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domenica 20 marzo 2016

Basta reboot: Cosa 'Star Wars' e Marvel potrebbero imparare da un fumetto di culto


di Alyssa Rosenberg   

Non vado certo fiera con nessuno del mio amore per "Star Wars", e sono piuttosto appassionata di (parecchi) dei film e delle serie televisive Marvel che sono stati prodotti sotto la sorveglianza della Disney. Ma in quanto appassionata e in quanto critica, ho guardato allo spettacolare successo di questi franchise sia con eccitazione che con ansia. Adoro l'idea di avere un film di “Star Wars” ogni Dicembre durante la mia vecchiaia in teoria. In pratica, mi sono chiesta per quanto a lungo la Disney possa raccontare storie di "Star Wars" e di supereroi senza diventare stagnante o realizzare alcuni veri rottami. E mentre ci sono lezioni utili in altre parti nell'universo della cultura pop, l'ispirazione più intelligente potrebbe venire da un fumetto britannico di culto dalla lunga durata che è stato adattato per il cinema Americano in maniera intermittente: Judge Dredd della 2000 AD.

“Beni immateriali primariamente consistenti di proprietà intellettuali basate sul franchise 'Star Wars' con una vita stimata di utilizzo di approssimativamente 40 anni," ha dichiarato la Disney nel suo Report finanziario annuale dell'anno fiscale 2014 e nella lettera agli Azionisti. “La bontà riflette il valore per la Disney dallo sfruttamento delle proprietà intellettuali Lucasfilm attraverso i nostri canali di distribuzione, sfruttando l'affermata portata globale della Disney.”

In parole povere, ciò significa che Disney sta guardando a quattro decenni di film, serie televisive, fumetti, libri su "Star Wars"e qualsiasi altra forma di intrattenimento venga inventata tra ora e il 2055 o giù di lì. E mentre non c'è un linguaggio che ispiri una simile lungimiranza nella lettera agli Azionisti sulla Marvel, è facile vedere uno scenario in cui la Disney continua a raccontare storie di supereroi nei decenni a venire, considerando quanti personaggi Marvel non siano stati ancora trasposti sullo schermo.

Ora, non è come se i franchise dalla lunga durata siano una cosa interamente nuova. Clint Eastwood ha interpretato Harry Callaghan per la prima volta nel 1971, e altri quattro film di "Harry la carogna" sono seguiti, l'ultimo nel 1988. Bruce Willis ha indossato l'iconica canottiera di John McClane per cinque volte nei film di “Die Hard”, più recentemente nel 2013. Sylvester Stallone è stato in due di questi progetti: Il franchise di “Rambo”, che è andato dal 1982 al 2008, e i film di “Rocky”, che sono ritornati per la loro settima puntata nel 2015 con “Creed,” che vedeva Michael B. Jordan interpretare Adonis Johnson, il figlio della nemesi di lungo corso e in seguito amico di Rocky Balboa, Apollo Creed (Carl Weathers).

Come “Creed,”  i film di “Mad Max” hanno avuto un'iniezione di vitalità l'anno scorso grazie alla sostituzione dei personaggi principali. In “Mad Max: Fury Road,” Max stesso è interpretato da Tom Hardy piuttosto che da Mel Gibson, che diede origine al personaggio, e il comprimario di Max — sia in termini di recitazione che di azione — Imperator Furiosa (Charlize Theron) quando decide di provare a liberare le mogli del malvagio dittatore che la comanda.

Non ci sono dubbi che i film di "Star Wars" e della Marvel potrebbero apprendere delle lezioni da questi importanti franchise filmici, sia in termini di come portare avanti lo stesso personaggio mentre si batte sugli stessi punti che piacciono al pubblico e sia riguardo all'introduzione di nuovi personaggi principali per mantenere le cose fresche. Ma raccontare di continuo storie per un periodo di 40 anni è comunque una sfida immane. Ed è qui che i fumetti di Judge Dredd potrebbero aiutare la Disney a capire il sentiero da seguire.



2000 AD introdusse Judge Dredd nel 1977 come una satira sulla fascinazione americana per

personaggi come "Harry la carogna" e sono state pubblicate storie su di lui sin da allora. E diversamente da Marvel (e DC Comics), che periodicamente hanno premuto il tasto reset per i loto personaggi più popolari e per i gruppi di supereroi, le storie di Judge Dredd hanno proseguito senza sosta da allora. Peter Parker potrà ridiventare un teenager una volta ogni dieci anni, ma Dredd - un super poliziotto in una società distopica dove i poliziotti svolgono il ruolo combinato di giudice, giuria e boia - diventa vecchio, ha problemi di salute, acquisisce nuove informazioni e cambia pensiero.

“Un sacco dell'evoluzione di Dredd è avvenuta in modo alla cieca (ci sono molte delle decisioni creative che sono state prese nei primi anni della strip con cui tutti hanno dovuto convivere da allora), " Douglas Wolk, un critico di fumetti che ha scritto anche storie di Judge Dredd, mi ha scritto un una mail dopo che gli avevo chiesto riguardo a possibili punti di comparazione. Ma ha suggerito che “Star Wars” potrebbe imparare alcune lezioni dalla costruzione di mondi di 2000 AD.

“L'ambiente dei personaggi cambia quanto cambiano loro; le cose cambiano radicalmente, e non tornano come prima,” ha sottolineato Wolk. “Sappiamo che Dredd morirà un giorno, e che Mega-City One è già collassata quasi del tutto. Vista da lontano, la storia è sul declino e il fallimento strutturale di uno stato nazione che continua a rispondere ai suoi problemi immediati con soluzioni palliative che rendono le cose peggiori nel lungo termine. Ciò è qualcosa che mi colpisce come una mancata opportunità nel nuovo film di 'Star Wars', non c'è nessun senso di come la sua cultura sia cambiata nel corso di 38 anni, o cosa la vittoria dell'Alleanza Ribelle ne Il ritorno dello Jedi abbia voluto dire nel lungo termine. Sono solo gli stessi interpreti (e i loro eredi) che combattono le stesse battaglie.”

2000 2000 AD ha inoltre sviluppato un variegato cast di personaggi per contornare Judge Dredd, una scelta che Wolk riconosce "potrebbe essere una conseguenza del loro personaggio principale che non ha quasi nessuna interiorità." Potrebbe la Marvel, in particolare, fare lo stesso? Gli appassionati desiderano un film a solo de la Vedova Nera (Scarlett Johansson) da anni e si sono lamentati di come la Marvel  sia stata generalmente lenta a sviluppare nuovi programmi e film basati su amati personaggi femminili e personaggi di colore, anche se il 2015 ci ha portato sia la serie "Jessica Jones" su Netflix e più dettagli riguardo all'imminente film "Black Panther". Wolk riconosce quel desiderio ma suggerisce che non sarà sempre facile per Marvel e “Star Wars” emulare l'approccio che Judge Dredd ha adottato con personaggi come Judge Anderson, uno dei colleghi di Dredd.

“La realizzazione di fumetti inoltre è molto più flessibile rispetto alla realizzazione dei film; se le persone rispondono bene a, diciamo, la Vedova nera filmica o al Capitano Phasma, non è nemmeno lontanamente facile avere un film che si concentri su di loro nei cinema quattro mesi dopo," ha scritto.

E mentre la Marvel si muove in nuovi territori con i suoi piani per un film del Dottor Strange, introducendo la magia in un mondo che è stato largamente dominato dalla tecnologia - sia umana o aliena - Judge Dredd potrebbe fornire un po' di ispirazione anche per quello. Alcuni dei grandi nemici di Judge Dredd è un gruppo di figure sovrannaturali chiamate Dark Judges, che hanno portato il grande potere dei Giudici alla sua logica e pericolosa conclusione e dichiarato che perché tutti i crimini sono commessi dai viventi, la vita stessa debba essere un crimine.

“Amo che gli elementi paranormali nelle storie di Dredd siano generalmente 'cose che sfidano una normale spiegazione' piuttosto che essere una soluzione istantanea alla trama': sono inesatti e inaffidabili, e i personaggi che possono utilizzarli tendono a esserne conciati piuttosto male,” Wolk wrote. “La costruzione di mondi: è enormemente importante se stai realizzando una grande storia che coinvolga cosa che sono così differenti dal nostro mondo che lo cambierebbero radicalmente. La Marvel in realtà è stata piuttosto grande nel farlo nel corso degli anni: eventi di una storia che avevano ramificazioni nella storia di un altro personaggio era una delle grandi innovazioni di Stan Lee cinquant'anni fa, e l'universo cinematografico Marvel ha preso spunto da ciò. Più in generale: immaginare le conseguenze di una storia è sempre più interessante che immaginare come premere il tasto di reset.”

TRADUZIONE a CURA di: DAVIDE SCHIANO DI COSCIA
ARTICOLO ORIGINALE:washingtonpost.com

sabato 12 marzo 2016

Trappola per Topi (mouse trap): Ecco perché Disney e Pixar uccidono i nostri genitori - e perché gli chiediamo di smetterla

Di Michael Cavna 
NOTA DELL'AUTORE: Questo pezzo è colmo di rivelazioni principali concernenti film Disney/Pixar, incluso il nuovo "Il Viaggio di Arlo". Tu, amico mio, sei stato avvertito.
— M.C.

Hiro Hamada (la cui voce è di Ryan Potter/Arturo Valli), a destra, e Baymax (Scott Adsit/Flavio Insinna) possono accogliere il bagliore degli Oscar per “Big Hero 6.” (AP Photo/Disney)
 JONATHAN PYTKO era davanti a una classe di un corso d'are alla Georgetown University questo autunno, il filmato trafugato del prossimo film del suo datore di lavoro al seguito.  Pytko, un tipo illuminato che ha film premio Oscar come “Up,” “Brave - Ribelle,” “gli Incredibli” e “Ratatouille” nel suo sfavillante curriculum, è un veterano da dodici anni dello stimato studio Pixar, i cui film sono distribuiti dalla Disney. Il che vuol dire che il signore conosce bene e da vicino le retoriche del racconto rese popolari da molti decenni dalla Casa del Topo. 

In questo pomeriggio, Pytko stava svelando i meccanismi del cinema quando mise su una clip bella da togliere il fiato e realistica in modo inquietante dall'ultimo lungometraggio animato Pixar, "Il Viaggio di Arlo". Il film è incentrato sul dinosauro del titolo, Arlo l'Apatosauro, e Spot, il ragazzo selvaggio con cui fa amicizia, e per introdurre propriamente la clip che li vedeva coinvolti, Pytko dovette fare un grande spoiler.

Arlo, rivelo il supervisore degli effetti di luce, tragicamente perde un genitore all'inizio del film. Oooof, grugnirono collettivamente i membri del corso d'arte prima di ridere della loro reazione viscerale condivisa. Pytko, rivelandosi un'oratore sveglio, si unì alla risata e poi replicò ironico: Abbiamo dovuto perché è Disney.

Intelligentemente, l'uomo della Pixar facendo questo tour avanzato dei college della East Coast stava indicando l'elefante nella stanza del raccontare storie - un pachiderma della trama persino più imponente dell'affettuosa madre di "Dumbo" che è rinchiusa, rendendo l'eroe omonimo dalle orecchie grandi della Disney un orfano virtuale.

Questo perché ciò per cui questi studenti d'arte si stavano sconvolgendo e ridacchiando era l'affidabile, banale ma autentico strumento su cui gli innovatori al Tragic Magic Kingdom hanno fatto affidamento sin da prima della Seconda Guerra Mondiale, e il quale fila classici, oscure favole (incluse quelle adattate dalla Disney) prontamente utilizzato per un secolo o più prima di quelle.  

Il quadro completo qui è che parte del formidabile genio del defunto Walt Disney è stato sapere che l'animazione non era una barriera - ed era spesso un vantaggio - per intrattenere spettatori di tutte le età. E forse nessun dramma intrattiene tutte le età in maniera così affidabile come il racconto di formazione.

Fin dal primo film animato dello studio, "Biancaneve e i sette nani" del 1937, gli eroi e le eroine Disney, principesse e poveri, lupetti e cuccioli hanno dovuto sistematicamente fronteggiare un crocevia che li forzava a crescere. Noi stiamo testimoniando la spesso biforcuta strada per la maturazione. E uno dei più immediati ed emozionati mosse che un tessitore di eventi possa far accadere, una svolta così efficace come il grano di Tremotino, è la scomparsa di uno o entrambi i genitori - sia letterale che virtuale, sia che che il protagonista sia reso orfano fuori scena o che siamo testimoni dell'evento fatale nel primo rullo del film, sia che che l'assenza dei genitori non venga spiegata, o persino se il pericolo alla fine si riveli solo quasi fatale. Niente distrugge il bozzolo di un bambino come l'evento che produce una farfalla ferita ma temprata.

Dallo studio principale della Disney, ovviamente, siamo abituati ad aspettarci questo gioco di prestigio. è parte del Dna dello studio, impresso per ogni generazione di creatori e tramandato come una sacca dorata di trucchi. E quindi siamo stati cresciuti da una parata di principesse ferite, specialmente, da Cenerentola a Elsa, da Belle ad Ariel a Jasmine a Tiana. E ancora, la falce della morte per i genitori Disney è stata brandita ampiamente: in “Big Hero 6 dell'anno scorso? da Disney/Marvel, sopportiamo persino una combo di due colpi fatali di genitori e poi l'amato fratello guardiano. O, quanto ancora possiamo essere condizionati senza diventare completamente insensibili?

(Inoltre accettiamo queste storie di più dal periodo di Walt Disney, forse, quando realizziamo che provò un grande cordoglio, ed era almeno parzialmente responsabile, per la morte di sua madre per asfissia, dovuta ad avvelenamento di monossido di carbonio, dopo che i fratelli Disney comprarono ai loro genitori  . una casa a Los Angeles che si scoprì avere una caldaia che perdeva. Pochi anni dopo la morte di Flora Disney,  il figlio Walt rilasciò “Bambi,” che in maniera interessante includeva un personaggio chiamato Fiore.)

Adesso, per essere sicuri, far fuori un genitore nella narrazione ancora offre un gruppo di benefici nella narrazione. Notare che, non solo è un appunto per segnalare allo spettatore una storia di formazione, ma inoltre stabilisce un coinvolgimento veloce del pubblico, e tipicamente simpatia, per un giovane protagonista vittimizzato. Quale metodo più veloce per farci affezionare a un personaggio he introdurre una tragedia da superare? Dai Fratelli Grimm a Ben Grimm dei Fantastici Quattro, è uno stratagemma testato nel tempo per creare una connessione risparmiando tempo. (E parlando di fumetti, a nulla vale che solo pochi mesi dopo che Walt stava presentando Biancaneve al mondo, un altro personaggio fondante di un impero creativo - Superman della Detective Comics, o DC - diveniva orfano e spedito in un nuovo mondo. Si, era un era particolarmente brutale per i genitori nella fiction.)

Ancora dopo otto decenni di trucchi simili, lo studio Disney, che è inoltre il proprietario del franchise di Star Wars, con tutti i suoi problemi Morte-al-papà, e dell'Universo cinematografico Marvel, con supereroi che perdono i genitori come Devil e Occhio di Falco - rischiano più che mai di .bruciare la carta dell'Orfano. Tutti da Dickens (che aveva conosciuto tempi duri da ragazzo) fino a Harold Gray (che ha dipinto tempi duri, con "la piccola orfanella Annie") a Lindgren (creatore di Pippi Calzelunghe simile a Peter Pan) ha trovato ricchezza artistica nei bambini che vanno alla deriva prima di trovare nuovi o potenziali guardiani.  Ma essere uno studio cinematografico popolare sempre bisognoso di nuove storie presenta diversi problemi: fai affidamento sugli stessi meccanismo narrativi per buona parte di un secolo, e il pubblico inizierà a reagire come quegli studenti d'arte di Georgetown. Alla fine se non di già, freddare un genitore prontamente come in "Frozen" potrebbe diventare una scorciatoia del pubblico per staccarsi dal film.

Ancora una volta, quello è la vecchia generazione Disney. Siamo abituati allo studio decidere, come in Biancaneve, di superarlo troppo spesso. Ma per quanto riguarda la grande Pixar, il termine di paragone moderno per una narrazione eccezionale?

Beh, siamo ottimisti che l'eccellente capacità di raccontare della Pixar non vada troppo in quella direzione con un meccanismo esausto. Loro sicuramente appaiono giudiziosi con la loro scatola degli attrezzi. La morte prematura della madre è il fulcro ne "la Ricerca di Nemo," certo, e il padre rimane semplicemente invisibile in "Up" e "Toy Story." E da "Barave - Ribelle" a "Gli Incredibili" fino a "Inside Out," lo studio saggiamente lascia che i parenti visibili sopravvivano.

Questo, poi, è ciò che rende la morte del papà nel nuovo "Il viaggio di Arlo" una piccola delusione da un punto di vista creativo. Non solo la scena tragica suona come un cliché, ma inoltre ha troppe somiglianze fisiche con "Il Re Leone” - al punto che a una recente proiezione, ho sentito un ragazzo sussurrare a un adulto una parola - solo una parola che diceva tutto: "Simba."

Pixar mostra un magnifico, scintillante dinosauro. Possiamo solo sperare che lo studio ritirerà il fossile narrativo della morte genitoriale per qualche anno. Perché alla fine, se questo meccanismo passa il punto di stanchezza del pubblico, il colpo fatale non sarà ai genitori, ma al film stesso.

“Il Viaggio di Arlo.” (courtesy of Disney/Pixar 2015)


Scrittore/Artista/ narratore visivo Michael Cavna è il creatire della rubrica "Comic Riffs" e recensore di grafic novel per il The Post's Book World. Apprezza la satira acuta in quasi ogni forma.








TRADUZIONE a CURA di:DAVIDE SCHIANO DI COSCIA
ARTICOLO ORIGINALE:washingtonpost.com/