio, il che di solito significa meno accordi commerciali."

Poi c'è il Messico, dove la sua retorica anti-immigrati ha reso Trump il nemico pubblico Numero 1.

Il regista Messicano Jonas Cuaron, figlio di Alfonso Cuaron e co-sceneggiatore della sceneggiatura per il film premio Oscar di suo padre Gravity, usò il famigerato discorso di Trump "criminali e stupratori" come voce fuoricampo per il suo nuovo thriller, Desierto. In esso, Jeffrey Dean Morgan interpreta un vigilante razzista che da la caccia agli immigrati Messicani (tra di loro la star Gael Garcia Bernal) mentre lottano per attraversare il confine negli USA. Chiamatelo il primo film Messicano di propaganda anti-Trump.

"Trump sta legittimando i discorsi inneggianti all'odio," disse Cuaron, "non è una retorica gringo, e non è semplicemente riguardo gli USA, riguarda l'intero mondo." Il regista Messicano (e vincitore di molteplici Oscar) Alejandro G. Inarritu concorda con quel sentimento. In una recente conferenza stampa ha condannato il discorso altisonante razzista di Trump, sottolineando che "le parole hanno un potere reale, e simili parole in passato hanno innescato enormi sofferenze per milioni di essere umani."

Sofferenze reali è ciò che l'ente nazionale per il cinema Messicano, il Canacine, sta predicendo se Trump va avanti con la sua proposta di "eliminare" o "rinegoziare" l'accordo NAFTA di libero scambio. In una dichiarazione, il Canacine dice che una tale mossa significherebbe gravi problemi economici per l'industria cinematografica e la cooperazione oltre frontiera per progetti cinematografici e televisivi: "È uno scenario in cui tutti perdono. Speriamo per il bene del Messico e per il bene degli Stati Uniti che Trump non diventi presidente."

Gavin Blair in Hong Kong ha contribuito a questo report.

TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA
ARTICOLO ORIGINALE:hollywoodreporter.com

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