tag:blogger.com,1999:blog-78785446922300653132024-02-07T11:31:20.705-08:00MiCibodiCinemaAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.comBlogger150125tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-22154250247922957582017-01-20T08:01:00.000-08:002017-01-20T08:01:48.583-08:00Il taccuino del critico: Come 'The Young Pope' della HBO ci sta prendendo tutti in giro<div style="text-align: justify;">
di Tim Goodman</div>
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Si, è strano e divertente e un serbatoio perfetto per i meme, ma la serie della HBO che vede Jude Law interpretare un anticonvenzionale pontefice americano ha in mente questioni più profonde</div>
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Si intuisce dalla prima inquadratura di The Young Pope della HBO (dove un neonato gattona su di una pila di altri bambini fino a che la telecamera si inclina verso il basso per trovare la star Jude Law, abbigliato nei suoi abiti papali, gattonare fuori dal basso della piramide di bambini) che le cose saranno strane, che lo sceneggiatore-regista Paolo Sorrentino ha il pieno controllo della sua visione e che quella visione è una che gli americani non hanno visto molto spesso.</div>
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Ma persino prima di quello, se siete stati su di un social media, probabilmente saprete di The Young Pope per via dei suoi numerosi meme, alcuni dei quali creativi ma molti giocano sul titolo e sulla parola "young (giovane)" in un modo contestualmente inesatto. Questa è una serie di cui si è parlato al riguardo, e si continuerà a farlo, per ragioni che sono temporaneamente divertenti ma non riescono a cogliere l'essenza di ciò che Sorrentino sta cercando. E forse la bizzarra bellezza di The Young Pope è che quella essenza è un bersaglio in movimento. I primi episodi sono una combinazione di bizzaria squilibrata e umorismo freddo (dry humor), ma la serie inizia a cambiare in un modo meno eccentrico più velocemente di quanto ci si possa aspettare e, dopo cinque episodi (metà della prima stagione), la serie diventa una meditazione sorprendentemente seria sulla solitudine e sulla fede.</div>
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Ma prima, il fattore stranezza in The Young Pope.</div>
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Da quella sequenza di apertura con i bambini, non c'è un ridimensionamento della stravaganza. Si va dal febbrile sogno d'apertura di Law in una scena dove saluta la folla estatica al Vaticano con un discorso che spazza via la pioggia, produce un soleggiato cielo blu e poi culina nella dichiarazione papale più progressiva della storia (pr sesso, pro masturbazione, pro preti gay, pro suore che dicono messa), completa di svenimenti comici e, alla fine, la rivelazione che questo papa americano, chiamato Lenny Belardo, deve svegliarsi. E lui si sveglia. Ma ciò che Sorrentino (La Grande Bellezza, Youth) ha fatto intelligentemente con quella scena è stato depistare il pubblico. Quei fedeli fan del Papa, ascoltando quel discorso progressista, diventano più stupiti che contenti. Riprese di singoli nella folla mostrano la loro disapprovazione. Fa credere al pubblico televisivo che la visione del nuovo Papa sarà troppo giovanile, troppo americana, troppo anticonvenzionale.</div>
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Ma poi, in una successione di scene divertenti che approfittano del viso carismatico e telegenico di Law, la sua abilità di fare un accento americano e il suo talento nel ritrarre la brusca schiettezza dei potenti, scopriamo che Lenny Belardo, che sarà chiamato Papa Pio XIII (che avrebbe dovuto essere un indizio), è, infatti, conservatore come pochi. Mira, con il suo regno, a portare indietro tutti i progressi del Vaticano che potrebbero essere considerati progressisti, e, andando ben oltre, di estirpare i preti omosessuali, fare richieste profondamente restrittive al miliardo di cattolici in giro per il mondo e nel mentre di rendere il Vaticano un attore ancora più potente e sinistro negli affari mondiali.</div>
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Non che Young Pope perda la sua bizzarria in questo viaggio: c'è l'apparizione ricorrente di un canguro, riferimento alla Coca cola Zero Cherry, molte altre sequenze oniriche, un sacco di fumate di sigaretta e le brillanti buffonate comiche di Silvio Orlando, solo uno dei tanti attori Italiani e internazionali nel cast, e Diane Keaton nei panni di una suora. Ma mentre la serie diventa meno aggressivamente anticonformista, gli spettatori sono lasciati a riflettere su qualcosa che non è un meme, che non è "Jude Law è il giovane papa!" o le false premesse (che Sorrentino facilmente nega basandosi su quando ha iniziato a scrivere la serie) che la serie sia in qualche modo una satira politica dell'ascesa di Donald Trump. Una volta che si abitua alla cinematografia eccezionalmente bella, il magnifico uso della fotografia e della prosperità registica, ciò che rimane è una commedia drammatica che si è trasformata, davanti ai propri occhi, in qualcosa di più sostanzioso. </div>
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Raramente ho guardato una serie - oltre, per dire, Twin Peaks - dove ho pensato in continuazione, "Aspetta, cosa?" così spesso. E quando Young Pope ha un po' di distanza dalle sequenze oniriche o dai canguri, sfida ancora la capacità di comprendere ciò che vuole essere e cosa sta cercando di fare.</div>
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Applaudo a questa cosa, e la televisione, persino in questa Età di Platino, potrebbe essercene di più. Quello che è più intrigante è che quale che siano gli impulsi che si possano avere nel giudicare la serie a questo punto, il fatto rimane che ci sono altri cinque episodi per me da digerire, e Sorrentino ha già dato prova di poter ruotare in qualsiasi momento e andare in profondità nell'assurdo o nel drammatico, talvolta simultaneamente. Non ho idea se The Young Pope, una volta che la prima stagione sia storia (una seconda non è stata ancora ordinata ma Sorrentino la sta scrivendo e certamente sembra probabile), si rivelerà all'altezza della sua ambizione. Ma sono estremamente occupato nel processo di arrivarci. </div>
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Penso che parte della peculiare natura di questa serie ha a che fare con il fatto che viene da un cineasta Italiano e opera fuori dei ritmi sia della televisione Americana che dei nostri cugini, la televisione Inglese. Se avete guardato la serie televisiva italiana di gangster Gomorra, avrete il senso di come il ritmo sia differente all'estero (lo stesso per la serie Francese The Last Panthers),ma mentre queste erano influenzate chiaramente dalla televisione americana, Young Pope sembra come un idiosincratico film di 10 ore fatto da un visionario che è stato spezzettato in più episodi (che non sembrano disgiunti, per esser chiari).</div>
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Quindi ciò che stiamo ottenendo è una storia prodotta da un regista Italiano che prende una premessa - cosa succederebbe se, attraverso una serie di macchinazioni o, sapete, intervento divino, un cardinale americano diventasse inaspettatamente papa e nessuno avesse idea di come governerà - e inizia a baloccarsi con le inevitabili reazioni preconcette a quella premessa. SOno contento che l'HBO sia coinvolta in questa coproduzione internazionale e si stia prendendo quello che ammonta a un diverso tipo di rischio per il canale.</div>
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Sorrentino, in un <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2017/01/the-young-pope-il-creatore-su-i.html" target="_blank">intervista</a> con The Hollywood Reporter, ha definito la serie "un thriller dell'anima," e vi garantisco che non ci sono stati molti meme se non nessuno riguardo a quello. Ha usato quella descrizione mentre distanziava la sua serie da House of Cards (che non mi è mai sembrata una comparazione corretta sin dall'inizio). E nella stessa intervista, Sorrentino ha detto forse la cosa più eclatante riguardo ciò che questa serie esplora - ed è eclatante perché ha meno della Coca Cola Cherry Zero a che fare con tutti i meme e le battute fatte prima che molti l'abbiano visto o gli abbiano dato almeno una possibilità: "In ultima analisi, parla dell'inquietante piccolo rumore della solitudine, della solitudine che è dentro tutti noi è che non viene mai compensata" Che non è la solitudine di qualcuno che non ha nessuno con cui parlare la sera, ma è una condizione più profonda e il senso di inquietudine derivato dal fatto che in ultima analisi si è soli. E questo è il perché quelli che hanno la consapevolezza di questa solitudine fanno le loro domande a Dio."</div>
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Si, la questione di Dio. Non proprio, "è su di un papa — ed è giovane!"</div>
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Quello che potremmo ricevere da The Young Pope è uno specchietto per le allodole con cui il creatore non ha nulla a che vedere, ma i social media - appropriandosene persino prima della messa in onda - si. Dal terzo episodio e persino in misura maggiore dal quarto e dal quinto, la serie è molto incentrata su fede e Dio e solitudine e spiritualità e convinzioni - le ultime due idee molto diverse dalle prime due. Potrebbe essere che una serie su cui molte persone voglio scherzare (e una a cui piace essere divertente e strana ma non necessariamente kitch o apertamente satirica) stia parlando molto intelligentemente di questioni molto più importanti di quanto chiunque si aspetterebbe.</div>
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TRADUZIONE A CURA DI DAVIDE SCHIANO DI COSCIA</div>
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ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://www.hollywoodreporter.com/bastard-machine/critics-notebook-how-hbos-young-pope-is-fooling-us-all-964674" target="_blank">hollywoodreporter.com</a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-2313820348847600032017-01-19T08:01:00.000-08:002017-01-19T08:01:35.041-08:00'The Young Pope' Il creatore su i parallelismi con Donald Trump — e tutti quei MemeDi Jean Bentley<br />
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<b style="text-align: justify;">Paolo Sorrentino parla con THR della serie drammatica HBO e anche dei piani per la seconda stagione.</b><br />
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Jude Law sa dei suoi meme di Young Pope. Come ha detto sabato ai giornalisti all tour stampa invernale della Television Critics Association, nelle settimane passate non solo ha imparato cosa fosse un meme, ma ha anche visto internet trasformare lui e il suo ruolo come il cardinale americano Lenny Belardo, un ragazzaccio con un debole per le sigarette e la Coca cola Cherry Zero, in una cosa sola. </div>
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Paolo Sorrentino, il cineasta italiano che ha creato, scritto e diretto tutti e dieci gli episodi della serie HBO, ha visto anche lui i meme. Sorrentino, con l'aiuto di un traduttore, ha parlato con l'Hollywood Reporter della popolarità in internet del suo show, dei paralleli tra il conservatore Papa Pio XII e il presidente eletto Donald Trump, e se abbia mai provato la Coca cola Cherry Zero alla ciliegia. In più, rivela che sta già lavorando a una seconda stagione, nonostante non sia stata ancora ordinata.</div>
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<b>Prima le cose importanti: sapeva di tutti quei meme?</b></div>
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Lo so! Sono contento, Sono contento. Perché no? Va bene [quando] le persone parlano della serie. Se anche solo 10 di loro guardassero la serie, è una buona cosa. </div>
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<b>Un'altra domanda sciocca:le piace la Coca cola Cherry Zero? Da dove esce fuori questa cosa?</b></div>
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Mai assaggiata. Molti anni fa cercarono di portarla in Italia. Fu un fallimento. Quindi Coca cola Cherry Zero, non l'ho mai provata.</div>
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<b>In essenza, di che cosa parla questa serie?</b></div>
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In ultima analisi, parla dell'inquietante piccolo rumore della solitudine, della solitudine che è dentro tutti noi è che non viene mai compensata. Che non è la solitudine di qualcuno che non ha nessuno con cui parlare la sera, ma è una condizione più profonda e il senso di inquietudine derivato dal fatto che in ultima analisi si è soli. E questo è il perché quelli che hanno la consapevolezza di questa solitudine fanno le loro domande a Dio.</div>
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<b>Si vede piuttosto presto che la serie è anche sulla politica.</b></div>
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Anche sulla politica, si, perché il papa è la guida spirituale. Certo dentro c'è un sacco di politica perché essere la guida di 1 miliardo di persone nel mondo, che è il numero di Cattolici nel mondo, non si può non parlare anche di politica. </div>
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<b>Quando realizza una serie televisiva su scala globale con partner di tutto il mondo, tiene conto del fatto che i pubblici saranno così tanto diversi?</b></div>
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Per me, spero di raggiungere un pubblico globale se rimango fedele a me stesso invece di cercare un equilibrio e un bilanciamento per piacere a molti. Quindi più io cerco di raggiungere un pubblico globale, più tendo a fare cose che mi piacciono, e dato che sono quello che scrivo - io solo - allora quello è il caso.</div>
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<b>Ha detto di esserti consultato con dei leader della Chiesa Cattolica che le hanno detto che c'è una buona probabilità che il prossimo papa sarà conservatore come questo qui</b>. </div>
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Guardi agli Stati Uniti!</div>
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<b>Esattamente - era qualcosa che voleva rappresentare? Che cosa ne pensa dei paralleli che possiamo vedere fin da ora?</b></div>
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I paralleli tra [Lenny] e Trump sono completamente casuale perché ho scritto il personaggio del papa molto tempo fa quando Obama era il presidente. Comunque, nazioni importanti come gli USA e come il Vaticano, sanno che sono importanti perché sanno che rimangono leali a se stesse. Sono fedeli a se stesse. Papa Francesco e Obama hanno condotto i loro paesi, i loro stati un una nuova direzione e probabilmente dopo di ciò ci sarà la tendenza opposta. Quello che accadrà successivamente sarà una spinta conservatrice a riportare lo status quo a ciò che c'era prima. E quello spiega perché, dopo un papa come quello che abbiamo ora, ci potrebbe essere un papa come Jude Law e perché, dopo Obama, ci può essere un presidente come Trump. Perché c'è una conscia, collettiva tendenza a mantenere lo status quo com'era prima. Inconsciamente, uno stato, una nazione sente il bisogno di sopravvivere. E quando c'è qualcuno che dice no, affrontiamo la vita in un modo diverso, potrebbe creare una reazione opposta collettiva inconscia. </div>
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<b>Ha scritto la stagione due?</b></div>
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Lo sto facendo adesso.</div>
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<b>Qualcosa del nostro clima politico attuale filtrerà nella stagione due?</b></div>
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Sai molto bene che se dico qualcosa, loro mi ammazzano!</div>
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<b>La stagione due è stata ordinata ufficialmente?</b></div>
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No, non è stata ancora ordinata ufficialmente. Nel caso, è meglio scrivere ora. Ritornerò a realizzare un film quindi è meglio anticipare il lavoro. </div>
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<b>Molte recensioni hanno paragonato The Young Pope ad House of Cards. Ci si rivede?</b></div>
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No, perché si, House of Cards è una riflessione sull'esagerato, sfrenato abuso di potere. è un aberrazione con le sue mille possibilità. Qui, c'è il potere ma non è l'aspetto prevalente della serie. L'aspetto prevalente della serie è che è un thriller dell'anima. </div>
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TRADUZIONE A CURA DI DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE <a href="http://www.hollywoodreporter.com/live-feed/young-pope-creator-parallels-donald-trump-all-memes-964459" target="_blank">hollywoodreporter.com</a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-5632115341768797782017-01-16T06:44:00.002-08:002017-01-16T06:44:53.250-08:00Paura e Deliro: La bizzarra evoluzione delle Icone Horror negli anni 90Di Nat Brehmer<br />
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<a href="http://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2016/08/freddys-dead-witch-696x392.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2016/08/freddys-dead-witch-696x392.jpg" width="400" /></a></div>
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Gli anni 90 erano un'epoca interessante per l'horror. Per un po', c'è stata l'esigenza di rinnovare tutto. Di rendere le cose fresche e diverse. Questo bisogno alla fine scomparve, ma non prima di lasciare un impatto duraturo su quasi tutte le nostre serie preferite. Freddy, Jason, Michael Myers, persino <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/tutti-i-segreti-piu-bizzarri-che-non.html" target="_blank">Pinhead</a> non era immune dalla bizzarra rinascita degli anni 90.</div>
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Abbastanza stranamente, il primo grande stratagemma che il decennio tentò di mettere in atto per questi personaggi classici fu di ucciderli. Proprio all'inizio, abbiamo avuto <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/02/la-casa-che-freddy-costrui-come-un.html" target="_blank">Nightmare</a> 6: la Fine e Jason va all'Inferno. Entrambi non solo cercarono di porre fine alle rispettive serie una volta e per tutte, ma portarono le cose in nuove direzioni ed espansero le back story dei loro protagonisti in modi coraggiosi e inaspettati.</div>
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In Nightmare 6: la Fine, possiamo deliziarci con un film alla John Waters, quasi post apocalittico. Interamente ambientato dieci anni nel futuro in modo tale che è impossibile da piazzare nella linea temporale della serie. Ad ogni modo, Springwood è un deserto e Freddy ha praticamente vinto, quindi sta cercando di scoprire come scappare dai confini della città e trovare nuove vittime.</div>
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<a href="http://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/05/freddys-dead-clouds-1024x576.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/05/freddys-dead-clouds-1024x576.jpg" width="400" /></a></div>
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Inoltre questo episodio ci da moltissimi retroscena sul personaggio di Freddy che non avevamo mai avuto prima. Di tutte le cose, questa è la cosa più saggia da fare per un possibile capitolo finale. Lo snodo principale della trama è che Freddy ha una figlia, ma penso che le cose più interessanti sono quelle che fanno seguito a questa - ovvero che Krueger aveva una moglie e una figlia mentre era il massacratore di Springwood.</div>
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Inoltre ci racconta alacremente come Freddy ha ottenuto i suoi poteri e sia diventato un invasore di sogni ed è piuttosto deludente. Questo è stato il più grande tema ricorrente per tutti gli anni 90 e ha colpito quasi tutte le icone horror indistintamente: spiegare troppo. Ha quasi rovinato molte serie e il primo indizio di questa tendenza è stato l'incontro di Freddy con i pesci fluttuanti dalla faccia di teschio conosciuto come Demoni dei Sogni.</div>
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Jason è stato colpito in modo molto diverso. Jason va all'Inferno apparentemente fece ogni tentativo per spiegare tutto riguardo alla natura soprannaturale di Jason, ma solo per finire per sollevare ancora più domande. Mentre era un film davvero creativo ed è molto sottovalutato, l'idea che Jason semplicemente si trasformi in una lumaca demoniaca per spostarsi di corpo in corpo quando viene distrutto non fa nessun favore all'intera serie. Almeno ci presenta la famiglia Voorhees nel suo compresso, portando all'attenzione il padre di Jason - casualmente al meglio - per la prima volta.</div>
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<a href="http://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/12/jason-goes-to-hell-head.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="217" src="https://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/12/jason-goes-to-hell-head.png" width="400" /></a></div>
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Ma glissa piuttosto facilmente non spiegando come Jason abbia ottenuto questi poteri o come sia tornato e diventato così indistruttibile. Per tutta la stranezza che Jason va all'Inferno aggiunge, consente ai fan di decidere da loro su molte questioni.</div>
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Il peggior reo di questa idea dello spiegare eccessivamente, comunque, è stato <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/03/lhalloween-di-donald.html" target="_blank">Halloween 6: la Maledizione di Michael Myers</a>. Il film fu realizzato con il solo proposito di spiegare ogni cosa. Che pensaste o meno di aver bisogno di sapere su Michael e i suoi retroscena, stava per cercare di coprire quegli argomenti. Aggiunge solo il danno alla beffa che questa sia la peggiore serie a cui dare questo trattamento di approfondimento perché l'intera intenzione dietro Michael Myers per cominciare è che non si dovrebbe sapere nulla su di lui. Lui è questo vuoto, questo male misterioso. Questa è l'intera ragione per la maschera.</div>
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Ciononostante La maledizione di Michael Myers spiega cose come una teoria eccessivamente prolissa dei fan tratta da internet scelta e prodotta dagli studios. Parla di un antico culto Druidico ai giorni nostri, che ha tenuto in vita la Maledizione di Thorn per generazioni. Una costellazione che appare ogni qualvolta Michael Myers ritorna a Haddonfield. A seconda di quale versione del film si vede, Michael potrebbe aver ingravidato la sua stessa nipote oppure il bambino è il risultato di molti anni di bizzarri esperimenti di clonazione.</div>
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<a href="http://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/04/halloween-6-ax.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/04/halloween-6-ax.png" width="400" /></a></div>
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Almeno nella versione andata nei cinema, il culto scopre di aver torto su Michael ed è incapace di controllarlo. La versione su cui i produttori erano coinvolti e la versione che tutti stavano scalpitando per vedere da anni era il film in cui Michael Myers era controllato dal culto e incestuoso.</div>
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Anche Non aprite quella porta si è rivelato non essere immune alla maledizione della spiegazione non necessaria. Non aprite quella porta IV spicca particolarmente perché l'originale potrebbe essere il più semplice dei film citati qui. Catturava il pubblico perché sembrava reale. Era come se steste guardando la follia svolgersi di fronte ai vostri occhi. Ma il co-sceneggiatore dell'originale non la pensava allo stesso modo. Non pensava che il film originale stesse in piedi come qualcosa di realistico.</div>
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Quindi con Non aprite quella porta IV, praticamente rifece il primo film, ma lo connesse con gli altri spiegando che tutti questi omicidi non fossero avvenimenti casuali, perché cose simili non esistono. Questa famiglia invece uccide persone per appagare gli Illuminati, che inoltre probabilmente coordinano questi assassinii frequenti per bilanciare il bene e il male per appagare dei padroni alieni. Tutte queste idee presentate nel film, Henkel ha ammesso, sono le sue convinzioni. Stava modellando Non aprite quella porta sulla sua specifica visione del mondo e a quel livello è interessante.</div>
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<a href="http://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/03/texas-chainsaw-massacre-next-gen.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://wickedhorror.thunderroadinc.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/03/texas-chainsaw-massacre-next-gen.jpg" width="400" /></a></div>
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Queste non sono state le uniche serie che hanno subito il bizzarro trattamento. Hellraiser: la stirpe maledetta ci ha dato l'intera origine della scatola mentre ha sparato Pinhead nello spazio in un lontano futuro. Chucky subì un completo restyling e venne ricondotto al suo passato riunendosi con la sua vecchia amante Tiffany ne <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/02/perche-la-sposa-di-chucky-e.html" target="_blank">La Sposa di Chucky</a>. Quindi tutte le persone che si lamentano che i remake che abbiamo visto negli ultimi dieci anni soffrissero per via di un'eccessiva tendenza a spiegare devono essersi dimenticati dell'ingente surplus di spiegazioni che ci siamo sorbiti negli anni 90 e quanto abbia ferito virtualmente ogni serie horror moderna.</div>
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TRADUZIONE A CURA DI DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://wickedhorror.com/features/editorials/fear-loathing-weird-evolution-horror-icons-90s/" target="_blank">wickedhorror.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-76893638692843531142016-06-01T12:55:00.000-07:002016-06-01T12:55:31.274-07:00Che diavolo stava pensando Bill Plympton con Hitler’s Folly?<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://i.onionstatic.com/avclub/5836/87/16x9/960.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.onionstatic.com/avclub/5836/87/16x9/960.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di Mike D'Angelo</div>
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Regista: Bill Plympton</div>
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Durata: 67 minutei</div>
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Rating: Not Rated</div>
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Cast: Dana Ashbrook, Nate Steinwachs, Michael Sullivan</div>
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Disponibilità: Gratis presso plymptoons.com Giugno 3</div>
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L'Animatore Bill Plympton non ha mai evitato contenuti disturbanti. I suoi corti migliori—molti dei quali furono mostrati nella serie Spike and Mike’s Sick And Twisted negli anni 90—possono essere spettacolarmente volgari, ispirando impulsi conflittuali dalla riasata ai conati di vomito. Sfortunatamente, solo questi ultimi si applicano a Hitler's Folly, che potrebbe anche essere chiamato benissimo Plympton's Folly. Incentrato sui primi sforzi di Adolf Hitler di diventare un pittore, più una menzione che il Führer aveva adorato Biancaneve e i Sette Nani della Disney, questo atroce mockumentary pretende di raccontare la storia segreta del regime Nazista, con la Seconda Guerra mondiale più o meno un aggiunta al progetto appassionato di Hitler: un Die Nibelungen animato di quattro ore interpretato da un papero a cartoni animati. Secondo il blog di Plympton, tre persone appartenenti al suo staff abbandonarono il progetto alle prime battute, offesi dalla sua premessa. Il film completato (che Plympton sta rilasciando gratuitamente sul suo sito web) oltrepassa davvero il limite solo una volta, brevemente, ma è quasi surrealisticamente per niente divertente per tutta la sua durata. Al meglio, l'idea avrebbe portato a un corto intelligente di cinque minuti; invece, va avanti per più di un ora, come il più lungo video di CollegeHumor di tutti i tempi.</div>
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Il problema di base è semplice: Plympton è un animatore, e Hitler’s Folly è virtualmente privo di animazione. Il film inizia con una ripresa video appositamente scadente di un uomo (Michael Sullivan) che si rivolge alla telecamera, istruendo qualcuno di nome Josh di cercare una scatola nell'appartamento dell'uomo e successivamente essere sparato per la strada. Quando Josh (Dana Ashbrook, che interpretava Bobby Briggs in Twin Peaks ma adesso assomiglia a Jim Jarmusch) cerca nella scatola, trova le prove del tentativo di animazione di Hitle, e il resto di Hitler's Folly consiste principalmente di riprese di archivio dell'era Nazista, accompagnate dalla narrazione fuori campo di Josh. Occasionalmente, vediamo frammenti del cartone di Hitler—la maggior parte dei quali include il suo personaggio preferito, Downy Duck—ma la comicità qui è prevalentemente verbale e fiacca. Batute tipo includono reimmaginare la parola Nazi come NACI, che sta per National Animation Cinema Institute (Istituto Nazionale di Animazione Cinematografica), e spiegando che il passo dell'oca derivava dalla necessità di alzare il piede sollevato in alto mentre si camminava lungo le file del cinema appiccicose di soda versata. La parodia poco efficace de la Caduta, con i sottotitoli finti che vedono Hitler lamentandosi di Batman C. Superman o qualsiasi altra cosa, sembra Oscar Wilde a paragone. E quelle durano solo per quattro minuti, non una maledetta ora.</div>
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Infatti, Hitler’s Folly è così monotono che è quasi un sollievo quando Plympton vira verso il materiale che è apertamente offensivo, anche solo perché fa schizzare l'adrenalina per un momento. Qualche attore è stato assunto per false interviste, e uno di loro interpreta un ex "detenuto" di un campo di concentramento che spiega che i campi erano semplicemente studi di animazione, così soprannominati perché la troupe di animatore si concentrava così duramente sul proprio lavoro. Plympton modifica persino una foto del cartello di Auschwitz I “Arbeit Macht Frei” (“Il lavoro vi rende liberi”) per aggiungere le parole “Ink & Paint Dept” sotto, nello stesso carattere iconicamente affusolato. Se intendi usare <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/recensioni-dal-festival-di-cannes-last.html" target="_blank">la negazione dell'Olocausto come battuta</a>, faresti meglio ad avere un solido obbiettivo satirico in mente; qui è semplicemente una variazione della gag centrale del film incredibilmente priva di buon gusto, che è stata già sfruttata fino alla nausea. L'intero progetto sembra fondamentalmente mal concepito ed è stato evidentemente così raffazzonato che la sua narrazione include molti errori udibili di Ashbrook, in pronuncia e inflessione, che sono stati semplicemente lasciati così. La parola “genius” è inoltre scritta in modo sbagliato come “genious” in un testo sullo schermo.) Plympton sostiene di dare il film gratuitamente "come un ringraziamento speciale ai suoi leali ammiratori," ma la verità è più semplice: Quasi nessuno pagherebbe per questa cosa.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA</div>
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ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.avclub.com/review/what-hell-was-bill-plympton-thinking-hitlers-folly-237508" target="_blank">www.avclub.com/</a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-4974649316125771992016-05-30T13:52:00.000-07:002016-05-30T13:52:40.702-07:00SCUOLA DI MOSTRI: una collaborazione Black & Dekker<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://kulton.hu/wp-content/uploads/2015/10/monster1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://kulton.hu/wp-content/uploads/2015/10/monster1.jpg" height="216" width="400" /></a></div>
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Celebrando il film di Shane Black e Fred Dekker in cui ragazzi tosti e istintivi affrontano i mostri Universal. </h3>
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di JACOB KNIGHT </div>
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<i>In onore di The Nice Guys, abbiamo dato il via a un mese di articoli settimanali dedicati a celebrare Shane Black e ai sottogeneri visitati dal suo ultimo film.</i></div>
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Se c'è una stele di Rosetta riguardante l'identità cinematografica dello sceneggiatore/regista Fred Dekker, è il suo film di debutto dell'86, Dimensione Terrore. Parlando fluentemente un dialetto da nerd appassionato di film, Dimensione è una lettera d'amore con il cuore in mano al cinema di genere, mescolando insieme film di fantascienza scadenti degli anni 50, un film di zombie mutanti, e body horror Cronenberghiano - tutto mentre strizza l'occhio e rimane comunque incredibilmente sincero quando quando si parla del suo centro emotivo di studenti collegiali arrapati. Certo, l'interesse amoroso condivide il cognome con il Re Canadese della Carneficina Dismorfica, mentre ad altri è fatto dono di nomi delle più grandi icone horror come Raimi, Romero e Carpenter. Ciononostante, Dekker riesce comunque a farci sentire qualcosa per queste battute di nicchia, caratterizzandoli a tutto tondo mentre respingono lumaconi parassiti spaziali sbalzati da un intergalattica improvvisazione su Il Demone sotto la Pelle. Questo è un vero dono: essere simultaneamente consapevoli di sé ed emotivamente onesti.</div>
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Il film di Dekker subito dopo Dimensione Terrore è il film per cui è più noto. Funziona come un esame accurato di 80 minuti della mente di un pre adolescente ossessionato con "Famous Monsters of Filmland", Scuola di Mostri del '87 è un film per ragazzi per quelli che si trovano spesso sperduti nella sezione horror del videonoleggio con la propria mamma. Simpatiche Canaglie incrociato con Abbot and Costello Meet Dr. Jekyll & Mr. Hyde, Scuola di Mostri è un ovvio tentativo di realizzare un film di mostri Universal da parte di coloro che pensavano che i Goonies non potesse grattare a fondo quel prurito alla Fangoria. È un bilanciamento quasi perfetto di humor, horror e cuore, in cui figura il bonus aggiunto di una sceneggiatura assistita da <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/recensioni-dal-festival-di-cannes-nice.html" target="_blank">Shane Black</a>. Quindi mentre l'incantevolmente solitaria interpretazione del mostro di Frankenstein di Tom Noonan è senza dubbio indimenticabile, è inoltre fantastico vedere il maestro dei film buddy cop prestare un po' della sua caratterstica salsa piccante nell'irriverente stufato di Dekker.</div>
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Black e Dekker sono stati buoni amici fin da quando erano compagni di classe all'UCLA. Dekker chiese a Black se voleva lavorare su Scuola di Mostri con lui, e i due buttarono giù l'idea della storia nel giro di qualche settimana mentre erano rinchiusi nell'appartamento di Dekker. Black poi uscì e scrisse la prima stesura della sceneggiatura da solo (guadagnandogli il primo credito in relazione alla sceneggiatura del film). Quello che risultò fu una sceneggiatura gigantesca, che si aggirava sulle 160 pagine. Con l'aiuto del produttore esecutivo Peter Hyams (Capricorn One), Dekker subentrò nelle revisioni, tagliando un ammontare significativo di sviluppo dei personaggi e snellendo la storia (la stesura originale di Black passava pagine su pagine sviluppando i genitori dei protagonisti cacciatori di mostri). Il risultato potrà non essere sofisticato come il cinema action per cui Black è diventato famoso, ma conservava lo sfrontato pastiche che Dekker aveva perfezionato con il suo film precedente.</div>
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Scuola di Mostri accoglie un aura di fantasia fatta a mano dai suoi fotogrammi originali, in quanto le lenti di Bradford May cattura la consistenza tangibile di questo dungeon del destino fondale dipinto. Oltre le ragnatele e i cadaveri ci sono bare, da cui il Principe delle Tenebre (Duncan Regehr) sorge e s'imbarca in una missione per distruggere il pianeta (subito dopo essersi confrontato con Van Helsing, ovviamente). Radunando un'orda di viscidi camerati del grande schermo – la Mummia, l'Uomo Lupo, la Creatura della Laguna Nera, e il Mostro – Dracula crea un sinistro "universo condiviso" in tredici minuti invece di tredici film. Stan Winston porta ogni essere alla vita con un occhio per il dettagli notevolmente marcati da museo delle cere; una meravigliosa collezione di icone manipolati e immaginati nuovamente per una nuova generazione dipendente dal gore estremo e dalla violenza della serie di Venerdì 13. </div>
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I sobborghi invasi da questa truppa del terrore sono una nebulosa, poco focalizzata idealizzazione che sta da qualche parte tra Velluto Blu di David Lynch e il miasma melanconico da classe lavoratrice di una canzone di Springsteen. Nessuno lavora in un mulino o si fa mettere in cinta al fiume, ma i membri fondatori del “monster club” della città, Sean (André Gower), è il figlio di un poliziotto stanco morto (Stephen Macht) e una dotata casalinga sottovalutata (Mary Ellen Trainor). In queste diafane, anti realistiche descrizioni di conflittualità domestiche che sembrano gli avanzi più significativi della stesura epica di Black. Trainor porta una rassegnata tristezza al suo ruolo, mentre guarda il padre di Sean andar via da un appuntamento per lavorare su di una scena del crimine. Macht espressivamente incontra il suo meglio a metà strada, interpretando il padre come un uomo che sa di star dando la priorità alle cose sbagliate nella sua vita, ma non può farne a meno perché è dipendente dal suo lavoro. In una differente congiunzione con <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/il-ragazzo-prodigio-di-arma-letale-ed.html" target="_blank">Shane Black</a>, lui e il suo partner (Stan Shaw) sono un altra classica coppia da buddy cop – uno nero, uno bianco, entrambi che cercano di abbattere i cattivi. Solo che qui i cattivi hanno zanne e artigli, e gli adulti non sono pensati per credere a tali ridicoli esseri spaventosi. </div>
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Completamente convincente è quanto cattivi sono i bambini. Tenendo il passo con la tendenza che i film di Shane Black non si inseriscono mai in uno stampino politically correct, la piccola casetta sull'albero è abitata da duri che si lanciano insulti omofobici l'un l'altro mentre danno al loro corpulento amico, Horace (Brent Chalem), il soprannome piuttosto letterale “ciccione”. Il loro protettore vestito di pelle iscritto alle superiori, Rudy (Ryan Lambert), spia e scatta foto da ricatto della bella ragazza della porta accanto quando si cambia prima di affilare paletti di legno nella classe di falegnameria. Comunque è difficile non aspettari che queste merdine siano spigolose tra di loro, mentre realizzano piani per proteggere il mondo mentre osservano ai poster per schifarsi di horror Italiani come Zombi 2 di Lucio Fulci e guardano film slasher nel drive-in dal tetto di Sean. Dekker ottiene delle performance da ogni attore adolescente che sono a cavallo della linea tra il cartonesco e il realista, in quanto la crudeltà casuale dello script suo e di Black sembra naturalistica in maniera scioccante nella sua descrizione di spavaldi fifoni ragazzini bianci emarginati. Usando il gergo dei nostri tempi, Scuola di Mostri è fottutamente sveglio.</div>
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C'è inoltre una giustificata oscurità nel film di Dekker che si estende oltre l'invasione di bestie immaginarie. Il tipo tedesco spaventoso (Leonardo Cimino) che i ragazzi arruolano per tradurre il diario di Van Helsing e li aiuta a scacciare le forze delle tenebre si rivela essere un sopravvissuto all'Olocausto. Lui crede a questi ragazzi quando si presentano alla sua porta spacciando storie di vampiri e lupi mannari perché è già stato testimone del culmine della malvagità umana. In seguito, il padre di Sean è costretto a guardare il suo partner morire in un orribile esplosione, ululando in quanto il poliziotto è incapace di estrarre il suo migliore amico dalle fiamme. Scuola di Mostri è cattivo nella sua malizia, alludendo e ritraendo esplicitamente la sofferenza e le ferite emotive a cui molti film (fatti per giovani o teste bianche) si sottrarrebbero. </div>
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Il finale di Scuola di Mostri prende la forma di un film di azione/avventura a rotta di collo, in quanto i ragazzi improvvisamente si ritrovano protagonisti nel loro film horror (ateriori a Danny Madigan e Last Action Hero). Il padre di Sean se le da con l'Uomo Lupo, mentre Horace raccoglie un fucile e si schiera contro la Creatura. Dekker ha spesso accreditato Hyams nelle interviste per aver promosso una mentalità da Vecchia Hollywood sul ste, e l'influenza dei Western dello studio può essere certamente sentita durante lo scontro di mezzanotte. Questo è mezzogiorno di fuoco (a mezzanotte), solo che invece che pistoleri che estraggono revolver con rigorosi sceriffi, abbiamo un gruppo di reietti che fanno sapere a queste creature della notte che loro non spazzeranno via la razza umana dall'esistenza. Tutto mente, la gamma di colori pop da fumetto di Dimensione Terrore rimane, in quanto Dekker non ha paura di prendere goffamente il largo.</div>
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Possibilmente l'elemento più affascinante di tutti è il fermo riconoscimento che i generi cambiano. I mostri dell'Universal di cui Dekker si innamorò da ragazzini non erano più popolari, e gli anni 80 avevano già visto la sensibilità del cacciare e uccidere divenire popolare e diventare demodé. Quindi resuscitò le icone di un era passata in un modo che doveva essere attraente per una generazione che avrebbe fatto parte de la Scuola di Mostri, avessero Dracula e i suoi scagnozzi invaso la loro città. Non solo il film di Dekker è un film di formazione che gira attorno a dei reietti nerd che realizzano pienamente il potente potenziale che posseggono, raddoppia come un trattato sulla natura transitiva del racconto, e come il genere cannibalizzi costantemente se stesso - rigurgitando carne e sangue per essere riformato in una nuova immagine per gli attuali consumatori. In questo modo, il film di Dekker stabilisce la sua stessa identità diventando inalienabilmente legato al decennio in cui fu concepito. Questo non è Piccole Canaglie o i Goonies, o uno degli altre facilmente comparabile collezione di mocciosi colorati. Questa è la Scuola di Mostri, e non c'è nessun lavoro troppo strano per loro da affrontare.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://birthmoviesdeath.com/2016/05/22/from-the-files-of-monster-squad-a-black-dekker-collaboration" target="_blank">birthmoviesdeath.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-46960662269400091912016-05-27T14:40:00.000-07:002016-05-27T14:40:08.647-07:00Con Holy Hell, un superstite di un culto condivide 22 anni di riprese dall'interno<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://i.onionstatic.com/avclub/5831/03/16x9/960.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.onionstatic.com/avclub/5831/03/16x9/960.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di A.A. Dowd</div>
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Regista: Will Allen</div>
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Durata: 103 minuti</div>
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Rating: Not Rated</div>
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Cast: Documentario</div>
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Reperibilità: Select theaters May 27</div>
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Ventidue anni è un enorme porzione di vita da sacrificare a un falso profeta e alle sue vuote promesse di salvezza spirituale. Ma quando l'aspirante cineasta Will Allen emerse dal culto che aveva usato e abusato della sua devozione per più di due decenne, almeno aveva qualcosa da mostrare per il tempo perso: rulli su rulli di riprese, la registrazione su pellicola che aveva ammucchiato in quanto documentatore ufficiale del gruppo e ministro della propaganda non ufficiale. Holy Hell è il frutto di quel travaglio. Attraverso una combinazione della sua vasta libreria di riprese casalinghe e una serie di interviste uno a uno condotte con i suoi colleghi raggirati, Allen invita il pubblico a rivivere tutti i 22 anni trascorsi sotto l'influsso di un ciarlatano; lui ricostruisce una esposizione sotto copertura di vita all'interno di un culto. Ma è vedere questo inganno di massa in azione la stessa cosa che capirlo? Possono le immagini e i testimoni da soli fornire l'intera storia?</div>
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Ci vorrebbe certamente più di quanto scorgiamo in Holy Hell per afferrare il fascino magnetico di Michel, l'untuoso guru venuto dal niente del gruppo spirituale di Los Angeles, The Buddhafield. Descritto da uno dei suoi ex seguaci come "un attore sfaccendato che ha trovato il ruolo di una vita" - appare come uno dei groupie satanici di Rosemary Baby, abbastanza ironicamente - Michael venne in America in cerca della fama come attore cinematografico, poi si rivolse al porno prima di arrivare alla leadership New Age come una strada alternativa ai vantaggi e all'adorazione servile che bramava. Agli osservatore esterni guardare queste trasmissioni di celluloide dai primi giorni del gruppo, Michel sembra dall'inizio come il viscidone che è - uno stramboide narcisista in occhiali da sole e un costume slip che fa una cattiva imitazione di swami. Holy Hell cerca di far luce su come quella dozzinalità, quell'aura da. celebrità wannabe di L.A. , era tutto parte della sua sceneggiata da venditore ambulante, il modo in cui sembrava aggiornare i principi dell'era flower power per una moderna, California ossessionata-da-look-e-status. Stava vendendo vecchia saggezza in una nuova confezione.</div>
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Il film in pratica inizia nel 1985, quando Allen—un laureato di una scuola di cinema ostracizzato da sua madre dopo il coming out - si aggregò a più di 100 altri uomini e donne che per primi divennero consumati dai rituali del "The Teacher." Condensando, un po' troppo ordinatamente, due decenni pieni in un'ora e 40 minuti, Allen ci porta dalle idilliache radici del movimento (vivere comune e pulito; costante supporto e conferme) al suo doloroso declino, in quanto l'utopica filosofia di Michel lentamente si rivela la porta di servizio per l'auto esaltazione. Se non altro, Holy Hell trasmette i dettagli pratici di come la "comune" del culto funzioni, mostrando ogni passo della lunga truffa di The Teacher: le sessioni di terapia da 50 dollari (o "purificazione") che rendono i seguaci dipendenti da false catarsi; la strategica attesa dell'illuminazione spirituale (o "sapere") per tenere tutti obbedienti; e l'assegnazione di nuovi nomi e il troncamento dei legami con la famiglia, per assicurare che i membri sono troppo coinvolti per abbandonare. È come Going Clear: Scientology e la prigione della fede al livello del suolo, esponendo il lavoro interno di una truffa spirituale di scala molto più piccola.</div>
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Holy Hell ha un innegabile fascino da incidente d'auto, specialmente una volta che Allen rivela semplicemente quanto profondamente questo guru particolarmente falso ha abusato della fiducia dei suoi fedeli. Nascondere delle informazioni può essere un trucchetto da due soldi nella realizzazione di un documentario, ma la tardiva, rivelazione che flette la cronologia delle colpe più oscure di Michel funziona meno come uno scossone e più come un accenno alla repressione e alla negazione che teneva The Buddhafield a galla. Quello che il film non comunica mai, quello che non può comunicare, è la spaventosa presa che The Teacher aveva sui suoi discepoli. “Come ti è successa questa cosa?” qualcuno si chiede con aria assente verso la fine del film, e guardate Holy Hell in cerca di una risposta. Ma nessuna delle prove d'archivio che Allen ha assemblando riesce a trasmettere il carisma del leader o la sua attrazione - di lasciare che il pubblico lo veda attraverso gli occhi miopi dei suoi seguaci. Il cineasta commette quel peccato cardinale cinematografico di raccontare invece di mostrare, montando attraverso spezzoni di suono dei suoi soggetti brevemente spiegando cosa li condusse lungo questa strada e cosa videro in Michael. Il film vi lascia con la voglia di saperne molto più di quanto i suoi fotogrammi disinvolti e magri 100 minuti possano fornire. </div>
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Comunque, forse quella mancanza di connessione - quell'incapacità di diventare immerso in ciò che queste persone stessero provando, per comprendere il fascino dell'eccentrico imbroglione i cui piedi baciarono - è perfettamente a proposito. A un punto avanzato del film, uno dei discepoli confessa che agire contro Michel in uno dei glorificanti cortometraggi di Alleno lo aiutò finalmente a realizzare che l'intero movimento era una sorta di performance, una finzione. Forse Holy Hell serve la stessa funzione per Allen: col passare al setaccio tutte le vecchie immagini della sua vita, vedendo le sue memorie spassionatamente catturate dall'occhio della telecamera, può finalmente vedere Michael per chi davvero era - e si spera nel processo, ripulirsi dall'influenza dell'uomo una volta e per tutte. Il film da la sensazione, principalmente ,come di un esorcismo, ed è struggente vedere questi sopravvissuti reclamare le loro identità davanti alla camera, di passare all'altro lato più forti. Forse Allen ha ottenuto più di un tesoro nascosto di riprese in prima persona della sua difficile esperienza. Forse, come Holy Hell provocatoriamente suggerisce il culto ha salvato la sua vita. O sfuggirgli l'ha fatto, a ogni modo.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://www.avclub.com/review/holy-hell-cult-survivor-shares-22-years-footage-in-237299" target="_blank">avclub.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-79845889985981028402016-05-25T13:51:00.000-07:002016-05-25T13:51:40.611-07:00Il cineasta giapponese di culto che ha ispirato Darren Aronofsky<h3 style="text-align: justify;">
Il lavoro del ribelle degli anime Satoshi Kon si è fatto strada tra innumerevoli altri film che hanno reinterpretato il suo stile inimitabile.</h3>
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<a href="http://dazedimg.dazedgroup.netdna-cdn.com/786/azure/dazed-prod/1130/5/1135289.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://dazedimg.dazedgroup.netdna-cdn.com/786/azure/dazed-prod/1130/5/1135289.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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Di Alex Denney</div>
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Cinque anni fa, il Cinema ha perso uno dei suoi più sublimi talenti visivi. Satoshi Kon, appena 46 anni quando morì per cancro al pancreas nel 2010, era un vero originale i cui film sondarono i confini della realtà e delinearono con spaventosa accuratezza l'impatto di una società tecnologica sulla psiche umana. Senza il suo lavoro, Neo potrebbe non aver mai preso la pillola rossa, e l'ondata post-Matrix di film Hollywoodiani che trattavano la realtà soggettiva - Fight Club, Inception, Requiem for a Dream - potrebbero non esser mai ruzzolati fuori dalla tana del bian coniglio sui nostri schermi. Quindi perché non vediamo più tributi alla sua arte?</div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://dazedimg.dazedgroup.netdna-cdn.com/700/azure/dazed-prod/1130/5/1135324.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://dazedimg.dazedgroup.netdna-cdn.com/700/azure/dazed-prod/1130/5/1135324.jpg" height="400" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-size: medium; text-align: start;">La scena della vasca da bagno in "Requiem for a Dream" rassomiglia esattamente la stessa scena in "Perfect Blue"</i></td></tr>
</tbody></table>
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La risposta risiede in parte nel fatto che Kon - una volta apprendista del regista di Akira Katsuhiro Otomo - era un animatore i cui temi marcatamente adulti non furono apprezzati immediatamente dai pubblici occidentali condizionati a pensare all'animazione come settore orientato alle famiglie. Ma era animazione, con le sue infinite possibilità di innovazione visiva, che consentì al genio di Kon come montatore di risplendere. “(I film di Kon erano) su come le persone moderne se la cavano nel condurre molteplici vite - privata e pubblica, sullo schermo e fuori di esso, veglia e sogno,” dice Tony Zhou in Editing Space and Time, un breve documentario sullo stile di montaggio di cui faceva sfoggio Kon, che si introduceva direttamente nei suoi temi riguardo alla nostra sempre più atomizzata esistenza nell'era dei media. “Nell'animazione, c'è solo ciò che si vuole comunicare” disse Kon, spiegando la sua preferenza per la forma sui film dal vivo. “Se io avessi la possibilità di montare film dal vivo, sarebbero troppo veloci da seguire per il pubblico.”</div>
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Nessuno dei lavori di Kon fu un gran successo al botteghino sia in patria in Giappone o all'estero, sebbene la sua relativamente snella opera - quattro film, una serie televisiva di 13 episodi - gli guadagnò un fervente seguito di culto durante la sua vita. Tra i fan del suo debutto, Perfect Blue del 1997, c'era il regista di Pi - il teorema del delirio Darren Aronofsky, che acquistò i diritti del film - un raggelante sconvolgente miscuglio meta di Hitchcock e Argento per la generazione post-internet - con un opzione per dirigere un remake dal vivo. Quel progetto non decollò mai, ma Aronofsky prese in prestito interamente la scena della vasca da bagno dal film di Kon per il suo film successivo, Requiem for a Dream (2000). </div>
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Fu, comunque, un progetto che Aronofsky diresse quasi un decennio più tardi che ha la più stretta rassomiglianza con Perfect Blue. A seconda di quale angolo di internet vi capiti di frequentare, il Cigno Nero è o una brillante estrapolazione dei temi esplorati in Perfect Blue, o uno spudorato atto di furto. Per quelli che non l'hanno visto, Perfect Blue + la storia di un'irreprensibile cantante di un gruppo di ragazze diventata attrice la cui carriera sotto i riflettori inizia ad allentare la sua presa sulla realtà, mettendola in rotta di collisione con un doppelganger malvagio. Scambiate ‘cantante-diventata-attrice’ con ‘ballerina’, e le somiglianze con il film Aronofsky sono già evidenti. Aronofsky, che ha scritto un tributo a Kon in un nuovo libro di recente, ha negato di essere stato influenzato dal film al Philly Film Fest nel 2010: “Ci sono delle similarità tra i film, ma non ne è stato influenzato. È davvero venuto fuori dal Lago dei Cigni, volevamo drammatizzare il balletto, questo è perché è un po' altalenante, perché il balletto è grande e piccolo in un sacco di modi."</div>
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Il mettere in questione di Kon le assunzioni sottostanti ciò che chiamiamo 'realtà' in Perfect Blue prefigura anche la fantascienza altamente concettuale di Matrix. Che i Wachowski abbiano visto il film di Kon o meno prima di sceneggiare il loro film è una questione controversa, ma certamente, i fratelli sono appassionati di manga per loro stessa ammissione, e le idee del film sul se e come costruisca il mondo attorno a noi risuonano profondamente con il punto di vista postmoderno di Perfect Blue sull'essere e sull'incertezza.. (In maniera interessante,Millennium Actress (2001) di Kon ha battuto sul tempo sia i Wachowski che Aronofsky nella sua storia d'amore attraverso le ere.) La visione di Perfect Blue di una realtà dinamica e in costante mutamento spunta in un altro tema del film: l'erosione di internet della privacy personale, un argomento a cui Kon in seguito ritornerà con Paprika (2006). Un surreale cyber Thriller riguardante il furto di una macchina che consitente all'utilizzatore di vedere i sogni delle persone, la premessa del film trova una evidente eco in Inception di Christopher Nolan (2010), un fatto che, ancora una volta, non ha eluso gli appassionati di anime dalla vista d'aquila.</div>
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Ma dove Nolan porta la sua caratteristica precisione adamantina in Inception, Paprika si lascian andare con il materiale in modi che Nolan non avrebbe mai potuto sognare (letteralmente) - i titoli di testa sono un tour de force d'immaginazione visiva, mentre la sequenza del sogno d'apertura vince comodamente in stranezza con la scena di combattimento sottosopra del corridoio di Inception.</div>
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E ancora, nonostante la sovrabbondanza di stile visivo, ci sono temi seri a lavoro qui. Niente nel lavoro di Kon è inserito a casaccio, non importa quanto stravagante. Prendete la sequenza della parata in Paprika, per esempio, i cui mostruosi convogli di samurai, bambole sinistre e frigoriferi ambulanti possono sembrare senza significato all'inesperto occhio occidentale “Quella fremente identità sembra molto ordinaria in Giappone, dove non si ha una religione assoluta come il Cristianesimo, ma molteplici dei e dee della natura ,” Kon disse al LA Times nel 2006. “(Per esempio), Io sono seduto a LA, rispondendo alle tue domande, ma nella mia mente, potrei ricordare il lavoro lasciato a Tokyo e chiedermi che cosa ci sarà oggi per pranzo. Altre persone non possono farne esperienza.”</div>
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“Non pensi che i sogni e internet siano simili?” dice la Dottoressa Atsuko Chiba, alter-ego dell'eroina eponima di Paprika, a un certo punto del film. “Sono entrambe aree dove la mente conscia repressa prende respiro.” Dato l'odierno clima di indignazione dei social media ed estremismo online, suona sinistramente preciso, specialmente per un film fatto prima di Facebook e Twitter. Certo, parte della genialità di Kon è che, di pari passo con l'essere un brillante esteta, era un pensatore rigoroso che associava le sue immagini a un set cogente di temi. Prendete in considerazione questa citazione da un intervista rilasciata nel 2006 al Washington Post alla luce delle recenti rivelazione sul NSA e del governo che ficca il naso nelle nostre attività online: "Negli Stati Uniti così come in Giappone i dati dai computer vengono rubati molto frequentemente," diceva. “E c'è una riscrittura della nostra stessa mente, in un certo senso, perché ci vengono mostrate immagini ripetutamente e dettoci riguardo a nuovi prodotti, come qualcosa sia superiore a ciò che esisteva in precedenza. Quello imprime sulla mente certe immagini e pertanto influenzando le persone in quel modo - quello è il terrorismo a cui stavo pensando in Paprika."</div>
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<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/yn7U1KIGeuQ/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/yn7U1KIGeuQ?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
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Il film suscitò una standing ovation dopo la sua premiere al Festival del Cinema di Venezia, un trionfo critico all'altezza delle precedenti acclamazioni simili di Perfect Blue, Millennium Actress e del suo altro film animato, il meno apertamente lisergico Tokyo Godfathers. (La sua serie televisiva, Paranoia Agent, è descritta in modo promettente dal biografo di Kon Andrew Osmond come simile a Twin Peaks e X-Files). Ugualmente, c'è una sensazione che Kon, un talento alla pari con artisti come Aronofsky e Nolan cosi come influenze come Terry Gilliam e David Lynch, non ha ancora ricevuto quanto gli spetta come regista.</div>
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Prima della sua morte, Kon scrisse una lunga, commovente lettera sulla progressione della sua malattia, e le sue paure che il suo ultimo film, una pellicola per bambini, non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare allo schermo. Il progetto – che potrebbe vedere la luce del giorno – era intitolato Dreaming Machine. Come titolo, sembra un giusto riassunto dei talenti dell'uomo.</div>
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<a href="http://www.dazeddigital.com/artsandculture/gallery/20348/0/satoshi-kon-s-visual-flair" target="_blank">Lo Stile Visivo di Kon</a></div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO di COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://www.dazeddigital.com/artsandculture/article/26075/1/the-cult-japanese-filmmaker-that-inspired-darren-aronofsky" target="_blank">dazeddigital.com/</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-35574652778809773132016-05-24T13:35:00.001-07:002016-05-24T13:35:54.010-07:00Recensione KINDERGARTEN COP 2: Meglio di quanto ci si aspettasse, comunque non proprio buono<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://cdn1-www.comingsoon.net/assets/uploads/2016/02/KC2feature.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn1-www.comingsoon.net/assets/uploads/2016/02/KC2feature.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
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Non abbastanza mocciosi vengono fatti fuori.</div>
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di EVAN SAATHOFF </div>
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In tutta serietà, un Kindergarten Cop 2 (un poliziotto alle elementari 2) interpretato da Dolph Lundgren aveva poche possibilità di innalzarsi sopra la novità semplicemente di esistere in primo luogo. Quasi volutamente, il suo valore d'intrattenimento principale risiede semplicemente nel dire a qualcuno “Hey, hai sentito che hanno fatto un Kindergarten Cop 2 interpretato da Dolph Lundgren?”</div>
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Ma c'è davvero un film che asseconda la novità, e nonostante la proliverazione di stupidi, generici tocchi da DTV che automaticamente svalutano il film, Kindergarten Cop 2 ha aree dove ha successo, in particolarmente quando si tratta di qualsiasi nozione di essere all'altezza dell'originale. Ci sono certi momenti incauti dove scimmiotta apertamente il film di Schwarzenegger, ma quando i tentativi di Dolph di calarsi in questi panni possono fare le loro cose, ci sono decisamente punti brillanti.</div>
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Dolph interpreta un agente del FBI donnaiolo (o così sentiamo) che vive in una roulotte su di un lago dove trascorre tutta le mattine a fare esercizio e tutte le notti cucinando bistecche enormi. Lui e il suo partner, interpretato da Bill Bellamy, devono trovare una flash drive contenete documenti riservati del FBI prima che cadao nelle mani di un pericoloso spacciatore. Per ragioni che non importano davvero (nonostante il film passi venticinque tormentosi minuti a sistemarle), quella flash drive è nascosta da qualche parte in una scuola elementare.</div>
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Conoscete la procedura. Dolph deve andare sotto copertura come maestro di scuola elementare per vedere se qualcuno di questi mocciosi sa dove sia la flash drive. Inoltre inizia a innamorarsi dell'altra maestra elementare della scuola. Gli fanno pipì sopra, ecc.</div>
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Ciò che separe Kindergarten Cop 2 dal suo predecessore è la cultura di questa scuola. Mentre il film di Arnold strappava risate dal vedere un uomo forte e muscoloso incapace di controllare un mucchio di bambini, questo costruisce su quell'umorismo essendo ambientato in un ambiente educativo altamente liberale, il che significa che noi inoltre ci becchiamo un sacco di battute efficaci sulla pulizia del linguaggio, i mali di una dieta a base di glutine, e il porcellino terapia della scuola.</div>
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Il film è al suo meglio quando batte su questi tasti. C'è un bel pezzo dove a Dolph viene detto che non va bene dire a un bambino che il suo lavoro è "intelligente" e Dolph semplicemente risponde con "questo è da ritardati". C'è un'altra grande scena dove Dolph si lancia in una predica di estrema destra dopo aver letto ai bambini un libro sulle virtù della condivisione. Piuttosto che lasciare che questa roba lo faccia impazzie, il personaggio di Dolph saluta molta di questa cultura da trofeo di partecipazione con "già sicuro, non me ne importa un cazzo" liquidazione alla leggera che consente al film sia di fare le sue battute sia di essere gentile allo stesso tempo.</div>
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Ovviamente, Dolph impara ad amare i bambini alla fine, e il film perde questo po' di mordente, cadendo di nuovo in un generico giretto attraverso un plot che non avrete problemi a prevedere. In definitiva, Kindergarten Cop 2 è riempito ocn il tipo di ridicola colonna sonora provvisoria e stupidi tentativi di battute fra partner tra Dolph e Bellamy che automaticamente frenano qualsiasi tentativo di realizzare qualcosa al di sopra del livello DTV. Ma quando gioca le sue carte migliori, non è nemmeno esattamente una barzelletta di film.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://birthmoviesdeath.com/2016/05/06/kindergarten-cop-2-review-better-than-expected-still-not-quite-good" target="_blank">birthmoviesdeath.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-13613267467601311142016-05-22T15:08:00.000-07:002016-05-22T15:08:59.131-07:00Recensioni dal Festival di Cannes: 'Dog Eat Dog'<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://cdn3.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/dog_eat_dog-h_2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn3.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/dog_eat_dog-h_2016.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di Todd McCarthy</div>
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Un poliziesco assolutamente disdicevole, sordido e coinvolgente. L'ultimo film di Paul Schrader vede Nicolas Cage nei panni di un ex detenuto a caccia di un ultimo grande colpo.</h3>
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Non è facile inventare un nuovo modo per raccontare una moderna crime story, ma Paul Schreader è riuscito a rinfrescare un formato familiare in Dog Eat Dog, una folle, giocosa, avventurosa storia su tre perdenti assoluti che sperano che un ultimo grande colpo sarà il loro biglietto per la vita comoda. Persino in un era definita dalla criminalità dall'umorismo nero di Tarantino e Breaking Bad, c'è un po' di comportamento scorret qui che scoraggerà molti spettatori, in special modo donne. Il film positivamente si gloria nella sua indecenza e nella sua aria a basso costo a tutto tondo; sfoggiando un salutare disprezzo per la rispettabilità, Schader si lancia e basta qui con un altamente concentrata spericolatezza che rivolta a suo vantaggio creativo. Un cast che se la gioca, condotto da Nicolas Cage e Willem Dafoe, aiuta il regista a mantenere un delicato bilanciamento tonale recitativo che abilmente miscela farsa e serietà, un approccio che attrarrà almeno agli specialisti del genere, persino se un publico più ampio probabilmente si dimostrerà sfuggente.</div>
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Basato su di un romanzo del 1995 del ben noto galeotto e scrittore Edward Bunker, autore di Vigilato Speciale, il progetto chiaramente low bidget si apre con una scena così sconcertante che alcuni spettatori rigetteranno il film dall'inizio: uno idiota strafatto, adeguatamente chiamato Mad Dog (Dafoe), perde il controllo e uccide senza motivo la sua ospitale ex fidanzata e la sua figlia adolescente. </div>
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Quando Mad Dog poco dopo ha un incontro in uno strip club con due altri ex detenuti, Troy (Cage) e Diesel (Christopher Matthew Cook), è inizialmente difficile passare dal disgusto per il suo atto rirpovevole allo sguaiato umorismo da maschi che Schrader inizia a estrarre quando i ragazzi si staccano con le prostitute. Ma ben presto, un sufficiente senso di credibilità del personaggio guadagna piede ugualmente con l'eccentrico, approccio tutto per tutto forgiato da Schrader e dallo sceneggiatore Matthew Wilder; questi ragazzi hanno due strike incombere su di loro, non conoscono nessun altra vita che il crimine e hanno bisogno di capire come trascorreranno il resto dei loro anni, se permanentemente dietro le sbarre o con abbastanza cuscini che non dovranno mai più lavorare.</div>
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Dopo avre realizzato un ragionevole successo realizzando un piccolo lavoro, la seconda possibilità si palesa con un eccentrico piano proposto da un mafioso locale di Cleveland conosciuto come Il Greco (Schrader, la cui voce greve rende alcuni dei suoi dialoghi difficili da decifrare): Avranno tutti i soldi id cui hanno bisogno se rapiscono il bimbo di un gangster arrivista che sta tradendo il grande capo. Nonostante perplessità iniziali—il rapimento di bambino non fuonziona troppo bene nel caso di Lindbergh — i ragazzi decidono che diavolo, lo faranno e basta.</div>
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<br /></div>
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Ma sorpresona—le cose non vanno come pianificato, al che la vera, abberrante e intrinsecamente natura fuori legge di tutti e tre gli uomini impone se stessa come un dato di fatto, cose che semplicmente non possono essere negate, superate o abolite. Invece di scivolare in un atteggiamento cupo o, non sia mai detto, moralistico riguardo a questa accettazione della realtà, Schrader si diverte in modo molto oscuro con esso, in quanto ha i suoi personaggi rimanere fedeli ai loro tratti caratteriali da tempo stabiliti di genuina malignità e porta l'approccio alla sua naturale conclusione in ogni caso.</div>
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<br /></div>
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Lungo il percorso, quest accoglienza delle personalità profondamente difettose dei protagonisti - no, fondamentalmente negative- libera il film a diventare molto, anche se in modo peculiare, divertente. I tre tipi continuano a fare cose stupide e orrende, incluso l'uccidere più persone innocenti, e il film non è interessato a scusarsi o a trovare scuse per essi: Cattivi è cattivo. Ma la sua definitiva onestà riguardo alla loro vere nature a liberare il film dal fare qualsiasi cosa vuole con loro, dal trovarli stupidi e terrificanti al comprenderli anche. Il film cammina su di una corda stretta e delicata e trema un po' di volte, ma mantiene il suo passo, una volta trovatolo, fino alla fine.</div>
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É un raro film in cui un personaggio interpretato da Nicolas Cage emerge come il più sano del mucchio, ma è così qui, e l'attore molto tempo fuori dalla cività in realtà qui risulta come realizzato e persino, ci crediate o meno, affascinante in un certo modo; il suo Troy potrà alla fine ritrovarsi in una situazione più grande di luima il suo tentativo di prendere il controllo della situazione e momentaneamente sollevarsi sulla sua vera natura ispira un peculiare tipo di ammirazione.</div>
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Per contrasto, il la scheggia impazzita dal basso QI di Defoe è una creazione sia spaventosa che fresca - una scena in cui Mad Dog aredentemente enumera i difetti del suo personaggio è una gemma, una menzione definitiva nella bobina dei successi di rilievo di una vita. L'ignorante, Cook fisicamente ai limiti della decenza è assolutamente spaventoso come criminale che non si hanno dubbi sia irriformabile.</div>
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Un film raro per essere stato girato a Cleveland, Dog Eat Dog decisamente sembra girato al risparmio ma mette ciò che ci vuole sullo schermo con vigore e intelligenza.</div>
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Venue: Cannes Film Festival (Directors’ Fortnight)</div>
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Produzione: Blue Budgie Ded Productions, Mark Earl Burman Productions</div>
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Cast: Nicolas Cage, Willem Dafoe, Christopher Matthew Cook, Louisa Krause, Omar Dorsey, Melissa Bolona, Rey Gallegos, Chelcie Melton, Paul Schrader</div>
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<br /></div>
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Regista: Paul Schrader</div>
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Sceneggiatore: Matthew Wilder, basato sul libro di Edward Bunker</div>
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<br /></div>
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Produttori: Mark Earl Burman, Brian Beckmann, Gary Hamilton, David Hillary</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Produttori esecutivi: Jeremy Rosen, Jeff Caperton, Barney Burman, Ray Mansfield, Shaun Redick, Donald Rivers, Michael McClung, Tim Peternal</div>
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Direttore della fotografia: Alexander Dynan</div>
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<br /></div>
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Production designer: Grace Yun</div>
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<br /></div>
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Costume designer: Olga Mill</div>
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<br /></div>
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Montaggio: Benjamin Rodriguez Jr.</div>
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<br /></div>
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Music: We Are Dark Angels</div>
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Casting: Kim Coleman</div>
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<br /></div>
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93 minuti</div>
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<br /></div>
TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://www.hollywoodreporter.com/review/dog-eat-dog-cannes-review-896012" target="_blank">hollywoodreporter.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-76414869398223332792016-05-21T13:22:00.000-07:002016-05-21T13:22:18.594-07:00Recensioni dal Festival di Cannes: ‘The Last Laugh’<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://pmcvariety.files.wordpress.com/2016/05/last_laugh_1.jpg?w=670&h=377&crop=1" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://pmcvariety.files.wordpress.com/2016/05/last_laugh_1.jpg?w=670&h=377&crop=1" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
di Dennis Harvey</div>
<h3 style="text-align: justify;">
Un squadra di comici di serie A così come parecchi sopravvissuti all'Olocausto considerano i limiti estremi dell'umorismo e "buon gusto."</h3>
<div style="text-align: justify;">
“The Last Laugh” pone la domanda non musical — beh non-musical a meno che non stiate parlando di “The Producers” — “Potranno mai i Nazisti e la Soluzione Finale essere divertenti? Si dovrebbe scherzare al riguardo?” Un gruppo stellato di comici così come parecchi veri sopravvissuti all'Olocausto soppesano la domanda, fornendo una gamma di risposte che sottolinea quanto personale, e mutevole, la nozione di umorismo e offesa siano. Il misto di leggerezza, temi seri, nomi conosciuti e materiali di archivio, nel piacevole documentario ricco di spunti di Ferne Pearlstein dovrebbe trovare sopratutto compratori televisivi in numerosi mercati.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'Olocausto è il moderno definitore dello standard per argomenti che per consenso popolare sono troppo gravi per consentirne mai la trivializzazione. Ciò nonostante anche le risate possono essere utilizzate per formulare serie affermazioni, e le frontiere di ciò che costituisce il "buon gusto" (o almeno ciò che non costituisce imperdonabile cattivo gusto) continuano a essere spinte più in là.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Persino i sopravvissuti dei campi di concentramento hanno prospettive estremamente differenti al riguardo. Un detenuto di Auschwitz diventata insegnante, Renee Firestone emerse dalla grande sofferenza - inclusa la morte di sua sorella dopo "esperimenti medici" Nazisti - con la gioia di vivere intatta, forse persino amplificata da una così personale perdita. Lei fornisce un barometro liberale di ciò che è ammissibile nella comicità, mentre guarda un numero di comici improvvisare su YouTube e in altri posti, considerandone alcuni genuinamente divertenti e altri semplicemente di cattivo gusto.</div>
<div style="text-align: justify;">
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D'altra parte, la vediamo visitare Las Vegas con un amica che non sembra poter liberamente godersi l'escursione o qualsiasi altra esperienza quasi 70 anni dopo la sua esperienza nei campi di concentramento. Tragedia aggravata da senso di colpa del sopravvissuto l'ha lasciata a vivere in un mondo dove la comicità sembra superflua alla meglio.</div>
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Talenti comici, autori e altri dibattono questioni più ristrette: Perché di solito sia OK prendere in giro i Nazisti, ma non l'Olocausto (perché ridicolizzare gli oppressori è una cosa, le loro vittime un'altra); giusto quanto la regola del "troppo presto" scade su argomenti delicati (nessuno imbriglia la presa in giro dell'Inquisizione Spagnola, per esempio, ma le battute sull'Undici Settembre sono ancora "sbagliate"); se la soddisfazione dell'ego premio oscar di Roberto Begnini "La Vita è Bella” sia "assolutamente brillante" (come reputa la the Anti-Defamation League di Abraham Foxman) o “il peggior film mai realizzato” (Mel Brooks, un commentatore MVP qui); e il divario su attuali impiegati come Sasha Baron Cohen, i personaggi spesso fanno la parodia dell'antisemitismo e altri pregiudizi, anche se in maniere sovversive che veri bigotti potrebbero benissimo interpretare come conferma alle loro distorsioni.</div>
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L'eterna battaglia tra umorismo e censura è illustrata in un breve sguardo alle battaglie legali di Lenny Bruce, e i suoi odierni (se raramente messi in correlazione) equivalenti come Dave Chapelle, Ricky Gervais, Sarah Silverman, "South Park" e via così, ognuno dei quali frequentemente conta su l'effetto shock di materiale "inappropriato." </div>
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Come più di un professionista dello stand up sottolinea qui, la posta in gioco aumenta con più grandi rischi; se stai per scherzare riguardo a un soggetto "taboo", sarà meglio che si tratti di una barzelletta davvero buona. Clip dal piccolo schermo della definita Joan Rivers e altri illustrano come una battuta poca ispirata che sarebbe stata diversamente dimenticabile può indurre una revulsione che fa cambiare canale quando accade di imperniarsi su Ebrei e forni.</div>
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L'assemblagio molto abile di Pearlstein riesce a sollevare tutte queste idee e altre all'attenzione dello spettatore mentre sottolinea che ci sono poche, se ce ne sono, risposte definitive a esse - essendo l'umorismo il valore più soggettivo, persino quando si arriva a un apparente assoluto morale come l'Olocausto. Comicità può essere una tattica di sopravvivenza e un mezzo di vendetta contro la tirannia, persino mentre può essere anche uno strumento di crassa insensibilità.</div>
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Brooks ha l'ultima parola quando dice "i comici sono la coscienza delle persone, e gli è consentito un largo attracco in ogni direzione ... persino se è in cattivo gusto."</div>
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Materiali di archivio qui permettono un ricco assortimento, da firmati Nazisti confiscati di atti di cabaret effettuati dai prigionieri al megalomaniaco balletto de "Il Grande Dittatore" di Chaplin e filmati dietro le quinte dell'ancora non rilasciato "The Day the Clown Cried" di Jerry Lewis. Più, ovviamente, miriadi di filmati di comici odierni (inclusi molti intervistati qui) - e "Springtime for Hitler," naturalmente.</div>
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(Anche a Tribeca.) Durata: 88 MIN.</div>
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Produzione</div>
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(Docu) A Tangerine Entertainment production. (World sales: Submarine Entertainment, NYC.) Prodotto da Ferne Pearlstein, Robert Edwards, Amy Hobby, Anne Hubbell, Jan Warner. Co-produttori, Anne Etheridge, Dori Stegman.</div>
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Crew</div>
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Diretto da Ferne Pearlstein. Sceneggiatore, Robert Edwards, Pearlstein, inspired by “The Last Laugh: Humor and the Holocaust” by Kent Kirshenbaum. Camera (color, HD), Pearlstein, Anne Etheridge; montaggio, Pearlstein; music, Joe McGinty; music supervisor, Howard Paar; sound mixers, Richard Fleming, Nico Ruderman, Hilary Stewart, John Slocum, Taj Musco; supervising sound editor/re-recording mixer, Steve Glammaria.</div>
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Con</div>
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Renee Firestone, Klara Firestone, Mel Brooks, Carl Reiner, Sarah Silverman, Robert Clary, Rob Reiner, Susie Essman, Harry Shearer, Jeffrey Ross, Alan Zweibel, Gilbert Gottfried, Judy Gold, Larry Charles, David Steinberg, Abraham Foxman, Lisa Lampanelli, David Cross, Roz Weinman, Elly Gross, Deb Filler, Etgar Keret, Shalom Auslander, Jake Ehrenreich, Hanala Sagal, Aaron Breitbart</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://variety.com/2016/film/reviews/the-last-laugh-review-1201771692/" target="_blank">variety.com/</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-71200833688753498852016-05-20T13:33:00.001-07:002016-05-20T13:33:26.525-07:00Recensioni dal Festival di Cannes: ‘The Neon Demon’<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://i1.wp.com/pmcvariety.files.wordpress.com/2015/11/neon-demon.jpg?crop=0px%2C0px%2C912px%2C508px&resize=670%2C377&ssl=1" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i1.wp.com/pmcvariety.files.wordpress.com/2015/11/neon-demon.jpg?crop=0px%2C0px%2C912px%2C508px&resize=670%2C377&ssl=1" height="225" width="400" /></a></div>
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<span style="text-align: center;">di <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/recensioni-dal-festival-di-cannes-nice.html" target="_blank">Owen Gleiberman</a></span></div>
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Nicolas Winding Refn ha realizzato un horror surrealista baroccamente perverso e disgustoso ambientato nel mondo della moda di L.A. f. Non è noioso, ma c'è meno di quanto non sembri.</h3>
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La trepidazione è una cosa facile da avere a un festival cinematografico, ed è corretto affermare che lo stato d'animo di cosa-farà-adesso? che ha preceduto la premiere di Cannes in cui è stato mostrato "The Neon Demon," il nuovo film di Nicolas Winding Refn, era particolarmente fremente, e a ragione. Refn può essere un regista di stravagante umanità, come ha provato “Drive,” e anche di stravagante inumanità, come ha provato in “Only God Forgives,” la voluttuosa e ridicola fantasia di vendetta che fu aspramente detestato quando fu mostrato a Cannes nel 2013. Svitato come era, comunque, “Only God Forgives” aveva qualche momento indelebile (come Ryan Gosling con aria aflitta che si presenta per avere le sue mani mozzate),e suggerì che Refn potesse possedere la melodrammatica audacia per creare un avvincente film horror.</div>
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Un film horror è ciò che“The Neon Demon” è (una sorta). È ambientato nel mondo della moda di Los Angeles, ed è il tipo di film in cui le modelle sembrano manichini che sembrano cadaveri di un film slasher, e i cadaveri hanno l'aspetto di oggetti d'amore. La bellezza si mischia con la carne maciullata, e ogni immagine fastidiosamente viscida sembra esser uscita da "Twin Peaks: Fuoco cammina con me" o "Shining" o una versione davvero malata di una pubblicità di Calvin Klein. Ogni scena, ogni inquadratura, ogni battuta, ogni pausa è così ipnoticamente composta, così lussuosamente sovraintenzionale, che il pubblico non può fare a meno di supporre che Refn sa esattamente cosa sta facendo - che ci sta predisponendo per l'uccisione.</div>
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Lo sta facendo, ma non se siete alla ricerca di un film che abbia un senso. (Oh, quello.) “The Neon Demon” è una tentatrice. Inizia come un thriller relativamente leggibile, di facile comprensione, ma si rivela essere un film fatto da un macabro burlone surrealista e vomitevole. Jesse (Elle Fanning), un ingenua dalla pelle di pesca con i riccioli di un angelo biondo, arriva a Los Angeles subito dopo il suo 16esimo compleanno per iniziare una carriera come modella. Le pin-up disincantate con cui deve competere sono vipere taglia gole dalla voce vellutata che hanno l'aspetto di quelle principesse di ghiaccio androide uscite dai video di Robert Palmer degli anni 80, e agiscono in modo persino più sporco di quanto lascino pensare. La ragione per cui odiano Jesse è che lei è una “It” girl, con quella speciale indefinibile qualità che l'intero mondo desidera. È chiamata innocenza, o autenticità erotica, o qualcosa che non può essere raggiunto da una mera combinazione di genetica olimpica, chirurgia plastica, e protesi al seno. </div>
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Jesse, come capo della sua agenzia di modelle (<a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2015/04/dark-places-recensione-del-film.html" target="_blank">Christina Hendricks</a>) la informa che, ha la formazione della star. Ma tutto ciò che il suo splendore mangia pannocchie sembra attrarre sono presagi di violenza. Refn, se non altro, è piuttosto bravo nei presagi. Di fatti, è più bravo nei presagi di quanto non lo sia a far seguito a ciò che essi presagiscono. Per un ora “The Neon Demon” è tutto incontri gelidi mesmerici che sembrano rimanere nell'aria, con un suggerimento di violenza perversa che è sempre in agguato dietro l'angolo.</div>
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Jesse ha affittato una stanza in uno squallido motel di due piani a Pasadena, e una notte apre la porta, e c'è una qualche sorta di intruso dentro. (Come scopriamo, sembra essere scappato dallo zoo.) Persino peggio è il manager del motel, un vero cane invadente interpretato, in un altamente convincente cambio di ritmo, da Keanu Reeves. Allo studio di modeling, Jesse riesce a ottenere una sessione con uno di fotografi top della lista dell'agenzia, che le chiede di spogliarsi, poi la ricopre di vernice dorata - niente di ciò sarebbe granché disturbante se lui non trasmettesse la vibrazione di un serial killer che sta tracciando la sua vittima. Poi ci sono le altre modelle. Gigi, lo squalo bianco, è intepretato da Bella Heathcoate, che ricorda una più roboticamente perfetta Heather Graham, e Sarah, l'imbronciata Eurospazzatura, è interpretata da Abbey Lee, che sembra elevare la noia in qualcosa di omicida.</div>
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Refn tratta questi personaggi non come persone ma come oggetti pop, e ciò che costruisce al loro non è tanto un film di suspanse quanto una piece da sogno in cui vale tutto. Riscucchia influenze come un aspirapolvere estetico - non solo Lynch e Kubrick (le sue due più ovvie divinità di riferimento) ma Dario Argento, il David Cronenberg di "Crash," e persino "Persona" di Ingmar Bergman. C'è una sequenza ambientata in un nightclub che include un triangolo al neon composto di tre triangoli più piccoli, e un immagine duplicata di tre Jesse (una delle quali bacia se stessa), e potrebbe ispirare due pensieri allo stesso tempo: "Wow, quello è proprio fico!" e "Ma che cazzo sta succedendo?"</div>
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In caso abbiate qualche dubbio su se “The Neon Demon” sia un film dal realizzatore di “Drive” o dal realizzatore di “Only God Forgives,” siamo chiari: è un film dal realizzatore di “Only God Forgives.”Probabilmente farà meglio al botteghino, comunque, in quanto i film horror, nell'era multisala del torture-porn-incontra il-J-horror-incontra-il-tinello, non devono avere per forza senso per aver successo. Ma se “The Neon Demon” avesse stretto la nostra immaginazione con più grande forza, avrebbe potuto essere un fenomeno invece che solo una curiosità Grand Guignolesca.</div>
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Dopo un po, la personalità da bimba innocente di Jesse inizia a cambiare un po. Sviluppa un senso del suo potere nel mondo della moda, flettendo i suoi tacchi a spillo con le punte d'acciacio, e inizia a diventare come una Eve Harrington la cui innocenza era solo una farsa. Ma Refn è così devoto a restare un passo avanti al suo pubblico, togliendo il terreno da sotto i nostri piedi - e il pavimento - che non può attenersi a nulla. C'è una scena molto buona - nel suo modo malato, la più efficace del film - in cui il manager del motel di Reeves estrae un coltello e ci fa qualcosa di squisitamente orrendo. Se Refn avesse semplicemente lavorato con quel tipo di horro, avrebbe potuto fare un thriller atrocemente efficace. Ma sembra considerare la coerenza di tono come una svendita. Mette in scena una scena di seduzione lesbica piuttosto rozza, che spunta fuori dal nulla ma finisce per suggellare il fato di Jesse. C'è inoltre un gran finale che evoca ciò che è fatto per essere la catarsi del disgusto: coinvolge quella emozione preferita dal thriller, il senso di colpa, così come modelle legate in ciò che sembrano bretelle di arti fratturati, più - si - un globo oculare spia. Ah, l'orrore! Non l'orrore evocato dal film, ma lo scalcagnato orrore di e-adesso-che-cosa-farà dello storytelling di Nicolas Winding Refn. .</div>
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Durata: 117 MIN.</div>
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Produzione</div>
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A Jokers Films release of a Space Rocket Nation, Wild Bunch, Gaumont production. Prodotto da Lene Børglum, Sidonie Dumas, Vincent Maraval, and Nicolas Winding Refn. Produttori esecutivi, Michael Bassick, Brahim Cioua, Rachel Dik, Victor Ho, Steven Marshall, Cristophe Riandee, Thor Sigurjonsson, Jeffrey Stott, Gary Michael Walters, Christopher Woodrow. Co-produttori, K. Blaine Johnston, Elexa Ruth.</div>
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Crew</div>
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Diretto da Nicolas Winding Refn. Scritto da Refn, Mary Laws, Polly Stenham. Camera, Natasha Braier; montaggio, Matthe Newman; Jake Roberts; production designer, Elliott Hostetter; costume designer, Erin Benach; music, Cliff Martinez; special effects, Wayne Burnes; casting, Nicole Daniels, Courtney Sheinin.</div>
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Con</div>
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Elle Fanning, Christina Hendricks, Keanu Reeves, Jena Malone, Abbey Lee, Bella Heathcoate, Desmond Harrington, Karl Glusman.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://variety.com/2016/film/festivals/cannes-the-neon-demon-nicolas-winding-refn-elle-fanning-1201778544/" target="_blank">variety.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-23429438685911628582016-05-19T13:37:00.000-07:002016-05-19T13:37:40.242-07:00Recensioni dal Festival di Cannes: ‘Pericle il nero’<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://pmcvariety.files.wordpress.com/2016/04/dscf0379.jpg?w=670&h=377&crop=1" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://pmcvariety.files.wordpress.com/2016/04/dscf0379.jpg?w=670&h=377&crop=1" width="400" /></a></div>
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di Jay Weissberg</div>
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Un Sicario napoletano della mafia in Belgio commette un grande sbaglio e scappa in Francia in questo dramma del sottobosco criminale bilanciando realismo con pessimismo noir.</div>
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Un Napoletano trapiantato in Belgio che lavora come sicario per la mafia erroneamente uccide la sorella di un boss di un clan rivale e scappa in Francia in "Pericle il nero," un solido studio sul personaggio che soffre per un'eccessiva dipendenza dalla voce fuori campo in prima persona. I fratelli Dardenne sono i padrini del regista Stefano Mordini in molteplici modi: stilisticamente il film abbraccia il neo-realismo Belga, è parzialmente ambientato in Liège, e i Dardenne sono co-produttori. Mordini è stato per lungo tempo attratto dai distretti proletari (“Acciaio,” “Provincia meccanica”) quindi quello non è una novità, ma "Pericle il nero" è un lavoro molto più maturo rispetto ai suoi film precedenti, nonostante il gap di personalità tra il protagonista come visto sullo schermo opposto a ciò che si sente nella narrazione è fastidiosamente ampio. Il weekend di apertura in Italia ha raggiunto un rispettabile 110,000 dollari, mentre le prenotazioni oltre i territori familiari verranno per la maggior parte da esposizioni Italiane.</div>
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Pericle (Riccardo Scamarcio) si muove attraverso la vita in stordimento, recitando frettolosamente in film porno da quattro soldi ma principalmente agendo come cattivo per Don Luigi (Giorgio Morra), capo di una delle due famiglie criminali italiane in Belgio. All'esterno è privo di vita, persino quando pesta i nemici del Don sulla zucca con una busta di plastica piena di chiodi, ma nella sua testa è considerevolmente più verboso ed emotivo, oppresso da suo status di orfano e sentendosi disconnesso dal mondo.</div>
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Quando per errore uccide la sorella (Maria Luisa Santella) del rivale di Luigi, Pericle si da alla macchia, prima in una casa sicura (queste scene sono particolarmente oscure e ben realizzate) e poi sulla costa francese, dove cerca di rimorchiare Anastasia (Marina Foïs) in un caffé. Lei è insensibile all'inizio, ma la perseveranza paga e in men che non si dica lei lo riporta al suo appartamento per una bella scopata, persino dopo aver saputo che non ha un indirizzo al momento.</div>
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È probabile che molti spettatori non si berranno la fiducia immediata di Anastasia in un uomo che dorme nella sua macchina, specialmente considerando che ha due bambini - non è strano che dopo un incontro intimo lasci i suoi ragazzi alle sue cure? Concesso che accenda il fascino quando è con lei - un fascino che non visto in altre circostanze - ma comunque la quasi istantanea fiducia rimane un elemento seccante in un film che altrimenti cerca duramente di bilanciare realismo con pessimismo noir. L'idillio ovviamente non dura: c'è un oscutirtà nella personalità di Pericle, e quando realizza che Don Luigi l'ha venduto, è lasciato ancora una volta ad affrontare una vita di problemi che ruotano attorno all'abbandono familiare.</div>
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In classico stile noir, Anastasia rappresenta la luce e la bontà con il suo appartamento sulla spiaggia e due figli adorabili, dove Pericle, più a suo agio durante la notte, viene da un posto più oscuro. La sua voce narrante rivela una torturata, personalità vagamente consapevole di se stessa non intravista nella sua forma esterna, che tende a essere imbronciata e quasi monosillabica eccetto che con Anastasia. Certo non a causa di Scarmacio, che ha la pensosa intensità richiesta per il ruolo, il film fallisce nel rendere questi due lati del personaggio credibili come una sola persona, pertanto intralciando un senso di connessione con questo antieroe.</div>
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Meglio reso è il senso di questo mondo sotterraneo Napoletano incongruamente residente in un ambiente decisamente non suo. La camera funziona come uno spettatore rapito, occhieggiando il mondo con un ammonitore senso di sfiducia, come se stesse appiccicata alla nuca dei personaggi assicurasse che non scappino. Riprese dei depressi paesaggi industriali del Belgio accentuano la connessione alla visione dei Dardenne mentre si ricollegano anche all'interesse di Mordini per il proletariato. Le canzoni sono usate acutamente per rinforzare l'atmosfera, dalla forza trainante di "Get Into It" dei The Strypes al lamentoso "Wild is the Wind" di Nina Simone.</div>
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Durata: 104 MIN. </div>
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Produzione</div>
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(Italy-Belgium-France) A BiM Distribution release (in Italy) of a Buena Onda, Les Fils du Fleuve, Les Production du Trésor production, with Rai Cinema, with the participation of Tax Shelter du Gouvernement Fédéral de Belgique, Casa Kafka Pictures, Belfius, VOO et Be TV. (International sales : Rai Com, Rome.) Prodotto da Viola Prestieri, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio. Co-produttori, Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Alain Attal. Produttori esecutivi, Delphine Tomson, Marie Le Mire, Xavier Amblard.</div>
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Crew</div>
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Diretto da Stefano Mordini. Sceneggiatura, Francesca Marciano, Valia Santella, Mordini, loosely based on the novel “Pericle il Nero” by Giuseppe Ferrandino. Camera (color), Matteo Cocco; montaggio, Jacopo Quadri; music, Peter von Poehl; production designer, Igor Gabriel; costume designer, Antonella Cannarozzi; sound, Jean-Pierre Duret; sound edit, Stefano Grosso, Daniela Bassani, Marzia Cordo’; associate producer, Philippe Logie; casting, Francesco Vedovati.</div>
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Con</div>
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Riccardo Scamarcio, Marina Foïs, Valentina Acca, Gigio Morra, Maria Luisa Santella, Lucia Ragni, Seloua M’Hamdi, Samuel Laurie. (Italian, French dialogue)</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA</div>
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ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://variety.com/2016/film/reviews/cannes-film-review-pericle-1201778794/" target="_blank">variety.com/</a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-18160851745188345582016-05-18T12:53:00.000-07:002016-05-18T12:53:13.065-07:00Recensioni dal Festival di Cannes:'The Red Turtle' ('La Tortue Rouge')<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://cdn1.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/04/latortuerouge04-h_2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn1.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/04/latortuerouge04-h_2016.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di Jordan Mintzer</div>
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Una semplicistica anche se meravigliosamente resa storia di abbandono su di un isola. L'animatore premio Oscar Michael Dudok de Wit ha mostrato in anteprima il suo primo lungometraggio a Cannes.</div>
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Una favola minimalista dove uomo e natura legano assieme in modi altamente misteriosi, The Red Turtle (La Tortue Rouge) segna il debutto al lungometraggio dell'illustratore e animatore Olandese-Britannico Michael Dudok de Wit, il cui corto Father and Daughter vinse il premio Oscar nel 2000.</div>
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Co-prodotto dallo Studio Ghibli, con l'influenza dei suoi fondatori Hayao Miyazaki e Isao Takahata molto evidente nello squisito utilizzo del tratto e del colore nel film, per non menzionare il suo mutevole racconto di famiglia, sopravvivenza e paradiso ritrovato, questo ridotto Robinson Crusoe - raccontata interamente senza dialoghi - ha avuto la sua anteprima nella sezione collaterale di Cannes Un Certain Regard, nonostante sia una narrazione piuttosto semplice potrebbe in ultima analisi dare il meglio di se con il pubblico dei bambini dagli 8 in giù. </div>
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Quasi un decennio di costruzione, il poema sinfonico tropicale di Dudok de Wit - co sceneggiato con il regista francese Pascale Ferran (Bird People) - usa il potere puro delle sue creazioni grafice, per non far cenno dell'eccellente design sonoro a cura della post house parigina Piste Rouge, per raccontare la storia di un uomo senza nome che naufraga su di una piccola isola e si ritrova a combattere gli elementi naturali mentre cerca di sopravvivere.</div>
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Come Tom Hanks in Castaway, ma senza il pallone parlante, l'uomo cerca di costruire una zattera che lo porterà in mare aperto. Eccetto che ogni volta, una creatura sottomarina nascosta continua a ostacolare la sua fuga. Presto scopriremo che l'assalitore è la tartaruga rossa del titolo, e, nel momento in cui il nostro eroe riesce ad attaccarla, lasciando la tartaruga gigante a morire sulla spiaggia, improvvisamente si trasforma... in una stupenda rossa.</div>
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Qusta è decisamente la sorpresa più grande nella altrimenti semplice storia di Dudok de Wit, che va avanti immaginando la vita armoniosa dell'uomo e della donna mentre decidono di vivere assieme come la coppia di Laguna Blu - o altrimenti come Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden - alla fine crescendo un bambino tutto loro.</div>
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La maggior parte dell'ultima metà del film ritrae una placida esistenza isolana afflitta solo da pochi ostacoli - incluso uno tsunami reso in modo dolorosamente realistico - mentre il tempo va avanti e mamma e papà sperimentano ciò che molti genitori nel mondo sperimentano, eccetto che in un modesto modo silenzioso che si affida a tropi emotivi universali. -</div>
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Mentre il plot a volte può sembrare troppo leggero per un film, con una colonna sonora del compositore Laurent Perez del Mar (Now or Never) che tende a strafare dal lato della leziosità, The Red Turtle trae beneficio del bellissimo lavoro di animazione di Dudok de Wit e della sua squadra, che include Takahata (La storia della principessa splendente) come produttore creativo e Jean-Christophe Lie (Appuntamento a Belleville) come supervisore dell'animazione.</div>
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Il regista olandese è sempre stato ispirato dalle classiche stampe e acquerelli dalla Cina e dal Giappone - il suo corto nominato all'Oscar nel 1994, The Monk and the Fish, è un perfetto esempio - e qui riesce a portare quei disegni alla vita, in una favola che prende le sembianze dell'estetica calma e organica di una fantasticheria marina.</div>
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Se la mancanza di una storia intensa in stile Hollywoodiano potrà frustrare alcuni spettatori, eccezion fatta forse per i più giovani, allora probabilmente non l'avranno capito. Come il protagonista naufragato di The Red Turtle, dovete semplicemente smettere di combattere la corrente e seguire il flusso.</div>
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Compagnie di Produzione: Wild Bunch, Studio Ghibli, Why Not Productions, CN4 Productions, Arte France Cinema, Belvision</div>
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Regista: Michael Dudok de Wit</div>
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Sceneggiatori: Pascale Ferran, Michael Dudok de Wit</div>
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Montaggio: Celine Kelepikis</div>
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Compositore: Laurent Perez del Mar</div>
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Creazione Grafica: Michael Dudok de Wit,</div>
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Animazione: Jean-Christophe Lie</div>
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Produttore Creativo : Isao Takahata</div>
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Venue: Cannes Film Festival (Un Certain Regard)</div>
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Distribuzione: Wild Bunch</div>
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80 minutes</div>
<br />
TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.hollywoodreporter.com/review/red-turtle-la-tortue-rouge-888117" target="_blank">hollywoodreporter.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-4163323720913781542016-05-17T14:54:00.002-07:002016-05-17T14:54:35.798-07:00Recensioni dal Festival di Cannes:'Hands of Stone'<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="http://cdn4.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/df-06177-h_2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn4.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/df-06177-h_2016.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di Leslie Felperin</div>
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<i>Toro invecchiato mostra al ragazzo nuovo come si fa. <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/taxi-driver-un-racconto-de-niro.html" target="_blank">Robert De Niro</a> interpreta Ray Arcel, l'allenatore che allenò il peso medio Roberto Duran (Edgar Ramirez) verso la grandezza negli anni 70.</i></div>
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Se ci fosse un'arena virtuale dove i film di boxe potessero scontrarsi e Hands of Stone e Creed potessero combattersi come pesi medi di livello medio, Creed probabilmente vincerebbe ai punti - ma non per un grande margine. I contendenti sono strettamente allineati. Entrambi sono di registi emergenti, nonostante il Ryan Coogler di Creed abbia più raffinatezza rispetto al Jonathan Jakubowicz di Hands of Stone. Entrambi i film sono più sdolcinati di quanto non pensino, ma comunque dicono cose ponderate su razza, classe e su come lo sport si sia evoluto durante gli anni.</div>
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Principalmente vertono entrambi sul vecchio-incontra-il nuovo, sia a livello letterale che meta. Lo scorso anno Creed vedeva Sylvester Stallone riprendere il suo ruolo di Rocky Balboa, un ex campione che diventa allenatore per un giovane combattente (Michael B. Jordan). Hands of Stone, nonostantein apparenza sia un biopic sul leggendario pugile degli anni 70 Roberto Duran (Carlos' Edgar Ramirez), non è i nrealtà un sequel di alcunché. E nonostante ciò i cineasti sono chiaramente ben consapevoli che un componente principale della sua attrattiva risiede nella scrittura di Robert De Niro, star del canonico film di combattimento Toro Scatenato, come coach di Duran Ray Arcel, un fortemente onorevole, paterno vecchietto in uno sport talvolta ignobile, in pratica l'opposto del Jake LaMotta di Toro Scatenato.</div>
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Dato che la The Weinstein Company sta distribuendo la pellicola, iniziando il suo viaggio a Cannes fuori competizione - dove la premiere è stata trasformata in un tributo a De Niro - c'è una buona possibilità che lo spingano come contendente agli oscar più in la durante l'anno. La cosa triste in una tale strategia, come con Creed, è che distrarra l'attenzione da Ramirez, che da l'interpretazione più interessante. De Niro mostra quale maestro sia prendendosi il suo tempo con una combustione lenta, ma essenzialmente è un interpretazione che potrebbe fare dormendo, costruita attorno alla stranezza di vederlo con una parrucca in lattice per farlo sembrare calvo. Ramirez, d'altra parte, afferra l'occasione di mostrare la sua portata con il suo arrabbiato ma scalto, elegante ma incontrollabile Duran. Il suo lavoro nelle scene di lotta confeziona una convincente lotta, e mentre nessun regista da Toro Scatenato è mai stato in grado di resistere a usare la slow-motion per mostrare come i colpi si inarcano e vanno a segno, il nativo del Venezuela Jakubowicz (Secuestro Express) saggiamente non cerca l'omaggio totale a Martin Scorsese. Riprende i combattimenti principlamente in non particolarmente pretenziose riprese aeree (con la gru) e primi piani, trascorrento più tempo da vicino a Duran e Arcel durante il loro discorsi di incoraggiamento all'angolo, che finiscono sempre in modo toccante con Arcel che pettina i capelli di Duran prima che ritorni sul ring, come se sia un figlio in procinto di cantare al suo bar mitzvah.</div>
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Jakubowicz mostra più inventiva e dedizione con le parti non di combattimento del film, specialmente le scene ambientate e girate a Panama, dove il sentimento anti-americano tra i locali è molto sentito. Duran potrà essere scarsamente istruito, incapace persino di leggere dopo un infanzia trascorsa principalmente nelle strade rubando per sopravvivere, ma afferra la situazione post-coloniale e come la sua fulminea ascesa sotto la tutela di Arcel lo trasformi in un simbolo nazionalista. Mentre il film si fa strada attraverso gli incontri chiave che hanno assicurato a Duran i suoi titoli, prima contro Ken Buchanan nel 1972 e poi in seguito il suo nemico/amico Sugar Ray Leonard (la pop star-diventata-attore Usher, accreditato qui come Usher Raymond IV), la sceneggiature di Jakubowicz è attenta a fornire spegazioni sugli sforzi di Panama per riacquisire il controllo del canale. C'è abbastanza ronzio di fondo sul regime di Omar Torrijo e clip di archivio di presidenti americani (prima Carter, poi Reagan) discutendo trattati per creare una rassicurante sensazione che questa storia ha luogo in un mondo reale,anche se è ovvio che larghe porzioni di storia sono state ignorate.</div>
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Certo, a volte sembra come se altre porzioni siano state lasciate da qualche parte nel cestino dei rifiuti digitali della sala di montaggio perché ci sono ovvi buchi e bablbettii nella narrazione, personaggi di cui ci è stato detto sono terribilmente importanti solo per vederli sparire dalla narrazione del tutto fino a che è ora per la loro dipartita di avere effetto su Duran. Almeno abbastanza tempo è attribuito all'esuberante interesse amoroso di Ana De Armas, la moglie di Duran Felicidad, per costruire trepidazione attorno a ciò che riuscirà a fare in un ruolo importante nell'imminente remake di Blade Runner.</div>
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La fluidità non è il pezzo forte del film. Ma lo sono le situazioni, e ci sono abbastanza scene che colpiscono allo stomaco grazie a Miguel Ioan Littin Menz - per esempio, una ripresa aerea di una processione religiosa e viste impennate del canale che non servono a niente se non al bene dell'industria del turismo di Panama. In conclusione, Hands of Stone è ben lontano dalla perfezione, ma colpisce abbastanza sopra la sua categoria per evitare dall'essere facilmente archiviato. </div>
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Venue: Cannes Film Festival (out of competition)</div>
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Distributor: The Weinstein Company</div>
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Production companies: Fuego Films, Vertical Media, Epicentral Studios, Panama Film Commission</div>
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Cast: Robert De Niro, Edgar Ramirez, Usher Raymond IV, Ana De Armas</div>
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Director-screenwriter: Jonathan Jakubowicz</div>
<div style="text-align: justify;">
Producers: Carlos Garcia de Paredes, Claudine Jakubowicz, Jonathan Jakubowicz, Jay Weisleder</div>
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Executive producers: Ricardo Del Rio, Robin Duran, George Edde, David Glasser, Bill Johnson, Max A. Keller, Jim Seibel, Benjamin Silverman, Bob Weinstein, Harvey Weinstein, Sammy Weisleder</div>
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Director of photography: Miguel Ioann Littin Menz</div>
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Production designer: Tomas Voth</div>
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Costume designer: Bina Daigeler</div>
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Editor: Ethan Maniquis</div>
<div style="text-align: justify;">
Music: Angelo Milli</div>
<div style="text-align: justify;">
Visual effects supervisor: Rodrigo Tomasso</div>
<div style="text-align: justify;">
Casting: Dilva Barriga, Amanda Mackey, Cathy Sandrich</div>
<div style="text-align: justify;">
Sales: Creative Artists Agency, The Weinstein Company</div>
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Not rated, 106 minutes</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.hollywoodreporter.com/review/robert-de-niro-hands-stone-894683" target="_blank">hollywoodreporter.com/</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-8802878894248869452016-05-16T11:16:00.000-07:002016-05-16T11:17:58.016-07:00Recensioni dal Festival di Cannes: ‘The Nice Guys’<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://icdn4.digitaltrends.com/image/the-nice-guys-crowe-gosling-movie-film-1500x1000.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://icdn4.digitaltrends.com/image/the-nice-guys-crowe-gosling-movie-film-1500x1000.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
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di Owen Gleiberman</div>
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<h3>
Russell Crowe e Ryan Gosling fanno centro nell'ultima arma letale di Shane Black, una commedia anni 70 di aggressione di prim'ordine </h3>
In “The Nice Guys,” una straordinariamente disdicevole mistery-comedy aperta a tutti diretta strizzando l'occhio all'entusiasmo volgare di <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/il-ragazzo-prodigio-di-arma-letale-ed.html" target="_blank">Shane Black</a>, Russel Crowe interpreta un delinquente freelance in affitto - il tipo di tizio che impedirebbe alla vostra figlia adolescente dall'uscite con uno squallido drogatello facendo visita alla casa del drogatello e colpendolo in faccia con un tirapugni. (È sorprendente quanto questa cosa sia efficace.) Il film accoppia Crowe con un teneramente farfugliante investigatore privato, interpretato da Ryan Gosling, che è tanto convinto e inetto quanto il suo nuovo partner è bruscamente violento. È il 1977, e questi due si aggirano per Los Angeles su di uno sfondo di boogie-nights di poliestere colloso, spaccando teste, imbucandosi alle feste, scappando a sicari, e ficcandosi fin nel lurido fondo di una cospirazione che in qualche modo combina il sottobosco dei film per adulti con un piano dei tre grandi produttori di auto per sopprimere la marmitta catalitica. (Si, è un film messaggio di PC incarnato .) “<a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/03/ryan-gosling-strilla-ulteriori-scoop-da.html" target="_blank">The Nice Guys</a>” è uno sberleffo ultra violento, il tipo di festicciola buddy allegramente ostile che è stata uno punto fermo sin dagli anni 80, solo che questo qui è singolarmente arguto riguardo la sua stessa trivialità, e offre il piacere trasandato di vedere due grandi attori moderare la loro solennità con stile. Il film probabilmente avrà un gran successo con il pubblico, e per la stessa ragione che si è dimostrato essere un perfetto pulisci palato a Cannes. È una delizia vedere un popcorn movie così decadente fatto da persone che sanno esattamente ciò che stanno facendo. </div>
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La moderna buddy comedy in origine scaturì da “Butch Cassidy,” ma lo sceneggiatore che l'ha pompata al suo voltaggio esagerato attuale è Shane Black, quando scrisse "Arma Letale" nel 1987. Il modo in cui quel film mischiò assieme azione esplosiva, commedia con insulti pungenti razzisti, e una generale atmosfera di pazzia ma-che-diavolo lo rese uno dei più influenti fil usa e getta degli anni 80, sebbene parte del suo fascino sia che Black, con il suo dono per i discorsi spietati affilatissimi, sembrava gloriarsi della nozione che non stesse mirando molto in alto. Dopo aver scritto il primo seguito di "Arma letale", si reinventò scrivendo e dirigendo "Kiss Kiss Bang Bang" (2005), uno stravagante thriller noir che era un piccolo tesoro nelle sue battute sagaci piene di verve - ma si vedeva che Black stava cercando di fare qualcosa Poi, dopo una pausa di quasi 10 anni, diresse "Iron Man 3" e divenne un superbo cineasta pop, approfondendo la saga di Tony Stark con una combinazione di spettacolo e timore che si rivelo essere uno dei più elastici film Marvel mai fatti. “The Nice Guys” è come un film di "Arma Letale" realizzato dal più spiritoso e più abile Shane Black di "Iron Man 3." Il film non smette di sorprendere, quindi non si ha mai la sensazione di guardare un film dalla formula pugni-incontrano-un buffone - incontrano- corruzione (persino quando lo si sta facendo).</div>
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A un certo punto, potreste rimanere a bocca aperta di fronte a uno degli attori principali di Hollywood e pensare che sembri un po cicciottello, un po gonfio, un po strapazzato. Poi c'è il punto in cui quell'attore ha portato la sua aura d'esser strapazzato così a lungo che inizia a lasciare che lo difinisca; inizia a usarla lui stesso. Qui è dove si trova Russell Crowe in “The Nice Guys.” Il suo Jackson Healy, strizzato e paffuto in una sporca giacca di pelle blu chiaro, con i capelli tirati indietro in un taglio alla james dean, è come una sorta di scagnozzo di uno strozzino, escluso il fatto che non lavora per la Mafia. Lavora per chiunque possa raggranellare pochi miseri verdoni. Quel che è divertente nel guardarlo è che tratta la crudeltà del suo lavoro tanto casualmente come se stesse riempiendo un modulo per le tasse. Crowe, sfruttando abilmente l'ironia del titolo del film, rende Jakson un cortese bullo, un tipo che picchierebbe a sangue chiunque - ma solo come mezzo per un fine. (Il fatto che possa godrene è un sotto testo profondamente seppellito.) All'inizio, gli viene assegnato di fare visita a Holland March (Gosling) per fargli mollare un caso. Spezza il suo polso in due — il che, in questo film, è l'equivalente di una stretta di mano. Sicuro abbastanza, i due presto lavorano assieme, incaricati di rintracciare Amelia (Margaret Qualley), una brunetta a piedi nudi in un vestito giallo che continua a spuntare come un apparizione. Ha interpretato il film “sperimentale” – che è, nudo — del suo ragazzo, e poi la sua casa viene bruciata, e un crudele sicario di nome John Boy (Matt Bomer, con un ciuffo da brividi) vuole disperatamente mettere le mani sul film. Ma perché?</div>
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All'inizio, Holland fissa il suo partner con un barlume di terrore farsesco. Gosling, tra i suoi molti talenti, è sbocciato in un ispirato comico fisico, ed è uno spasso guardarlo conversare con Crowe da un bagno mentre prova funambolicamente di tenere aperta la porta, puntare una pistola e tenere un magazine sul suo pacco allo stesso tempo. Ma Holland è più divertente quando fa bella mostra della sua incapacità autodidatta. È naturalmente sbronzo, di solito ubriaco, e miopicamente sincero, e quando affronta un incauto poliziotto che dice che stava obbedendo agli ordini proclamando onestamente, "Sa chi altro stava solo seguendo gli ordini? Hitler!” Gosling investe quella battuta con così tanta convinzione che non possiamo far a meno di notare che Holland l'ha detta mezza giusta, e questo è quasi toccante nella sua ilarità.</div>
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Per un film ambientato nei tardi anni 70, “The Nice Guys” ha una notevole quantità di atmosfera luccicante, fradicia di smog - la fotografia di Philippe Rousselot da a L.A. un bagliore da notte sbocciata — ma non, alla fine, molta autenticità del periodo. Earth, Wind & Fire, interpretati da attori, suonano a un parti tenuto da un produttore porto, ma perché, solo minuti prima, ascoltiamo "Boogie Wonderland" dei EWF nella colonna sonora - una canzone che non uscirà se non fino a due anni più tardi? Holland veste in turbinanti camice psichedeliche, è ci sono riferimenti alla novità del divorzio consensuale, ma questi sono pegni che rappresentano con non si sommano mai alla frivola stonata sordidezza degli anni 70.</div>
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Ancora, quel che è divertente riguardo “The Nice Guys” è che la sua casuale ostilità senza rimorso, è riflessa in tutto dalle spiritosaggini mozzafiato alla crudeltà slapstick della sua violenza, esprime nient altro così intensamente che lo spirito dell'oggi. C'è un grande momento quando i nostri eroi hanno preso l'ascensore di un hotel per prendere d'agguato un cattivo, e quando le porte dell'ascensore si aprono vediamo un corpo artigliare le pareti del corridoio, poi un altro venire sparato, e i nostri eroi si chinano di nuovo nell'ascensore, con una scrollata di spalle "non abbiamo bisogno di questa roba". I tempi comici delle gag sono squisiti, perché è il modo di Black di esprimere ciò che si prova ogni qualvolta ci si aspetta che le cose quasi certamente vadano peggio. In “The Nice Guys,” la passione cinica che che era solo una battuta alimentata di caos ne i film di "Arma Letale" qui viene spinta in qualcosa un leggermente più risonante - una commedia di agressione rassegnata, dove chiunque sta trollando tutti gli altri</div>
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C. MPAA Rating: R. durata: 116 MIN.</div>
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Produzione</div>
<div style="text-align: justify;">
A Warner Bros. release of a Silver Pictures, Waypoint Entertainment, RatPac-Dune Entertainment production. Prodotto da Joel Silver. Produttori esecutivi, Anthony Bagarozzi, Ken Kao, Michael J. Malone, Hal Sadoff. Co-produttori, Aaron Auch, Ethan Erwin.</div>
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Crew</div>
<div style="text-align: justify;">
Diretto da Shane Black. Sceneggiatura Black, Anthony Bagarozzi. Fotografia (colore), Philippe Rousselot; montatore, Joel Negron; music, David Buckley, John Ottman; production designer, Richard Bridgland; art director, David Utley; costume designer, Kym Barrett; sound, Peter J. Devlin; sound designer, James Harrison; supervising sound editor, Oliver Tarney; re-recording mixers, Chris Burdon, Paul Massey, Mark Taylor; special effects foreman, John J. Downey; assistant director, Andrew Ward; casting, Sarah Finn.</div>
<div style="text-align: justify;">
Con</div>
<div style="text-align: justify;">
Russell Crowe, Ryan Gosling, Matt Bomer, Kim Basinger, Keith David, Ty Simpkins.</div>
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<br /></div>
TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://variety.com/2016/film/reviews/the-nice-guys-review-russell-crowe-ryan-gosling-1201771964/" target="_blank">variety.com/</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-22621489525914525332016-05-15T10:29:00.001-07:002016-05-15T10:29:29.567-07:00Recensioni dal festival di Cannes: ‘The BFG’ di Steven Spielberg<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://i1.wp.com/pmcvariety.files.wordpress.com/2016/05/28b4d1c4-6748-426a-bf55-02b2a6955839.png?crop=45px%2C48px%2C1005px%2C560px&resize=670%2C377&ssl=1" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i1.wp.com/pmcvariety.files.wordpress.com/2016/05/28b4d1c4-6748-426a-bf55-02b2a6955839.png?crop=45px%2C48px%2C1005px%2C560px&resize=670%2C377&ssl=1" height="225" width="400" /></a></div>
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di Peter Debruge</div>
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<h3 style="text-align: justify;">
Un Mark Rylance tutto digitale trionfa sul pubblico con il suo grande, grande cuore in una storia di amicizia proibita che serve come un 'ET - L'extraterrestre' di Steven Spielberg per una generazione tutta nuova.</h3>
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Diciamo per ipotesi che i giganti esistano davvero. Che loro si aggirino goffamente per Londra, intorno all'ora delle streghe (mezzanotte), raccogliendo bambini dalle finestre degli orfanotrofi come spuntini notturni. Che uno tra di loro ha delle riserve riguardo tutto questo "cannibullismo" e potrebbe in realtà essere un buon amico, se gliene venisse data la possibilità. Non vi piacerebbe saperne a riguardo? Questa è la bellezza di “The BFG” di Roald Dahl, come portato in vita dal recente premio Oscar Mark Rylance: ci crederete. Non importa quanto fantastica la storia (e diventa piuttosto strano in alcuni punti), questa splendido adattamento diretto da <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/scoperti-da-spielberg-come-un-incontro.html" target="_blank">Steven Spielberg</a> rende possibile per i pubblici di ogni età di abituarsi a una delle più improbabili amicizie nella storia del cinema, risultante in una sorta di classico per famiglie istantaneo "essere umani" che una volta ci si affidava alla Disney per avere.</div>
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<br /></div>
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Il romanzo di Dahl ampiamente letto e quasi universalmente riverito inizia il suo viaggio per diventare un film di Spielberg circa 25 anni fa, pressappoco allo stesso tempo in cui il regista fece uscire uno dei suoi pochi fiaschi, la cacofonia che era una sgargiante rielaborazione di Peter Pan del 1991, "Hook - Capitano Uncino." Quel film propinò più idee cattive che buone, ma tra le sue lezioni a portar via c'era la nozione che la magia funziona solo fintanto che un bambino ci crede, e qui vediamo il principio messo in pratica. Tuttavia aspettare più di un paio di decenni significava abbandonare l'idea di scritturare Robin Williams come l'eponimo "Big Friendly Giant" (ndt. i grande gigante amichevole) (una scelta che avrebbe alterato interamente la chimica del film), è stato meglio che Spilberg abbia aspettato, che la tecnologia abbia raggiunto le ambizioni del progetto, consentendo a Rylance di diventare credibilmente un "runt" di 7 metri e mezzo - il più piccolo (sinora) in una razza di giganti in motion Capture.</div>
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“The BFG” sarà un film enorme. Questo è sottinteso: Con <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/alieni-per-famiglie-e-squali.html" target="_blank">Spielberg</a> al timone, “E.T. la sceneggiatrice di "E.t. L'extraterreste" Melissa Mathison alla macchina da scrivere (benché sia morta lo scorso novembre) e la meravigliosa immaginazione di Dahl - e vocabolario - all'avanguardia, il film ha un enorme potenziale al botteghino. Tuttavia, senza alcuna star cinematografica in piena regola o personaggi di una serie per far si che i pubblici di tutto il mondo vogliano vederlo, "The BFG" non avrà vita facile per avvicinarsi vicino ai 20 film con il più grande incasso di tutti i tempi (una lista in cui Spielberg attualmente detiene l'ultimo posto, con "Jurassic Park").</div>
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<br /></div>
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Fortunatamente, “The BFG”ha molte più cose in comune con "E.T." piuttosto che con "Hook," rappresentando ancora un altra opportunità per un giovane frainteso - in questo caso, Sophie di 10 anni senza genitori (l'esordiente Ruby Barnhill), che è sbalzata fuori dalla finestra del suo orfanotrofio ed è in fuga verso Giant Country - per connetersi con una creatura i suoi simili esseri umani semplicemente non capirebbero. Per una certa generazione, “E.T.” rappresenterà per sempre il film per bambini definitivo, e mentre certamente appartiene al pantheon, c'è sempre stato qualcosa di profondamente inquietante nel modo in cui la storia devia dall'essere un'opportunità di legame intergalattico a una favola da panico su come gli umani inevitabilmente rovinino qualsiasi cosa (un difetto che sostituire walkie-talkie alle pistole semplicemente non poteva riparare.)</div>
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<br /></div>
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Qui, sono gli altri nove giganti - un orrendo, irritabile gruppo, facilmente il doppio della taglia del BFG, con nomi come Fleshlumpeater, Bonecruncher e Meatdripper (ndt. Mangiaammassidicarne, Spezzaossa e Grondacarne), e con denti delle dimensioni di una lapide - che rappresentanto una minaccia, si oppongono all'idea di fraternizzare con il loro cibo. (Se il BFG abbia adottato Sophie come suo cucciolo o viceversa è argomento aperto alla discussione, cio nonostante a ogni modo, è un'idea affascinante per i bambini.) Il BFG avrà anche adottato una dieta più illuminata, sostituendo interamente con un vegetale puzzolente chiamato Snozzcumbers che fa suonare i fagioli di Lima assolutamente deliziosi, ma il resto preferisce ancora una bella leccornia umana. E tanto quanto sono sensibili ai suoni le grandi orecchie del BFG, così è il nasone gigante del capo gigante Fleshlumpeater (Jemaine Clement) all'odore di un potenziale bocconcino umano.</div>
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<br /></div>
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Ma Sophie non si fa intimidire facilmente, e fortunatamente, il suo coraggio è coraggioso in quello che avrebbe potuto in altro modo essere un film fin troppo spaventoso per chiunque dell'età di Sophie o più piccolo. Il BFG non ha pianificato esattamente cosa fare con Sophie dopo averla sottratta dall'orfanotrofio, sebbene anticipando il tipo di reazione che toccò a E.T. (dove umani spaventati avebbero potuto catturarlo e metterlo in uno zoo), è chiaro che non può lasciarla andare a spifferare riguardo all'esistenza dei giganti su "la teletele scatola delle fandonie e la radio squittente." Spielberg trattiene una vera e propria introduzione fino a che la coppia arriva a Giant Country, ma ci fa affezzionare al personaggio immediatamente rivelando la vistosa capacità della creatura di nascondersi in piena vista, in quanto il BFG usa le sue migliori mosse ninja notturne per evitare di essere notato a Londra.</div>
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Mentre gli altri giganti sono stati progettati ampiamente da zero (e in quanto tali, sembrano in qualche modo più convincenti allo sguardo), con il BFg, c'è un innegabile rassomiglianza a Rylence. Se qualcosa, i suoi tratti sono stati limitatamente distorti per adattarsi alle sue nuove dimensioni: alto quanto una porta da calcio è ampia, con mani delle dimensioni di pedane del supermercato, enormi orecchie da elefante e un naso che non sfigurerebbe sul monte Rushmore. Per quanto piacevolmente delicate i tratti di Rylance possano essere, questa riconfigurazione da specchio deformante richiede alcuni aggiustamenti da parte nostra, lanciando alcune delle gag a causa della prospettiva nelle scne iniziali imparando-a-conoscere nella sua caverna - che sembra non del tutto diversa da alcuni set de lo Hobbit immaginati dal suo collaboratore su "Le Avventure di Tintin" Peter Jackson. </div>
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Jackson inoltre introdusse Spielberg alla tecnologia che rese possibile "The BFG", ed è grazie a Joe Letteri e al team motion capture della WETA che Rylance - un caratterista il cui impatto spesso si basa sulla sua capacità di far sembrare facile ogni dato ruolo - ha successo nell'infondere nel suo avatr digitale di delicatezza e sfumature (l'esatto opposto di ciò che Williams probabilmente avrebbe apportato al ruolo). Senza voler fare alcuna offesa al pioniere del motion capture Andy Serkis, è eccitante vedere qualcun altro fare una di queste performance virtuali, anche senza Williams nel ruolo, chi può dire quante risate si sono perse lungo la strada.</div>
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Quello che di umoristico "The BFG" offre deriva quasi direttamente dal romanzo di Dahl, gran parte di esso dovuto al modo "sinuoso" di parlare del gigante in un dialetto conosciuto come "gobblefunk." Nel contempo, la sceneggiatura di Mathison eccelle maggiormente nell'approfondire il legame tra Sophie e il BFG piuttosto che a fare battute lungo il cammino. Se qualcosa, sembra abbassare i toni di alcune delle più scandalose gag di Dahl, inclusa una scena in cui Buckingham Palace erutta in un tripudio di "whizzpoppers" (ndt ripieni sibilanti...) (uno può solo immaginare come Eddie Murphy o Mike Myers avrebbero potuto portare questa flatulenta scena in un altra direzione). Ma lei inoltre ha inventato la miglior scena singola del film, sviluppando il fatto che il BFG cerca di compensare per la buffoneria di voler divorare gli umani degli altri giganti soffiando sogni piacevoli attraverso le finestre di bambini addormentati.</div>
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Su insistenza di Sophie, il BFG porta la ragazza con se in una spedizione di raccolta sogni, saltando attraverso una pozzanghera magica verso Dream Country, un mondo alla rovescia dove "phizzwizards" - letteralmente, la sostanza di cui i sogni sono fatti - circonda i rami di un albero gigante come il mesmerizzante screensaver Apple "Flurry". Insieme, la ragazza e il gigante inseguono queste sfocature fosforescenti come tante sfuggenti farfalle. Parlando esteticamente, è una sequenza assolutamente ipnotica, danto al collaboratore di lungo corso di Spielberg John Williams il momento più ricco da intensificare con una colonna sonora completamente orchestrale che riesce a incantare senza fare affidamento pesantemente come al solito su di un semplice ricorrente tema musicale.</div>
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Quelli che conoscono il libro di Dahl capiranno quanto vitali i sogni siano per risolvere la storia della distensione giganti-umani, e questa ipnotica "sequenza di sogno" - insieme a una coppia di altre scene ambientate nell'officina di miscelazione dei sogni del BFG - fanno sembrare la fantasiosa soluzione di Sophie quasi plausibile quanto l'idea che lei diventi amica dell'unico gigante benevolo del pianeta. Il finale, che porta il BFG faccia a faccia con la Regina d'Inghilterra, trova Spilberg fuori dalla sua zona comfort e dentro il reame della farsa, e nonostante gli adulti troveranno questa sezione regalmente sciocca, è un vasto miglioramento rispetto a scene simili in "Minions" e "Garfield 2."</div>
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Queste sono difficilmente i paragoni a cui potrebbe stare mirando Spielberg con quello che è chiaramente progettato per essere un classico a carriera inoltrata, sebbene arruolare l'assistenza della Regina è per quanto uno possa allontanarsi dal problematico ultimo atto di "E.T." - il che non è per dire che guardare Sua Maesta strapare "whizzpoppers" sia necessariamente una soluzione migliore. A questo punto nella loro collaborazione, Spielberg e il direttore della fotografia. Janusz Kaminski sono arrivati a illuminare e definire le loro inquadrature in un tale modo da sembrare assolutamente prestigioso, come se le cose non potessero essere state fatte in modo migliore. Qui, quella qualità consente a Barnhill (che assomiglia a una versione meno preziosa della star di "Matilda" Mara Wilson) e al Rylance virtuale di coesistere in maniera convincente, specialmente nelle meravigliose steppe verde smeraldo di Giant Country, dove Spielberg ci invita a credere ai nostri occhi. </div>
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6. Durata: 115 MIN.</div>
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Produzione</div>
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A Walt Disney Studios release of a Disney, Amblin Entertainment, Reliance Entertainment presentation, in association with Walden Media, of a Kennedy/Marshall Co. production. Prodotto da Steven Spielberg, Frank Marshall, Sam Mercer. Produttori esecutivi, Kathleen Kennedy, John Madden, Kristie Macosco Krieger, Michael Siegel. Co-produttore, Adam Somner.</div>
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Crew</div>
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Diretto da Steven Spielberg. Sceneggiatura, Melissa Mathison, based on the book by Road Dahl. Camera (color), Janusz Kaminski; editor, Michael Kahn; music, John Williams; production designer, Rick Carter, Robert Stromberg; costume designer, Joanna Johnston.</div>
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Con</div>
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Mark Rylance, Ruby Barnhill, Penelope Wilton, Jermaine Clement, Rebecca Hall, Rafe Spall, Bill Hader.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://variety.com/2016/film/reviews/the-bfg-review-steven-spielberg-1201774476/" target="_blank">variety.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-18333637202350979012016-05-14T11:39:00.000-07:002016-05-14T11:39:02.512-07:00Il regista di 'Mad Max' George Miller è fin troppo sano per essere un Genio folle <div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://cdn3.thr.com/sites/default/files/2016/05/splashd-miller_copy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn3.thr.com/sites/default/files/2016/05/splashd-miller_copy.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di Stepehen Galloway</div>
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<b>Il presidente della giuria di Cannes — una scelta a sorpresa per l'influente ruolo — si apre su di un trauma infantile, sul bottino di Oscar di 'Fury Road', sul suo shock per l'esaurimento di Mel Gibson e l'avventurarsi nella commedia (sua moglie pensa che sia per provarle che è divertente)</b></div>
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"Caro George," inizia il messaggio. "Questo numero è ancora il tuo? Ed è questo il modo migliore per raggiungerti? C'è qualcosa che mi piacerebbe discutere con te … I miei migliori auguri e felice anno nuovo. A bientot, Thierry."</div>
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"Thierry" era Thierry Fremaux, il capo del Festival del cinema di Cannes Film, e il 7 Gennaio, all'apice della frenesia della stagione degli oscar - una settimana prima che Mad Max: Fury Road sarebbe stato inondato con 10 nomination all'Oscar e quattro mesi prima dell'evento in Riviera fosse in preparazione - stava raggiungendo Geroge Miller per chiederli se il regista Australiano sarebbe stato presidente per la giuria di quest anno.</div>
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"Io dissi, 'Oh, Mi piacerebbe molto!' " ricorda Miller, 71. "Chiesi a Margaret [Sixel, la sua compagna e montatrice], 'Che ne pensi?' Lei disse: 'Fallo, fallo, fallo!' "</div>
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È difficile immaginare un cineasta che, in superficie, incarni di meno la moralità d'essai di Cannes. Questo è un uomo che ha reimpostato il genere action, la cui visione propulsiva ha innalzato Fury Road allo status di blockbuster, incassando 378 milioni di dollari in tutto il mondo - più della maggior parte dei contendenti a Cannes messi assieme.</div>
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Ma sedere con lui in un ristorante di Sidney un pomeriggio di metà aprile, è difficile riconciliare questa figura benevolente con il maestro del caos controllato di <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/03/le-storie-piu-folli-sulla-realizzazione.html" target="_blank">Mad Max</a>, un timoniere che definisce il termine "dinamico." Con i suoi occhiali rotondi da gufo e i suoi capelli grigi al vento, sembra più un accademico, o forse il dottore che è quasi diventato, piuttosto che l'oscuro maestro delle modifiche a raffica.</div>
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"Ho passato 140 giorni o più con lui, e lui è coerentemente quell'uomo buono," ha detto Charlize Theron, una delle star del suo Fury Road. "Penseresti che le persone che realizzano questi film, spinti dal testosterone e dalla velocità e dalla rabbia, sono semplicemente dei duri; ma c'è una gentilezza in George e un modo di parlare delicato."</div>
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Un estremista nel suo lavoro, Miller è un conservatore nel suo stile personale: indossa una camicia bianca e un blazer blu e possiede solo uno smoking, che ha comprato 35 anni fa. (È combattuto se comprarne o meno un altro per Cannes.)</div>
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Quando gli viene chiesto riguardo alla recente controversia #OscarsSoWhite, è così diretto: "La mancanza di diversità è triste," dice. "Non c'è dubbio che ci fossero interpretazioni e film con un cast prevalentemente Afro-americano che meritavano di essere lì tanto quanto ogni altro film lì presente."</div>
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È felice di parlare di libri tanto quanto di film (preferisce i libri non di fiction e sta leggendo The Road to Ruin, su di un ex primo ministro Australiano,avendo appena finito la biografia scritta da Robert K. Massie Catherine the Great: Portrait of a Woman). È inoltre pronto a discutere le abilità di sua moglie nel giardinaggio tanto quanto del suo stesso talento.</div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/FRD-30489.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/FRD-30489.jpg" height="266" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-size: medium; text-align: start;">Theron e Miller sul set di Mad Max:Fury Road “Lei è incredibilmente disciplinata,” dice Miller. “Sempre la prima sul set e molto, molto chiara riguardo a ciò che vuole fare e senza timore riguardo alle sue opinioni." </i></td></tr>
</tbody></table>
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"Lui è un grande lavoratore, e pensa davvero profondamente," dice Sixel, con cui ha due figli, rispettivamente di 15 e 20. (Lui inoltre ha una figlia più grande da un precedente matrimonio.) Quindi lei ride. "Ma per un sacco di tempo, se ne sta disteso nel suo letto."</div>
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La coppia, che è stata assieme per un quarto di secolo, lavora in un vecchio cinema di Sidney, dove Miller si circonda con colleghi di una vita, incluso uno dei suoi tre fratelli, Bob Miller, e Doug Mitchell, il suo partner nella Kennedy Miller Mitchell company. (Il suo altro partner, Byron Kennedy, morì in un incidente di elicottero 1983.)</div>
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Anche se vive lontano 7.500 miglia, Sixel dice che Miller è "completamente affascinato" dalla politica americana e segue ogni giorno il processo delle elezioni presidenziali in corso. Inoltre si tiene a prudente distanza da Hollywood e sa poco riguardo il funzionamento interno della sua casa da lungo tempo, Warner Bros. Ma dice, senza elaborare, che"ci siamo ritrovati nella competizione," quando tre alti dirigenti furono considerati come presidente dello studio, un lavoro che alla fine andò a Kevin Tsujihara.</div>
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Lui è franco riguardo alcune delle persone controverse con cui ha avuto a che fare, incluso l'originale Mad Max, Mel Gibson.</div>
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"Ogni volta che lo vedo, gli voglio sempre bene," dice. "Ma mi ricordo di aver ascoltato quei nastri dove stava parlando alla sua ragazza [Oksana Grigorieva, con cui Gibson se la prese con rabbia vulcanica durante una chiamata che fu registrata e in seguito diffusa al pubblico]. Era completamente fuori controllo. C'era qualcosa di profondamente, radicalmente adirato. E io ero scioccato."</div>
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Raramente si intrattiene con le celebrità ma dice che fu impressionato dalla civiltà del più famoso cittadino d'Australia, Rupert Murdoch, con cui ha lavorato in passato.</div>
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"Finimmo a realizzare circa tre o quattro miniserie, e ogni volta che avevano successo, ci portavano fuori a cena," dice. "Ciò che era davvero interessante riguardo a Murdoch era: Lui era davvero molto educato. Ricordo che eravamo a cena, e a un certo punto qualcuno sussurrò, 'Faresti meglio a chiamare Rags.' Rupert "Rags" Henderson era l'editore capo del giornale rivale, questo duro guerriero della carta stampata, adesso vicino ai 90 anni e cieco. E Rupert, il suo arcinemico, lo chiamava ogni volta che era a Sidney, in segno di rispetto."</div>
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Quando Miller assumerà i suoi nuovi doveri a Cannes, avrà imparato da due precedenti periodi come giurato: nel 1988, quando una giuria guidata dal regista italiano Ettore Scola diede la Palma d'oro a Pelle alla conquista del mondo; e nel 1999, quando una giuria condotta dal canadese David Cronenberg l'assegnò al crudemente minimalista Rosetta.</div>
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"Era così interessante nel '88," dice Miller, descrivendo il funzionamento interno di Cannes per la prima volta, "perché c'erano state così tante storie riguardo alla manipolazione [dei voti] durante la Guerra Fredda." Persino considerando che aveva sentito storie riguardo a giurati del blocco comunista cambiare i voti sotto pressioni politiche, lui non lo vide mai. Un anno prima della caduta del muro di Berlino, dice: "Non c'era tutto. Fu completamente senza interferenze."</div>
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Inoltre rivela la sua visione dell'amore dei giurati per Rosetta, che non piacque a molti osservatori. "Fu mostrato nel penultimo pomeriggio," dice. "[Prima di allora] un numero di membri della giuria dicevano che si sentivano depressi perché niente spiccava davvero. Poi uscì Rosetta. È un film davvero cupo riguardo una giovane ragazza, completamente povera, che semplicemente farebbe qualsiasi cosa per un lavoro. Ma alla fine era così positivo nei confronti della vita. A un certo punto dell'ultimo pomeriggio, Cronenberg disse: 'Facciamo semplicemente una votazione per vedere dove siamo. Quale film pensate dovrebbe vincere la Palme d'Or?' In 49 secondi, ci fu un voto unanime per Rosetta. [L'allora capo del festival] Gilles Jacob disse, 'In tutti gli anni che sono stato a Cannes, non ho mai visto una decisione presa così rapidamente.'"</div>
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Nella mattina del 28 febbraio , Miller si svegliò al Montage Beverly Hills hotel, pronto per andare agli Oscar.</div>
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"Ero sorpreso che avessimo [ottenuto] 10 nominations," dice, "e io non avevo alcuna aspettativa. Sapevo, essendoci già passato prima, di dover moderare davvero le aspettative. Le persone dicono, 'Vincerai!' e non ti succede. Stavamo facendo colazione, solo Margaret e Io, e [parlavamo di] cose davvero ordinarie. Margaret è qualcuno che non si trucca mai, ma decise che una truccatrice dovesse venire con noi. Lei comprò il vestito solo il giorno prima. Dissi, 'Margaret, perché non indossi lo stesso vestito che hai indossato ai BAFTA?' E lei rispose, 'Le persone mi vedranno.' "</div>
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Ore dopo, la coppia sedeva in una delle prime file a lato del Dolby Theatre mentre la cerimonia veniva preparata, chiacchierando con Louis C.K., che non sembrava sapere chi fossero fino a che il film iniziò a vincere premi. "Non riuscivamo a sentire molto," dice Miller. "Quindi non potevo sentire le battute di Chris Rock molto bene."</div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/MBDMAMA_EC056_H.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/MBDMAMA_EC056_H.JPG" height="277" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /><span style="font-size: small; font-style: italic; text-align: start;">Miller e Gibson nel 1981 sul set di Mad Max Oltre la sfera del Tuono. “Era un attore puro,” dice Miller. “Aveva un carisma rozzo.”</span></td></tr>
</tbody></table>
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Fu deliziato quando Sixel vinse l'Oscar per il montaggio e ammette che brevemente ebbe le palpitazioni mentre il film iniziava ad accumulare premi (ne vinse sei in tutto), solo per perdere il premio alla regia in favore di Alejandro G. Inarritu e il miglio film in favore di Spotlight. Entrambe le perdite lo lasciarono imperturbato.</div>
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Dopo di che, la coppia si infilò in una macchina con alcuni colleghi e si diresse verso il Vanity Fair party. Non erano stati invitati. "Quando Happy Feet vinse, dissero, 'Oh, puoi andare a qualsiasi party con l'Oscar,' " spiega Miller. E Margaret disse: 'Abbiamo un Oscar. Ecco l'Oscar.' " Quando arrivarono, una guardia di sicurezza guardò la statuetta con scetticismo, poi iniziò a controllarlo, centimetro per centimetro.</div>
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"I o dissi, 'Perché lo controlla così attentamente?' " ricorda il regista. "La guardia disse 'Abbiamo già visto due Oscar falsi.' "</div>
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A 7 anni, Miller quasi morì.</div>
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Era nato a Brisbane figlio di immigrati greci. Suo padre lasciò la sua terra d'origine all'età di 9 anni da solo e cambiò il suo cognome da Miliotis, mentre la famiglia di sua madre arrivo in Australia come rifugiati dall'Anatolia. Miller è crecsiuto a Chinchilla, 200 miglia a nordovest di Brisbane, dove suo padre aveva un supermercato.</div>
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Un giorno nelle campagne vicine a Chinchilla, andò a cavalcare con tre amici e decise di sfuggire al caldo facendo un tuffo in un fiume lì vicino. "C'era un meraviglioso prato dall'altra parte, e dicemmo, ' Nuotiamo attraverso il fiume,' " ricorda. "Quello che non realizzavo era che il più grande dei ragazzi, che era uno dei più apprezzati sportivi a scuola, non sapeva nuotare." Quando Miller raggiunse il punto più lontano, si girò indietro per vedere il suo amico sparire sotto l'acqua. "Mi tuffai, pensando che potevo davvero nuotare bene, e l'avrei aiutato a uscire. E lo raggiunsi, e mi afferrò, e stavamo andando a fondo."</div>
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Dopo una lunga lotta, Miller perse conoscenza, ma un cowboy li vide e si tuffo con il suo cavallo, trascinando fuori i ragazzi. "Mi svegliai tossendo fuori acqua in questo posto davvero isolato," dice.</div>
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Morte, e un accresciuto senso della fragilità della vita, esistono come eternamente dati nella mente di Miller. Entrambi sono familiari a un ragazzo cresciuto nella campagna, dove la cena spesso sarà la più vicina gallina starnazzante.</div>
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La sua feroce e spesso fatalista immaginazione fu presente fin dalla giovanissima età. Parla di "terrori notturni" che ha sperimentato dopo essere stato mandato in collegio all'età di 11 anni, "queste sensazioni di aver fatto qualcosa di così irrevocabile, che non sai nemmeno cos'è, ma non puoi mai riprenderti da esse. Avevo un profondo senso di terrore. E c'erano sempre questi strani piccoli sogni, sogni ricorrenti di un uomo a cavallo cavalcando in un paesaggio desertico, e il paesaggio iniziava a muoversi e lui veniva inghiottito.</div>
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Miller finì per andare alla facoltà di medicina, ma lì iniziò a esplorare altri interessi. "Mi piaceva davvero studiare medicina, ma iniziai a vedermi nel divenire" disse. "Feci teatro e filosofia, e quello mi liberò. C'era una società cinematografica, quindi iniziai ad andare. Iniziai a dipingere come un pazzo."</div>
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Racconta un ricordo ossessionante dalla sua residenza a Sidney. Una notte, a seguito di un terribile incidente automobilistico, cinque persone furono portate d'urgenza al pronto soccorso. "C'era una ragazza che portarono dentro," dice. "Aveva una coperta di gomma avvolta intorno a se, e la sollevai e non potevo nemmeno capire cosa avrebbero dovuto essere le sue gambe, era schiacciata in maniera così grave." Cerco di inserire una flebo ma non poteva trovare una vena che l'avrebbe portata nel braccio, così la inserì nel collo. "Fu cosciente tutto il tempo," aggiunge. "Continuava a dire, 'Uccidetemi.' Un prete era lì, e continuava a strillare 'Dì che ti dispiace!' Non voleva che andasse al purgatorio o qualcosa di simile. Fu portata nella sala operatoria e morì quella notte."</div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/GettyImages-512875068.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/GettyImages-512875068.jpg" height="400" width="266" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-size: medium; text-align: start;">Miller e Sixel, la sua montatrice e compagnia, ai Premi Oscar di quest anno, dove Mad Max: Fury Road ha vinto sei Oscar. Dice Miller, “Ci conoscevamo da molto tempo prima di innamorarci — fu attraverso il lavoro.”</i></td></tr>
</tbody></table>
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Otto anni più tardi, lei ritornò in sogno. "La sua testa era separata dal corpo eccetto che per un filo di pelle," dice. "Stava dicendo, 'Uccidimi!' Non riuscivo a capire come potesse parlare."</div>
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I sogni, e il linguaggio dei sogni, pervadono i lavori migliori di Miller. a un certo punto in Fury Road, quando i suoi personaggi sono avvolti da una tempesta di sabbia, il cielo granuloso diventa rosso sangue, come se la loro vita emotiva avesse marchiato l'intero pianeta, lasciandosi indietro il naturalismo.</div>
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Miller si innamorò del cinema da bambino, quando entrava e usciva in continuazione dal cinema locale che proiettava di tutto dal Pinocchio del 1940 a la Cosa di un altro mondo del 1951, un film che i suoi genitori gli vietarono di guardare ma che si fece strada nei profondi recessi della sua immaginazione quando si intrufolò sotto il cinema e ascoltò ogni suono mentre la storia si dispiegava.</div>
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Mentre era all'università di medicina, aiutò suo fratello Chris a realizzare un corto. "Fu girato in un fine settimana," racconta. "C'era un clown alla Marcel Marceau su di una bicicletta, inseguito da cinque suore in motocicletta. Pensai che fosse davvero divertente." Fu affascinato nel vedere il film prendere vita nel montaggio e persino di più quando lo guardò di fronte a un pubblico. "Le risate non si spensero mai. Fu un momento talmente esilarante perché avvenne solo tramite il montaggio, e non me lo sarei mai aspettato. Mi fece davvero conoscere la nozione di ritmo"</div>
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Quando Chris vinse un posto per un corso di cinema di una settimana a Melbourne, George era determinato a parlare la sua entrata e si diresse verso la scuola nella sua moto Honda 90. Era a 500 miglia di distanza, e quando arrivò lì e disse all'amministratrice della scuola cosa aveva fatto, lei ne fu così impressionata (o scioccata) che consentì anche a lui di studiare lì.</div>
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Dopo aver fatto vari lavori sui set e persino come muratore, Miller, all'età di 31 anni, raccolse i soldi per realizzare il film a basso budget Mad Max. L'attore James Healey era stato la scelta originale di Miller per il ruolo di Max, ma Healey rifiutò, e Mel Gibson fece una buona impressione in un provino. Nel film, lo stile del regia era tratteggiato come pienamente formato, un cinetico, esplosivo assalto ai sensi. Con la sua telecamera inferocita e il montaggio alla frazione di secondo, contrapponeva un futuro cupo con una eccitata, vertiginosa gioia nell'essere vivo.</div>
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"Persino nei momenti tranquilli, c'è movimento," dice Courtenay Valenti, executive vp creative development and production presso Warner Bros. "Non c'è mai una stasi raggiunta. Sta sempre cercando di spingere il cinema così che il pubblico si possa connettere a un livello profondo e viscerale con i suoi personaggi."</div>
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Questo, dice Miller, "è qualcosa che stavo facendo senza pensarci su. Inconsapevolmente, stavo cercando di creare l'illusione di uno spazio tridimensionale. Ma ci vuole molto per muovere la videocamera e poi coordinare quei movimenti con gli attori perché hai molte più parti mobili." Il film divise nettamente la critica - il The New York Times lo definì "orrendo e incoerente, e mirato , probabilmente in modo accurato, al pubblico più di bocca buona" - ma due decenni più tardi, il giornale lo mise in una lista dei migliori film mai realizzati. Nel frattempo, il pubblico adorò il film, che alla fine incassò più di 100 milioni di dollari.</div>
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Fu seguito da due sequel (Interceptor - Il guerriero della strada del 1981 e Mad Max - Oltre la sfera del tuono del 1985) e poi realizzò film completamente diversi come la commedia nera Le Streghe di Eastwick (1987), il dramma L'Olio di Lorenzo (1992), Babe- Maialino coraggioso e il premio Oscar Happy Feet.</div>
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Nel 2001, ritornò a Mad Max in uno sforzo abortito che lo rimise in squadra con Gibson. "Eravamo a circa 11 settimane dalla pre-produzione," dice. "L'accordo non fu mai finalizzato, e poi accadde l'undici settembre, e da un giorno all'altro tutto cambiò."</div>
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Tom Hardy, che prese il ruolo di Max in Fury Road quando Miller ritorno alla serie nel 2014, " se ne fece un punto d'onore di riunirsi con Mel a cena, una sorta di passaggio del ruolo," dice, fermandosi per formulare i suoi pensieri su Gibson in parole. "E fu Tom che disse: 'Puoi scommettere che per quanto male si senta riguardo all'altra persona [Grigorieva], si sente peggio nei confronti di se stesso. Un profondo senso di rimorso.' Non ho mai parlato a Mel riguardo a come si senta riguardo quei momenti, e non l'ho mai visto quando era giova, l'ho visto avere parecchi guai con l'improvvisa adorazione."</div>
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Dopo la pazzia a Cannes, Miller ritornerà al lavoro che ama e allo stile di vita che è comodamente rimosso da troppa confusione.</div>
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Il cineasta è a buon punto nella scrittura di una nuova sceneggiatura ma preferisce di non rivelare il titolo o la trama. ("George dice che io non penso che lui sia divertente," dice Sixel. "Sta scrivendo una commedia solo per provarlo.") Questo sarà il suo prossimo progetto, spera, su di una scala molto più piccola di Fury Road.</div>
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Intende dare un seguito a quest ultimo, usando una sceneggiatura già scritta o un adattamento di un romanzo del co-sceneggiatore Nick Lathouris: "C'è una forte possibilità [che io lo diriga], ma non sarà il successivo."</div>
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Sta aiutando due giovani cineasti con i loro documentari e sta assorbendo il lavoro di altri. In particolarmente ammira Breaking Bad. "Quando le persone mi chiedono, 'Dovrei andare a una scuola di cinema?' lui gli risponde: "Guarda, la cosa migliore che puoi fare è sederti e guardare le 63 ore di Breaking Bad per 10 volte e ogni volta concentrarti su uno degli elementi - la scrittura, le riprese, lo svolgimento della storia, la recitazione, la musica, il sonoro"</div>
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La sua apertura alle idee delle altre rimane intatta, il suo intelletto spazia tra politica e medicina, storia e tecnologia. Parla con un contagioso piacere sull'ascoltare il ragtime di Eubie Blake, così come fa per il lavoro di Buckminister Fuller, un uomo che sentì parlare per la prima volta quando Miller era ancora uno studente.</div>
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"Andai a una sua lezione nel 1968 o nel '69," dice. "Quelle due ore aprirono completamente le porte della percezione. Erano su cose con cui stavo combattendo in modo inetto, una visione del mondo che non potevo articolare. Fino a quel momento, avevo sempre sentito che stavo facendo ciò che ci si aspettava da me. Ero ancora un bravo ragazzo. Poi lui disse, da qualche parte nel mezzo della sua lezione . suona molto semplice - 'Io non sono un sostantivo. Io sembro essere un verbo.' Andò avanti a dire che il processo evolutivo è una funzione integrante dell'universo. E in quelle tre o quattro frasi, descrisse chi siamo come umanità."</div>
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è una descrizione che si applica tanto al lavoro di Miller tanto quanto a qualsiasi sforzo umano, una spinta in avanti, una fede nell'infinito e benedetto cambiamento, che può essere avvertito in ogni inquadratura dei suoi film. "Tutto è dinamico," dice, attingendo a Fuller. "Tutto cambia, niente è statico. Questa è la grande cosa: Tutto è verbo."</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE: <a href="http://www.hollywoodreporter.com/features/mad-max-director-george-miller-889872" target="_blank">hollywoodreporter.com/</a><br />
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-82460617249983503462016-05-13T15:08:00.000-07:002016-05-13T15:08:14.225-07:00Il Ragazzo prodigio di 'Arma Letale' (ed ex festaiolo) Shane Black è tornato... ed è ancora in cerca d'Azione<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://cdn4.thr.com/sites/default/files/2016/05/thr_shaneblack_shot_04_353-h_2016-thr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn4.thr.com/sites/default/files/2016/05/thr_shaneblack_shot_04_353-h_2016-thr.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di Benjamin Svetkey </div>
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<b>Il suo ultimo film proiettato a Cannes — 'The Nice Guys' interpretato da Ryan Gosling e Russell Crowe — mentre il 54enne rivela i suoi giorni selvaggi a Hollywood e come Robert Downey Jr. lo ha portato dentro per dirigere 'Iron Man 3.'</b></h3>
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Trenta anni fa, quando <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/03/ryan-gosling-strilla-ulteriori-scoop-da.html" target="_blank">Shane Black</a> stava iniziando come sceneggiatore, sapeva dove viveva quando divenne ricco. di fatto, descrisse la casa in una sceneggiatura a cui stava lavorando all'epoca "EST. LUSSUOSA CASA di BEVERLY HILLS — Tramonto," inizia una scena. "Il tipo di casa che comprerò se questo film sarà un grande successo. Cromo. Vetro. Legno intagliato. In più un solarium esterno: una struttura di vetro, come una serra, solo che c'è una grande piscina all'interno. Questo è davvero un grande posto per fare sesso."</div>
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Quel film — Arma Letale — fini per incassare 120 milioni di dollari in tutto il mondo. E Black in seguito si trasferì in un lussuoso castello francese in Hancock Park. Non avevo un solarium o tanto cromo, ma decisamente sembrava esserci parecchio sesso. Per larga parte degli anni 90 e all'inizio dei 2000, è stata l'ambientazione per alcune delle più selvagge, più corrotte feste di Hollywood. "Era sconvolgente per me," ricorda Black con un ghigno mentre si stende nella spazioso salotto della casa, dove così tante celebrità ubriache hanno pomiciato con stelline in topless. "La Hollywood di cui avevo letto da ragazzo — era proprio lì, nella mia stessa casa!"</div>
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I giorni di Black da animale da festa sono finiti. A 54 anni, sta entrando nel terzo atto della sua carriera — un risultato notevole considerando che i primi due l'hanno quasi ucciso. Cominciò negli anni 90 come uno dei più pagati, più ricercati sceneggiatori di Hollywood (4 milioni di dollari per Spy) e ha finito il decennio come una battuta dell'industria, un simbolo degli eccessi sullo schermo - e fuori da esso. Alcolismo, abuso di droga, atrofia della carriera, ex-ragazze arrabbiate con avvocati a seguito - Black ha spuntato più o meno tutte le crisi sulla lista per uno sceneggiatore di successo di Hollywood dell'epoca. Ma diversamente da molti dei suoi pari - come lo sceneggiatore di Showgirls Joe Eszterhas, che ha finito per trasferirsi in Ohio - Black riuscì rimanere nei paraggi.</div>
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"I tipi con cui sono uscito durante gli anni 90, i grandi sceneggiatori di genere all'epoca, sono scomparsi dal radar," nota Black. "Per qualche ragione, eccomi qui, 30 anni nell'industria, ancora valido, ancora realizzo film.</div>
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E adesso, cavalcando lo slancio a razzo del suo successo del 2013 anno in cui scrisse e diresse <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/03/conti-in-sospeso-come-disney-e-marvel.html" target="_blank">Iron Man 3,</a> ha continuato il suo più scioccante colpo di scena finora: il suo stesso ritorno. Sarà a Cannes per mostrare il suo ultimo film, The Nice Guys, un ritorno alla formula della commedia buddy d'azione (che ha scritto e diretto) interpretata da Ryan Gosling e Russel Crow come detective stupidotti che si muovono impacciati per L.A. negli anni 70. d.</div>
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"C'è un po' di Cinderella Man in lui," dice Robert Downey Jr., paragonando Black a Jim Braddock, il peso massimo degli anni 30 che si riprende da una crisi per vincere un titolo mondiale. "È sopravvissuto ad alcuni veri e propri pestaggi. Ma è un tipo rialzati-e-butta-in-fuori-il-mento. È incredibilmente tosto."</div>
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"Pensai che stesse portando il caffé," dice il regista di Arma Letale<a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/superman-inside-story.html" target="_blank"> Richard Donner</a>, ricordando il suo primo incontro con Black nel 1986. "Era solo questo ragazzino. Davvero sobrio. Davvero intenso."</div>
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Black aveva solo 24 anni, appena uscito dalla scuola di sceneggiatura dell'UCLA, quando vendetto la sua specifica sceneggiatura su due poliziotti spaiati di L.A. — uno un uomo tutto famiglia, l'altro un sociopatico suidica — alla Warner Bros. Viveva con un mucchio di amici sceneggiatori in un bungalow a West L.A. — loro lo chiamavano "Pad o' Guys," (un cartello "Open 24 Hours" era appeso alla finestra). "Era un gruppo notevole," dice Black. "David Silverman era lì - lui proseguì a dirigere il film dei Simpson. C'era Ed Solomon, che scrisse Men in Black. Jim Herzfeld, che fece Ti presento i miei. David Fincher passava di tanto in tanto."</div>
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Arma letale cambiò tutto — per Black e per Hollywood. Era una visione completamente fresca della formula action - un dramma basato sui personaggi a cui capitava di avere dell'esplosioni - e rese Black lo sceneggiatore più caldo in città. "I film Action prima di allora, erano tutti personaggi generici e violenza gratuita," dice Donner. "Ma i personaggi nella sceneggiatura di Shane erano così brillanti, l'azione divenne semplicemente parte della metafora. Non avevo mai letto niente di simile." Ce ne sarebbero stati altri tre come quello in seguito, nonostante Black smise di scrivere seguiti dopo divergenze creative con la Warner su Arma Letale 2 (Black voleva che il personaggio di Mel Gibson morisse, lo studio non voleva, quindi se ne andò). Invece, nel 1989, scrisse un altro buddy d'azione, L'Ultimo Boy Scout, un thriller su di un Agente del Servizio segreto in disgrazia che unisce le forze con un giocatore fallito del NFL per risolvere l'omicidio di una spogliarellista. La sceneggiatura innescò una guerra di offerte, con la Warners (che alla fine scritturò Bruce Willis, Damon Wayans e una nuova arrivata di nome Halle Barry) che staccò un assegno di 1,75 milioni di dollari, il massimo che uno studio avesse pagato per una sceneggiatura all'epoca.</div>
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Quel giorno di paga impallidì in confronto con ciò che successe nel 1994, quando Spy, un thriller che sarebbe finito per diventare un veicolo per Geena Davis, divenne la prima sceneggiatura originale a essere venduta per 4 Milioni di dollari. Black festeggiò comprando la casa di Hancock Park e dando enormi feste. Ma era in realtà l'inizio della fine della sua buona sorte. "C'era una vampata di ritorno nella comunità degli sceneggiatori," ammette Black. Rendendo le cose peggiori, il film alla fine ruppe le uova nel paniere in maniera spettacolare, incassato solo 33 milioni negli USA. (con un budget di 65 milioni).</div>
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E così di punto in bianco, non era più richiesto.</div>
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"Cercai di unirmi all'Academy," dice, ricordando il momento in cui la sua fiducia in se stesso è crollata. "Ricevetti una lettera in riposta. Diceva, 'Lei non è adatto a diventare un membro, ma è libero di ritentare quando avrà realizzato più opere.' Avevo fatto Spy, Last Action Hero, Arma letale 1 e 2, L'ultimo Boyscout Lì è quando realizzai che non era la mia immaginazione. Questo era un affronto intenzionale. Questo era, 'Non vogliamo quel costoso scribbacchino tra di noi.' "</div>
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Nel 1998, Black scomparve dalla vista in un certo modo. Poteva ancora essere ritrovato a dare feste al suo castello e a volte spuntava per un cammeo nel film di un amico (ha interpretato il manager di un cafe in Qualcosa è cambiato di James L. Brooks). Ma il suo nome scomparve dai crediti come sceneggiatore per quasi un decennio. Articoli suggerivano che avesse abbandonato la scrittura. In verità, trascorse molto di quel tempo meditando sulla percezione che Hollywood aveva di lui come uno strapagato hipster festaiolo. "Non capivano che non lo facevo solo per i soldi — Io volevo raccontare una buona storia," dice. "Mi videro in una casa piena di super modelle, non una casa piena di libri. Non mi conoscevano."</div>
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<a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/THR_ShaneBlack_Shot_01_073_embed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/THR_ShaneBlack_Shot_01_073_embed.jpg" height="298" width="400" /></a></div>
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Per la cronaca, gli scaffali nella sua casa sono pieni di migliagia di vecchi romanzi pulp tascabili. Black ha letto questa roba sin da quando era un timido, ragazzino introverso che viveva a Pittsburgh - suo padre, un tipografo, lo iniziò presto ai romanzi Hard boiled - e i ritmi e i gerghi di queste storie di detective sono avvolti nei dialoghi di ogni sceneggiatura di Shane Black. Dopo il rifiuto dell'Academy, Black decise di mirare più in alto e scrivere un film senza massacri - una commedia romantica. Ci lavorò su per anni, cercando consiglio da Brooks, che diventò un mentore, ma non andava da nessuna parte. Alla fine, risolse i problemi della sceneggiatura aggiungendo un omicidio e una coppia di detective. Diventò Kiss Kiss Bang Bang, e a Black piacque così tanto, che decise di dirigerlo lui stesso. Il guaio era che, nessuno all'epoca voleva assumere Shane Black come regista. Nessuno voleva assumerlo come sceneggiatore. "Nessuno voleva nemmeno leggerlo," ricorda.</div>
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Quasi nessuno. Joel Silver, l'esuberante produttore che aveva lavorato con Black su Arma Letale e L'Ultimo Boyscout, riuscì a racimolare 15 milioni di dollari per un budget. E poi Silver trovò una stella che Black potesse permettersi per quella miseria: Downey, appena uscito di prigione e tutto eccetto che inabile al lavoro, per caso stava uscendo con il braccio destro di Silver, Susan Levin (in seguito Susan Downey). "Quando andavo all'ufficio di Joel per un incontro, Downey era lì tutto il tempo con Susan," dice Black. "Così dicemmo: 'Hey, puoi leggere queste battute? Stiamo facendo un po' di prove di lettura,' e Joel e io ci guardammo l'un l'altro e dicemmo, 'Questo è f__mente perfetto.'"</div>
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Kiss Kiss Bang Bang si rivelò essere un contorto thriller pieno di battute sagaci e sfacciate, voci fuori campo che rompono la quarta parete. "C—, cattiva narrazione," Downey si scusa con il pubblico dopo aver trascurato di rivelare un po' di informazioni chiave nella sequenza d'apertura. "Come mio padre quando racconta una barzelletta. Oh, aspetta, torniamo indietro. Mi sono scordato di dirti che il cavallo era quello dei pantaloni." Il film divenne un classico cult moderno; Rotten Tomatoes gli da quattro stelle. Ma nel 2005, scivolò dentro e fuori i cinema quasi ignorato. Fu un grande smacco per Downey — "Non fu il party di rilascio che pensavo sarebbe stato," dice, ma la sua performance attrasse l'attenzione del regista Jon Favreau, che solo pochi anni dopo avrebbe messo Downey in un certo vestito di metallo. "Fini per essere il mio biglietto da visita per Iron Man," dice l'attore.</div>
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Black fece i conti con la delusione facendo festa più intensamente che mai. "Ero abituato a cavarmela con il bere," dice. "Potevo dire, 'Berrò solo due drink stanotte, e mi fermerò lì.' Ma circa intorno a quell'epoca, persi la capacità di fermarmi." Allo stesso tempo, ci fu inoltre un'incasinata rottura con una fidanzata che fece causa a Black, sostenendo, tra le altre cose, che durante una crisi alimentata dalla cocaina, Black le aveva puntato la pistola contro e aveva sparato nel muro. Black negò le accuse e fece causa a sua volta, chiedendo al giudice di ordinare una perizia mentale della sua Ex. "Mi sono fatto un sacco di droghe prima di disintossicarmi," dice Black. "Pensavo di essere così attraente e così fico, ma realizzai che quando l'alchol finì e la sacca delle droghe era vuota, tutti si erano spostati a un altro party." Quel fallimento romantico, tra gli altri, ha tenuto Black single e diffidente nei confronti delle relazioni. "Sono cinico riguardo al tipo di ragazza che gira nella comunità di Hollywood," dice.</div>
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<a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/THR_ShaneBlack_Shot_02_225_embed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/THR_ShaneBlack_Shot_02_225_embed.jpg" height="298" width="400" /></a></div>
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Nel 2008, toccò il fondo e decise di fare alcuni cambiamenti. Black svuotò l'armadietto dei liquori, e buttò nel gabinetto la sacca delle droghe - e iniziò a scrivere nuovamente. Racimolò qualche progetto durante i successivi due anni. E poi, nel 2010, il telefono squillò. "Era Robert Downey Jr.," dice Black. "Mi disse, 'Voglio che tu scriva e diriga un film di Iron Man.' E tutto cambiò di nuovo."</div>
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Pessima narrazione, ma torniamo ai primi anni 2000, alla parte dove Black finì la sceneggiatura di Kiss Kiss Bang Bang ma non riusciva a farla leggere a nessuno. Black decise di trascorrere un po' di tempo sperimentando con una idea per una sceneggiatura con il suo amico e talvolta co-sceneggiatore Anthony Bagarozzi. Nessuno dei due ha una idea chiara di ciò che stavano scrivendo— detective a L.A. era tutto ciò che avevano da cui partire— ma iniziarono a sfornare scene per vedere cosa sarebbe successo. "Shane avrebbe scritto una scena e me l'avrebbe mandata, allora io avrei scritto una scena e la avrei rimandata a lui," dice Bagarozzi. "Questo è come funziona Shane. Semplicemente scrive un mucchio di scene e vede cosa va bene." Col tempo, si trovarono a lavorare su di un omaggio ai romanzi di detective che entrambi adoravano: The Nice Guys era nato.</div>
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Il progetto venne risucchiato in un folle vortice di sviluppo. Era un film ambientato nella Los Angeles contemporanea, poi una serie TV che CBS prese in considerazione e alla fine un film ambientato negli anni 70. "Il cartellone di Hollywood stava cadendo a pezzi, e nessuno si prendeva il disturbo di ripararlo," dice Black riguardo all'epoca. "L.A. era questa sorta di abisso pornografico in stile Sodoma e Gomorra carico di smog . Per l'ambientazione di una storia di detective, come puoi fare di meglio?" Hollywood, comunque, non stava facendo la fila per essere nell'affare Shane Black, in special modo perché insisteva nel dirigere il film da se. Quindi la sceneggiatura fu chiusa in un cassetto per quasi un decennio.</div>
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Ma la chiamata di Downey nel 2010 cambiò tutto. "Shane era uno delle mie ancore di salvezza mentre realizzavo il primo Iron Man," dice l'attore. "Lo chiamavo per chiedergli della sceneggiatura e dei dialoghi. Probabilmente leggeva un tascabile noir mentre parlavamo, ma i suoi consigli erano brillanti." È stata una mossa rischiosa mettere un regista inesperto dietro il timone di una serie Marvel da 200 milioni di dollari,, ma pagò un debito karmico. Dopo tutto, Black aveva corso un rischio con Downey quando nessun altro in città l'avrebbe fatto. Tutto funzionò alla fine: Iron Man 3 incassò 1.2 miliardi di dollari in tutto il mondo. Certo, alcuni puristi Marvel si lamentano riguardo all'interpretazione di Black dell'amato cattivo del fumetto - "Due giorni fa, ho ricevuto un meme che mostrava me inculato dal Mandarino", riporta Black - ma alla fine era di nuovo richiesto.</div>
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Così tanto che Silver rispolverò la prima sceneggiatura di Shane Black che riuscì a trovare. Il produttore raccolse 50 milioni di dollari per il budget de The Nice Guys, vendette la distribuzione alla Warner e prese all'amo uno degli attori più richiesti di questo decennio, Gosling. Per attirare Crowe nel progetto, Black volò fino alla casa di Crow in Australia per fare l'offerta di persona. "Gli offrì un drink," dice Crowe, ricordando il loro incontro nel suo salotto. "Shane disse no, non ne voleva uno. Gli chiesi perché no, e lui rispose, 'Oh, sai,bevi un drink, e la prossima cosa che sai è che sei in manette.' Pensai, 'Hmmm, Mi piace questo tizio. È acuto.' "</div>
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Quando il film verrà mostrato il 15 maggio a Cannes, sarà una sorta di ritorno a casa per Black. Ha passeggiato per l'ultima volta sulla Croisette nel 2005, quando debuttò Kiss Kiss Bang Bang. Ma pur con tutte le dure lezioni che ha imparato durante quel decennio di alti e bassi, Shane Black rimane Shane Black. "Andrai a Cannes?" ha chiesto alla fine dell'intervista. "I party sono davvero fantastici."</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/ShaneBlack-BoxOffice.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/ShaneBlack-BoxOffice.jpg" height="345" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Arma Letale (1987)</div>
<div style="text-align: justify;">
Incasso: $120M</div>
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<div style="text-align: justify;">
Il regista Richard Donner ha cambiato a malapena una parola della sceneggiatura di Black', ma ha aggiunto una scena — la resa dei conti a base di kung fu tra Riggs e Joshua. Dice Black, "Non ho mai pensato che quello fosse eccitante."</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Arma Letale 2 (1989)</div>
<div style="text-align: justify;">
Incasso: $227M</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Black abbandonò il progetto quando la Warner voleva cambiare il finale (Nella stesura di Black, Riggs muore) "Dissi: 'Ragazzi, voi volete una commedia. Io non posso farlo. Semplicemente non sono io.' Sembrava come la versione buonista di un film di poliziotti."</div>
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<br /></div>
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Spy (1996)</div>
<div style="text-align: justify;">
Incasso: $89M</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quando Black vendette la sceneggiatura originale per la cifra record di 4 milioni, i critici gli si avventarono addosso. "Le tariffe per le sceneggiature vomitano in alto per Mastro-Massacro," derideva un titolo. Riconosce Black, "Ci fu una vampata di ritorno."</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Kiss Kiss Bang Bang (2005)</div>
<div style="text-align: justify;">
Incasso: $15.8M</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A dispetto della resistenza degli studio, Black scritturò Robert Downey Jr. nel suo debutto registico. "Continuavano a dire, 'No, no, abbiamo bisogno di qualcuno di grosso!' È divertente adesso — non volevano fare un film con Robert Downey Jr."</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Iron Man 3 (2013)</div>
<div style="text-align: justify;">
Incassi: $1.2 MIL</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È il film che ha incassato di più nella serie - persino i critici l'hanno amato - ma Black ancora viene rimproverato dai fan Marvel duri e puri che furono delusi. "Dovresti vedere le lettere che ricevo: 'Hai distrutto Iron Man. Brucia all'inferno.' "</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.hollywoodreporter.com/features/lethal-weapon-wunderkind-party-boy-892186" target="_blank">hollywoodreporter.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-57404839744278809132016-05-12T12:58:00.002-07:002016-05-12T12:58:45.629-07:00'Money Monster': Recensioni da Cannes<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://img.goldposter.com/2016/03/Money-Monster_poster_goldposter_com_2-400x593.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://img.goldposter.com/2016/03/Money-Monster_poster_goldposter_com_2-400x593.jpg" height="400" width="270" /></a></div>
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di Todd McCarthy</div>
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<h3 style="text-align: justify;">
Un film ordinario su di una situazione straordinaria. George Clooney e Julia Roberts sono i protagonisti del thriller di Jodie Foster su di un esperto di finanza preso in ostaggio mentre è in onda. </h3>
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I soldoni di Wall Street vengono colpiti dai soldoni di Hollywood in Money Monster, un rapido, moderatamente coinvolgente thriller in tempo reale su di un dramma con ostaggi in diretta Tv che sfortunatamente manca assolutamente di un qualche tipo di suspense. George Clooney si scatena allegramente come un commentatore finanziario televisivo in stile Jim Cramer fino a che un ostile giovane intruso gli fa indossare un giubbotto esplosivo, forzando Julia Roberts, in quanto produttrice dello show, a provare di risolvere la situazione mentre l'intero paese sta a guardare.. In apertura Venerdì a seguito della sua non competitiva premiere al <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/recensioni-dal-festival-di-cannes-cafe.html" target="_blank">Festival del film di Cannes</a>, l'uscita della Sony sembra fare moderati affari con un pubblico più anziano in un campo di uscite di Maggio rivolte ai giovani.</div>
<div style="text-align: justify;">
Una delle più spaventose impressioni create dal film onesto e pieno di energia di<a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/jodie-foster-ritorna-cannes-con-money.html" target="_blank"> Jodie Foster </a>è che più persone potrebbero prendere i loro consigli finanziari da un tipo come il cinico, claunesco Lee Gates di Clooney - che esprime pronunciamenti superficiali sul mercato mentre mette in atto degli scherzi e mostra clip tratte da film di mostri e film horror - piuttosto che da più sobri analisti. Troppo ricco per importargliene ancora, Gates ha trasformato la finanza semplicemente in un ulteriore ramo dell'industria dell'intrattenimento, dove ogni predizione errata può essere semplicemente messa da parte e dimenticata come la battuta di cattivo gusto del giorno prima. </div>
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Sfortunatamente per lui questa volta, un fan che ha preso i suoi consigli un po' tropo a cuore decide di esigere vendetta. Proletario rigido Kyle Budwell (Jack O'Connell) ha perso tutti i suoi soldi — $60,000 — basandosi sull'entusiasmo di Gats per una organizzazione chiamata Ibis Clear Capital, le cui azioni sono semplicemente crollate dall'oggi al domani. Dopo circa dieci minuti di film, Kyle riesce a intrufolarsi nello studio e improvvisamente rende Gates simile a un prigioniero dell'ISIS, pronto a essere fatto saltare in aria di fronte a un pubblico globale se a Kyle non piacerà cosa uscirà dalla bocca dell'anziano. Molto meglio essere vittimizzati dall'Ibis che dall'ISIS, il l'esperto televisivo avrebbe potuto scherzare.</div>
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L'instabile Gates ha un vantaggio nell'essere equipaggiato con un virtualmente invisibile auricolare, che consente alla produttrice Patty Fenn (Roberts) di fornirgli istruzioni e suggerimenti su cosa dire e come comportarsi. All'inizio, ovviamente, devono assecondare Kyle, per capire cosa voglia davvero e come reagisca. Come ha sismicamente trasmesso nel dramma carcerario britannico Starred Up tre anni prima, O'Connel è grande nel trasmettere tanto la rabbia repressa quanto il suo scioccante rilascio. Parte del problema nella sceneggiatura di Jamie Linden, Alan DiFiore e Jim Kouf è che Kyle esplode all'inizio e, avendo sparato i fuochi, presto lascia che la sua rabbia si plachi. Nella parte finale, ha davvero poco da dire, lasciando che sia il ricco e famose a risolvere le cose.</div>
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Nonostante il formato virtualmente in tempo reale sia mantenuto (potrebbe sembrare che ci sia un po' di imbroglio qui e lì, data la varietà di location e di fusi orari introdotti), la storia si sparpaglia quando Patty mette sotto torchio al telefono la direttrice della comunicazione dell'Ibis Diane Lester (Caitriona Balfe), il cui lavoro è di proteggere la reputazione del suo amministratore delegato dell'alta società Wal Camby (Dominic West) ma la cui storia ufficiale riguardo al capo presto si sbriciola quando il suo mentire cronico diventa irrefutabile.</div>
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L'artificio del tempo reali è prefissato per servire la causa della suspense, e dovrebbe essere ricordato che Clooney ha dimostrato una rara predilezione tra gli artisti contemporanei per il formato, avendo fatto trasmissioni live sia per che E.R. che per A prova di errore per la televisione. Sfortunatamente, come regista, la <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/taxi-driver-un-racconto-de-niro.html" target="_blank">Foster</a> non mostra alcun talento o istinto per costruire la tensione; il suo stile è strettamente espositivo, veloce ed efficiente, ma senza astuti trucchi, desiderio di sorprendere o di forgiare tecniche che suggeriscano un approccio fantasioso allo storytelling. Non c'è niente di sovversivo o inquietante nell'immagine o nel montaggio, il che vale ha dire che ha imparato poco sul creare suspense lavorando con gente del calibro di Scorsese, Demme e Fincher.</div>
<div style="text-align: justify;">
Money Monster dunque emerge come un film piuttosto ordinario riguardo una straordinaria situazione, uno in cui gli scrittori hanno escogitato un modo per portare tutti i massimi esponenti insieme giù per Wall Street. La conclusione, e il modo in cui troppo facilmente impiega sia punizione meritata che tragedia, è piuttosto troppo pulito per la vita reale, è che un aspetto del sentirsi meglio in esso così come nel modo in cui lo spregevole colpevole svincolato dalla morale è chiamato a rispondere in maniera forzata nel modo più pubblico e imbarazzante possibile. È una fantasia, in altre parole.</div>
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Mentre è affilata in alcuni momenti, la sceneggiatura avrebbe dovuto essere di qualche tacca più arguta e più caustica di quanto sia, e anche pochi vividi caratteristi attorno alle grandi stelle sarebbero stati benvenuti - il tipo di cosa che la vecchia Hollywood forniva come una cosa scontata.</div>
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Clooney non interpreta un idiota qui come ha fatto ripetutamente per i fratelli Coen, ma il suo Lee Gates potrebbe essere un più intelligente, più di successo ma corrotto cugino di secondo grado di quei bricconi. Attaccata a un telefono o a un microfono per la maggior parte del tempo, Roberts ha poco da interpretare rispetto alla rapida efficienza lungo la maggior parte della breve durata, e la sua scena migliore la vede discutere con l'amica dirigente intrigantemente interpretata da Balge (intrigante in quanto l'attrice rende consapevoli che c'è molto di più nel suo personaggio di quanto non appaia o che sia trattato dallo script). West non ha problemi a lasciare che il pubblico provi tutto il disprezzo che può chiamare a raccolta per l'incurantemente amorale, e criminale, riccone,e nel frattempo il povero proletario Kyle è stato relegato in maniera frustrante in secondo piano in favore dei ricconi.</div>
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Production: TriStar Pictures, Smokehouse, Allegiance Theater</div>
<div style="text-align: justify;">
Cast: George Clooney, Julia Roberts, Jack O'Connell, Dominic West, Caitriana Balfe, Giancarlo Esposito, Christopher Denham, Lenny Venito, Chris Bauer, Dennis Boutsikaris, Emily Meade, Condola Rashad, Aaron Yoo</div>
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Director: Jodie Foster</div>
<div style="text-align: justify;">
Screenwriters: Jamie Linden, Alan DiFiore, Jim Kouf, story by Alan DiFiore, Jim Kouf</div>
<div style="text-align: justify;">
Producers: Daniel Dubiecki, Lara Alameddine, George Clooney, Grant Heslov</div>
<div style="text-align: justify;">
Executive producers: Kerry Orent, Tim Crane, Regina Sculley, Ben Waisbren</div>
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Director of photography: Matthew Libatique</div>
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Production designer: Kevin Thompson</div>
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Costume designer: Susan Lyall</div>
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Editor: Matt Chesse</div>
<div style="text-align: justify;">
Music: Dominic Lewis</div>
<div style="text-align: justify;">
Casting: Avy Kaufman</div>
<div style="text-align: justify;">
R rating, 98 minutes</div>
<br />
TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.hollywoodreporter.com/review/money-monster-cannes-review-891750" target="_blank">hollywoodreporter.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-78628421569015050412016-05-11T14:10:00.001-07:002016-05-11T14:10:51.053-07:00Recensioni dal festival di Cannes: ‘Café Society'<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://pmcvariety.files.wordpress.com/2015/12/cafe-society-2.jpg?w=670&h=377&crop=1" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://pmcvariety.files.wordpress.com/2015/12/cafe-society-2.jpg?w=670&h=377&crop=1" width="400" /></a></div>
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di Owen Gleiberman</div>
<h3 style="text-align: justify;">
<b><i>Jesse Eisenberg e Kristen Stewart fanno coppia nel bellissimo ma eccessivamente familiare triangolo amoroso Hollywoodiano di Woody Allen.</i></b></h3>
<div style="text-align: justify;">
Avventurandosi nel nuovo film di Woody Allen, c'è sempre la speranza che sia un film importante, come “Blue Jasmine,” e non una delle sue inezie, come i film di Allen che hanno aperto il Festival del cinema di <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/jodie-foster-ritorna-cannes-con-money.html" target="_blank">Cannes</a> in anni recenti (“Hollywood Ending,” “Midnight in Paris”). A questo punto, comunque, i suoi trascorsi di gran lunga favorisce la probabilità che sia un inezia, a quel punto la domanda quindi diventa: Sarà uno dei suoi buoni - che è, uno di quelle fiabe Alleniane che cantano davvero? “Café Society,” che vede come interprete Jesse Eisenberg come uno sfigatello del Bronx dolcemente naive che si trasferisce a Hollywood negli anni 30 in cerca di fortuna, è stato realizzato con tutta la verve e l'eleganza in grande stile e magnetismo da stella di una gemma Alleniana di scala minore. Tuttavia il film, guardabile così com'è, non supera mai la sensazione che sia uno sfarzoso bozzetto che si sforza di fare la figura di un vero film. Con intermittenti scintille romantiche che scoccano tra Eisenberg e la sua coprotagonista, una posata e radiosa Kristen Stewart, “Cafe Society” ha più probabilità di attirare una larga fetta del pubblico di Allen rispetto ai suoi ultimi due, “Magic in the Moonlight” e “Irrational Man.” Ma ci potrebbe essere un limite al suo successo, visto che è uno di quei film di Allen che continua a parlare di passione invece di farla sentire al pubblico.</div>
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<br /></div>
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Eisenberg, magnifico in ampi pantaloni con le pince e un ciuffo riccioluto, è l'ultimo di unalunga seri di attori a cui è stata data l'ovvia direttiva di incanalare lo spirito di Allen sullo schermo. Ma ne fa un lavoro più accattivante della maggior parte, perché i vezzi di Eisenberg - la stravagante abilità verbale, il lieve sputacchiare dell'insicurezza dell'accondiscendente - combacia così organicamente con quello dello stesso Allen. Eisenberg interpreta Bobby Dorfman, che arriva ad Hollywood cercando di ottenere un lavoro nell'ufficio di suo zio, Phil (Steve Carell), un agente veterano così potente che non può andare in giro a un party in piscina senzaessere venire assillato riguardo un qualche accordo che sta negoziando per Ginger Rogers o William Powell. Sospettiamo - o magari speriamo - che Phil sia il viscido personaggio che trascina Bobby nel suo mondo di fascino corrotto, ma Carrell, che appare piacevolmente polposo, interpreta Phil come un indaffarato, stralunato mensch di Tipo A che affida a suo nipote commisioni da sbrigare e che trova il tempo di presentarlo a tutte le persone giuste. </div>
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Una di queste è la segretaria di Phil, Vonnie (Stewart), una esile ma disarmantemente equilibrata ex ingenua che sostiene di rifiutare il gioco di Hollywood. Porta Bobby in un improvvisato tour delle case delle celebrità, e discutono la qualità sopra le righe delle celebrità cinematografiche, che induce Vonnie a insistere: "Penso che sarei più felice essendo a grandezza naturale." Stewart fa percepire la realtà di quella battuta. Lei riversa un po dei suoi bloccanti vezzi per interpretare una donna di calore che, con un lampo, trattiene il suo ardore nascosto, e il spirito di calma sicurezza calza all'attrice meravigliosamente. È quella qualità che attrae il candido Bobby, e non passa molto prima che una cotta si manifesti.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
C'è una svolta, ovviamente: Vonnie ha già un fidanzato — e quell'amante, rivelato fin dall'inizio, è nessun altro che Zio Phil, che ha promesso di lasciare sua moglie e sposare Vonnie. Non c'è niente di davvero originale riguardo a questo dilemma di triangolo amoroso, specialmente in un film di Woody Allen, dove rispecchia direttamente così tanti scenari dei suoi primi lavori, in particolare il garbuglio adulterino di "Manhattan." La domanda è: Dove ci porterà questa volta? E la risposta si rivela essere: non in qualche posto molto interessante. Il Phil, di Carell, persino comunque stia traendo sua moglie, è ritratto come una tale vittima della sua stessa devozione romantica che è difficile fare il tifo contro di lui - e Vonnie, di fatto, insiste che ama entrambi gli uomini.</div>
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<br /></div>
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C'è un suggerimento di innovazione nel modo in cui si stagli su di un lussuosamente visualizzato sfondo del periodo Tinseltown. E, certo, l'ottima, fotografia dai toni scuri Vittorio Storaro è così mozza fiato che sembra quasi raccontare una sua storia. Storaro, quel maestro del colore e delle ombre, trasforma gli uffici e i ristoranti con pannelli di legno in un sogno a occhi aperti Art Deco, e quando Bobby e Vonnie sono seduti nella stanza di motel di Bobby e l'elettricità salta, l'improvvisa illuminazione a luce di candela sembra qualcosa uscita da "Barry Lyndon." Ogni scena in "Café Society" brilla di uno splendente classicismo. Tuttavia tutto ciò fa solo desiderare che Allen avesse portato in vita l'ambientazione della Vecchia Hollywood con un senso del dramma e della sceneggiatura più ricco, nel modo in cui i fratelli Coen hanno fatto in "Hail, Ceasar!"</div>
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<br /></div>
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Se vi state chiedendo cosa significhi il titolo, “Café Society” resi riferisce alla bella vita a New York City, dove Bobby ritorna dopo essere stato respinto da Vonnie. Va a lavorare nel nightclub posseduto dal suo fratello gangster stereotipato, Ben (Corey Stoll), e apparentemente trova il suo posto tra gli elegantoni, ma è difficile sfuggire alla sensasione leggermente deludenete che il film stia ricominciando dacapo. E questa volta, più che mai, sta dicendo piuttosto che mostrare. Allen ha scelto di narrare da se il film, che sembra un azzardo piuttosto innocuo, ma la sua voce, dopo un po', inizia a suonare quasi viscosa di melancolia didattica, e non possiamo fare a meno di notare che un sacco di cose che ci sta dicendo -Bobby conosce politici e gangster! Diventa un uomo di mondo! — avrebbe, di fatto, potuto essere la sostanza reale della trama del film. La piacevole interpretazione di Eisenberg non ha mai occasione di crescere; lo sviluppo del personaggio in larga parte si riduce al fatto che nel night club, lui inizia a indossare uno smoking bianco. Rimane quello stesso dolce ragazzo, che si strugge. Alla fine, quello sembra essere il punto: che moltissime persone se ne vadano in giro portando con se i fantasmi dell'amore - un sogno di ciò che avrebbe potuto essere. Ma questo è un messaggio che abbiamo bisogno di sentire nei nostri cuori, piuttosto che nelle nostre teste, se ci perseguiterà. Per lo più, “Café Society” vi lascia sognando del film che avrebbe potuto essere se Woody Allen l'avesse realizzato facendo ciò che ha fatto nei suoi migliori lavori: spingendosi fuori dalla sua zona comfort.</div>
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Cannes Film Review: 'Café Society'</div>
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Recensito al festival del cinema di Canne (opener), Maggio 11, 2016. Durata: 96 MIN. </div>
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Produzione</div>
<div style="text-align: justify;">
An Amazon Studios release of a Gravier Prods. presentazione di Perdido production. Prodotto da Letty Aaronson, Stephen Tenenbaum, Edward Walson. Produttori esecutivi, Ron Chez, Adam B. Stern, Allan Teh. </div>
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<br /></div>
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Crew</div>
<div style="text-align: justify;">
Diretto, scritto da Woody Allen. Camera (color, HD), Vittorio Storaro; editor, Alisa Lepselter; production designer, Santo Loquasto; art directors, Michael E. Goldman, Doug Huszti; costume designer, Suzy Benzinger; visual effects supervisor, Erin Dinur; assistant director, Danielle Rigby.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Con</div>
<div style="text-align: justify;">
Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carell, Blake Lively, Corey Stoll, Parker Posey. </div>
<br />
TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://variety.com/2016/film/reviews/cafe-society-review-kristen-stewart-woody-allen-cannes-1201771214/" target="_blank">variety.com/</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-37476245804300978322016-05-10T14:06:00.000-07:002016-05-10T14:06:01.231-07:00Jodie Foster Ritorna a Cannes con 'Money Monster': "Non ho mai fatto un film come questo"<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://cdn2.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/moneymonster_2016_01-h_2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn2.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/moneymonster_2016_01-h_2016.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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di Rebecca Ford</div>
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<h4 style="text-align: justify;">
La se stessa di 13 anni, che venne al festival per supportare 'Taxi Driver,' sarebbe "davvero scioccata" di essere ancora nell'industria cinematografica, dice la timoniera mentre il suo più grande, più frizzante sforzo debutta al Palais. </h4>
<div style="text-align: justify;">
Jodie Foster aveva solo 13 anni quando per la prima volta mise piede sulla Croisette come la giovane stella di <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/taxi-driver-un-racconto-de-niro.html" target="_blank">Taxi Driver</a> di Martin Scorsese. Quaranta anni più tardi, ritorna alla più glamour tappa cinematografica con il suo quarto lavoro da regista, Money Monster, mettendo in gioco la competizione. Il Thriller Sony vede <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/03/la-prova-del-tempo-dal-tramonto-allalba.html" target="_blank">George Clooney</a> come il presentatore di uno show televisivo sulla finanza (con Julia Roberts come sua produttrice) che è preso in ostaggio da un investitore frustrato (Jack O'Connell). Foster, 53, che in precedenza fu a Cannes con il suo The Beaver del 2011 interpretato da Mel Gibson, ha condiviso ricordi del festival lungo quattro decenni con THR.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Money Monster è il tuo progetto più ambizioso finora?</b></div>
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È decisamente diverso per me: ci sono grandi star; è uno studio mainstream; è un film di genere. E ha più risorse. Ovviamente se stai realizzando un film dove ci sono migliaia di comparse per la strada o in qualche posto tipo Federal Hall o la Borsa Valori di New York, è un film che ha bisogno di un certo ammontare di risorse. Allo stesso tempo, persino se è un thriller, persino se è un film d'azione, io guardo sempre al personaggio. Quella è la priorità numero 1: capire chi siano i personaggi e come si incrocino e quale sia la loro dinamica e perché le cose hanno senso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/GettyImages-51507986_1-EMBED.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/GettyImages-51507986_1-EMBED.jpg" height="400" width="270" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Foster fu scelta per la giuria del 2001 di Cannes ma dovette rinunciare per girare Panic Room. Invece, presentò il premio per il miglior regista del festival: "Partì nel bel mezzo delle riprese di Panic Room, ed ero incinta di circa cinque mesi."</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Pensi che qualche candidato presidenziale userà il film come oggetto di discussione per via dell'argomento trattato?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non ne ho idea — Non ho mai fatto un film come questo. La buona notizia è che il mondo finanziario e il mondo della tecnologia sono sulla bocca di chiunque: destra, sinistra, moderati, centro. È un argomento molto rilevante ora come ora. Penso che saresti in difficoltà a trovare qualcuno, candidato o chiunque altro, che non crede che il nostro sistema finanziario abbia bisogno di riforme.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Come sei cambiata nel tuo lavoro come regista da Il Piccolo genio del 1991?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Penso che al mio primo film io fossi davvero desiderosa di controllare assolutamente qualsiasi cosa. Pensavo che ciò che il regista facesse fosse controllare tutto e inventare tutte le cose nella sua stanza di hotel e poi semplicemente farle eseguire alle persone. Penso che quello funzionò per la maggior parte delle cose eccettuati gli attori - ero troppo dispotica con gli attori. Ogni volta che mi imbatto in Dianne Wiest, e io mi scuso sempre perché ero così giovane e semplicemente non sapevo altrimenti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/sipaphotos680224_1-EMBED.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/sipaphotos680224_1-EMBED.jpg" height="252" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><div style="font-size: medium; text-align: start;">
<i> A Cannes per Taxi Driver nel 1976.</i></div>
<div>
<i><br /></i></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<b>Che cosa ti ricordi nell'andare a Cannes nel 1976 con Taxi Driver?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Fu un po' imbarazzante. Avevo un sacco di brufoli e uno strano, pessimo colore dei capelli perché avevo fatto Piccoli Gangsters, e mi avevano tinto i capelli biondo platino. Ricordo che ero un po' intimidita dal fatto di dover avere un vestito diverso per ogni cosa - pensai che fosse strano. E inoltre c'erano persone sulla spiaggia che non indossavano alcun pezzo di sopra - pensai che fosse piuttosto audace. Lo ricordo perché mia madre andò in piscina, e si tolse il pezzo di sopra. E io ero tipo, "Mamma!" Non potevo crederci! Ero così imbarazzata.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Che cosa penserebbe la Jodie tredicenne della Jodie attuale come regista?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sarei davvero scioccata di essere stata nella stessa professione per gli ultimi 40 anni circa - non potrei proprio crederci. Quando ero giovane volevo essere un regista, e non sapevo che sarei stata in grado di farlo. Non conoscevo nessun regista donna; sapevo [riguardo] a quelle europee. Sapevo di Lina Wertmuller e Margarethe von Trotta — un po' di registe Europee, ma questo era. Quindi presumetti che non sarei stata in grado di dirigere. Pensavo che probabilmente avrei solo scritto.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/GettyImages-159533973_1-EMBED.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.hollywoodreporter.com/sites/default/files/custom/Meena/GettyImages-159533973_1-EMBED.jpg" height="260" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Come è stato andare a Cannes come regista per la prima volta con The Beaver?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Mi ricordo che Mel era così nervoso. Io dissi, "Hai paura che verremo fischiati?" Lui disse: "Si, sono terrorizzato! Sono terrorizzato dal fatto che sto per essere fischiato." Quindi io ero un po' spaventata. Ma fu una tale accoglienza incredibilmente calorosa. Alla fine del film quando le luci si accesero, [l'applauso] continuò molto a lungo. E dopo tutta quell'ansia fu un grande, grande sollievo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Sei eccitata di usare il tuo Francese a Cannes?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non so se sono eccitata. Divento un po arrugginita quando non mi esercito da lungo tempo, quindi sarò davvero arrugginita e imbarazzata.</div>
<br />
TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.hollywoodreporter.com/news/jodie-fosters-money-monster-ive-889891" target="_blank">hollywoodreporter.com/</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-77556533544601998172016-05-09T14:11:00.000-07:002016-05-09T14:11:19.990-07:00Come una vittoria presidenziale di Donald Trump potrebbe raffreddare l'industria cinematografica globale <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://cdn1.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/trumpfinal-h_2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://cdn1.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/trumpfinal-h_2016.jpg" height="225" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small; text-align: start;">Illustrazione di Jason Raish</span></td></tr>
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di Scott Roxborough e John Hecht<br />
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Le proposte commerciali e la retorica America prima del candidato Repubblicano hanno messo gli affaristi internazionali in stato di grande allerta. Dice l'ente nazionale per il cinema Messicano, Canacine: "Speriamo per il bene del Messico e per il bene degli Stati Uniti che Trump non diventi presidente."</div>
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La perplessità riguardo all'ascesa del candidato Repubblicano Donald Trump si è trasformata in inquietudine in quanto l'industria cinematografica internazionale inizia a meditare su ciò che una presidenza Trump in realtà potrebbe voler dire. Durante la sua campagna, Trump ha insultato, Messicani, Mussulmani, Europei e sia Giappone che Cina per essere, rispettivamente, stupratori, terroristi, codardi e delinquenti che, attraverso ingiusti accordi commerciali, stanno rubando i lavori americani. Ha promesso di rompere patti come il Trans-Pacific Partnership, di rinegoziare il NAFTA e di punire Cina ed Europa per presunta manipolazione dei tassi.</div>
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In Asia, la preoccupazione è concentrata sull'opposizione al TPP, un accordo di libero scambio tra 12 nazioni dell'Asia e delle Americhe, che Trump ha etichettato come "follia." Un aspetto chiave dell'accordo per l'industria cinematografica è l'estensione di dure, protezioni del copyright in stile US attraverso i paesi firmatari, che includono Giappone, Vietnam, Australia e Singapore, sebbene non la Cina. "Non voglio fare commenti su Donald Trump, ma dal punto di vista dell'industria cinematografica, gli accordi commerciali, sulla carta, sono stati buoni per noi," dice Jean Prewitt, amministratore delegato di the Indipendent Film & Television. "Il TPP è un accordo piuttosto forte sulla proprietà intellettuale e il mercato digitale, e abbiamo paesi come il Canada aprire le loro politiche più restrittive e consentire l'ingresso di più prodotti USA. "</div>
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Una preoccupazione più ampia è che le politiche di Trump potrebbero innescare una guerra commerciale. Se Trump deciderà di applicare aumenti dei dazi o altre misure punitive, paesi potrebbero rispondere con tariffe o restrizioni incrementate per i beni USA, inclusi film e show televisivi. . La Cina, destinata presto a superare gli Stati Uniti per diventare il più ampio mercato cinematografico modniale, ha allentato le sue tariffe per i film importati, e la cooperazione tra compagnie di produzione statunitensi e Cinesi sta diventando più comune. Il colpo di Trump alla Cina potrebbe raffreddare quella distensione. "Trump si oppone alla Cina a suo stesso danno," dice un rappresentante di un distributore di Hong Kong a THR.</div>
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“Spero che non diventi presidente perché avrà effetti sulle relazioni con i paesi dell'Asia,” dice Sunny Sun, che lavora nel dipartimento vendite internazionale presso una grande corporazione Cinese dell'intrattenimento. “E la politica influenza gli affari: Io sono incaricata del Vietnam [in quanto territorio di vendita], e quando ci furono tensioni con la Cina nel 2014, non potevo vendergli nulla.”</div>
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Persino in Europa, dove l'industria fino a ora si è accontentata di prendere in giro il Donald, le preoccupazioni stanno aumentando: una guerra di valuta, prefigurata dall'attacco di Trump alla Banca Centrale Europea e il suo tentativo di svalutare l'euro, avrebbero un grande impatto. "Comprando film dagli USA, paghi in dollari. Più è stabile il tasso di cambio [con l'euro], meglio è," dice un distributore Europeo. "Una guerra di valuta siginifica tassi instabili, che vuol dire più rischio, il che di solito significa meno accordi commerciali."</div>
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Poi c'è il Messico, dove la sua retorica anti-immigrati ha reso Trump il nemico pubblico Numero 1.</div>
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Il regista Messicano Jonas Cuaron, figlio di Alfonso Cuaron e co-sceneggiatore della sceneggiatura per il film premio Oscar di suo padre Gravity, usò il famigerato discorso di Trump "criminali e stupratori" come voce fuoricampo per il suo nuovo thriller, Desierto. In esso, Jeffrey Dean Morgan interpreta un vigilante razzista che da la caccia agli immigrati Messicani (tra di loro la star Gael Garcia Bernal) mentre lottano per attraversare il confine negli USA. Chiamatelo il primo film Messicano di propaganda anti-Trump.</div>
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"Trump sta legittimando i discorsi inneggianti all'odio," disse Cuaron, "non è una retorica gringo, e non è semplicemente riguardo gli USA, riguarda l'intero mondo." Il regista Messicano (e vincitore di molteplici Oscar) Alejandro G. Inarritu concorda con quel sentimento. In una recente conferenza stampa ha condannato il discorso altisonante razzista di Trump, sottolineando che "le parole hanno un potere reale, e simili parole in passato hanno innescato enormi sofferenze per milioni di essere umani."</div>
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Sofferenze reali è ciò che l'ente nazionale per il cinema Messicano, il Canacine, sta predicendo se Trump va avanti con la sua proposta di "eliminare" o "rinegoziare" l'accordo NAFTA di libero scambio. In una dichiarazione, il Canacine dice che una tale mossa significherebbe gravi problemi economici per l'industria cinematografica e la cooperazione oltre frontiera per progetti cinematografici e televisivi: "È uno scenario in cui tutti perdono. Speriamo per il bene del Messico e per il bene degli Stati Uniti che Trump non diventi presidente."</div>
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Gavin Blair in Hong Kong ha contribuito a questo report.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.hollywoodreporter.com/news/how-a-donald-trump-presidential-889791" target="_blank">hollywoodreporter.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-33322309754922683682016-05-08T13:58:00.001-07:002016-05-08T13:58:27.154-07:00Scoperti da Spielberg: Come un incontro fortunato con il regista lanciò queste 6 star<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://cdn3.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/found_by_spielberg_split.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cdn3.thr.com/sites/default/files/imagecache/landscape_928x523/2016/05/found_by_spielberg_split.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di Lewis e Maya Anderman</div>
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Alden Ehrenreich ha appena ottenuto il ruolo del giovane Han Solo perché il regista lo ha visto in un video di un bat mitzvah, ma non è l'unico a ottenere una grande opportunità attraverso un incontro fortuito con la leggenda. La stessa cosa è successa a Gwyneth Paltrow, J.J. Abrams, Christian Bale e altri.</div>
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Nell'età d'oro di Hollywood il modo di essere scoperti era di saltare in sella al bar da Schwab's Pharmacy su Sunset Boulevard. Tristemente, Schwab chiuse nel 1983, quindi l'equivalente moderno potrebbe essere semplicemente avere il giusto tipo di incontro casuale con <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/alieni-per-famiglie-e-squali.html" target="_blank">Steven Spielberg</a>.</div>
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Alden Ehrenreich, l'attore che è stato appena scritturato come giovane Han Solo per lo spinoff senza titolo di Star Wars, fu scoperto da Spielberg al bat mitzvah di un amico di sua figlia Sasha. Spielberg partecipava con Sasha e fu impressionato dalla "performance" di Ehrenreich in un video casalingo proiettato all'evento.</div>
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"È una fesseria," ha raccontato. "È un video che questa ragazza ci ha chiesto di fare. Voglio dire, non c'era una sceneggiatura: Saremmo andati e avremmo semplicemente filmato qualsiasi cosa ci facesse ridere. Io sono questo ragazzino magro di 14 anni con i capelli lunghi. Irrompo in casa sua, mi provo i suoi vestiti e improvviso una canzone. E tutto questo eravamo semplicemente noi che abbiamo letteralmente preso una videocamera ed eravamo, 'Ok, ha ha, facciamo questo.' Lo mostrammo ai nostri genitori - 'Lo proietteremo al suo bat mitzvah! - e loro erano com, 'Sembrate degli idioti in questa cosa. Non penso che dovreste davvero farlo.' Non ci importava."</div>
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Nonostante il consiglio dei genitori, Spielberg fu impressionato abbastanza da invitare Ehrenreich a incontrarlo ai suoi uffici dell'Amblin e lo presentò a Francis Ford Coppola, che lo scritturò nel suo primo ruolo importante, Tetro del 2009. E boom, era nata una carriera.</div>
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Ehrenreich è tutt'altro che la prima persona a essere scoperta da Spielberg o a ottenere una grossa spinta per la carriera da un incontro con il famoso regista. Ecco altri sei i cui incontri casuali o l'amicizia con Spielberg ha aiutato a lanciare le loro carriere.</div>
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<b>Kathleen Kennedy</b></div>
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Il presidente della Lucasfilm ottenne la sua grande occasione perché Spielberg pensò che lei fosse bene organizzata, ma d'altronde Kennedy era a Hollywod solo perché amava Incontri ravvicinati del terzo tipo. Kennedy era una cameraman per una stazione tv di San Diego che era stata così rimasta scioccata dal successo di Spielberg del 1977 che si trasferì a Hollywood, determinata a farcela nell'industria del cinema. Ottenne un lavoro come segretaria per lo scrittore di Apocalypse Now John Milius (uno dei suoi lavori fu organizzare la sua vasta collezione di pistole) Spielberg venne nell'ufficio di Milius un giorno. "Notai che John aveva un ufficio davvero organizzato. Stavo guardando come Kathy gestisse tutte le sue richieste in arrivo," Spielberg raccontò a Fortune, quindi la assunse per essere la sua segretaria.</div>
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<b>J.J. Abrams e Matt Reeves</b></div>
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Kennedy in realtà aiutò Spielberg a scoprire i due registi mentre erano appena adolescenti. Nei primi anni 80 (probabilmente 81 o 82), Kennedy ricevette una chiamata da un tipo che viveva nella casa d'infanzia di Spielberg a Lookout Mountain fuori Phoenix e aveva scoperto i film 8mm che Spielberg aveva realizzato da ragazzo. Kennedy aveva appena letto un articolo sul LA Times su come due adolescenti (Abrams e Reeves) avevano vinto un premio per giovani cineasti. "Dissi a Steven," Kennedy raccontò a Vanity Fair. "Sai cosa sarebbe davvero grande? Perché non ingaggi questi due ragazzi che hanno appena vinto questo premio cinematografico, che probabilmente darebbero qualsiasi cosa per incontrati, potrebbero ripulire i tuoi film e trasferirli su cassetta così non correremo mai il rischio che questi film scompaiano di nuovo?" Spielberg fu impressionato dal lavoro che fece la coppia ed è stato un amico e un mentore sin da allora.</div>
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<b>Gwyneth Paltrow</b></div>
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La figlia degli amici di Spielberg Bruce Paltrow e Blythe Danner ottenne la sua grande occasione da Spielberg mentre era di ritorno da una proiezione de Il Silenzio degli innocenti. L'allora 18enne aveva appena visto il film con suo padre, Spielberg e sua moglie Kate Capshaw e stava interrogando Spielberg (che era anche il suo padrino) al riguardo mentre tornavano a casa in auto. "Stavo guardando nello specchietto retrovisore e lei stava parlando del film e aveva quest aria davvero spaventata sul volto," ricorda Spielberg. "E improvvisamente scattò la scintilla, e io dissi, 'Hey, potresti essere la giovane Wendy! Potresti essere la giovane Maggie Smith." Quindi la scritturò come la giovane Wendy nel suo adattamento di Peter Pan Hook — era solo il secondo ruolo della Paltrowe lasua prima grande occasione.</div>
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<b>Christian Bale</b></div>
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<b><br /></b></div>
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Prima di apparire nel film del 1987 di Steve Spielberg L'Impero del Solo, Christian Bale era uno sconosciuto attore bambino che aveva pochi lavori alle spalle - ma uno era davvero importante. Dopo essere stato ispirato da sua sorella (una ballerina/attrice essa stessa), Bale decise all'età di 10 anni che voleva diventare un attore e ottenne un piccolo ruolo in Anastasia: The Mystery of Anna. La moglie di allora di Spielberg Amy Irving, che interpretava anche lei la serie, personalmente raccomandò Bale per il nuovo film del regista. La raccomandazione aiutò Bale a battere 4,000 ragazzini per il ruolo da protagonista in l'Impero. un 13 enne Bale ricorda l'incontro con Spielberg per la prima volta in un intervista del 1987 con Gene Shalit. "Aveva questa enorme stanza dei giochi nel suo ufficio, quindi io stavo semplicemente seduto lì a giocare con tutti i giochi quando lui entrò. … Mi parlò semplicemente di ciò di cui parlava il film, mi portò in giro per i suoi uffici, mi lasciò toccare la testa di E.t."</div>
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<br /></div>
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<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/O5WGAZyCV0Q/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/O5WGAZyCV0Q?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
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<b>Drew Barrymore</b></div>
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All'età di 7 anni, Drew Barrymore ebbe il suo ruolo importante nell'iconico film di Spielberg E.T. L'Extraterrestre. Anche la Barrymore capitò che fosse la sua figlioccia attraverso l'amicizia di lui con i suoi genitori, John e Jade Barrymore. In un'intervista del 1983 con the Today show, Spielberg discussed come lei fosse originariamente prevista per un ruolo in Poltergeist. Il produttore Kennedy, comunque, pensava che lei fosse meglio tagliata per il ruolo di Gertie in E.T.</div>
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Spielberg cercò di stare attento per Barrymore, dandole il consiglio successivamente di non accettare appoggi. "Mi ricordo che mi diceva, 'Per favore non farlo' Mia madre e io venivamo da una casa con un singolo genitore. Non ce la stavamo cavando molto bene. Fu estremamente allettante prendere queste opportunità. Lui disse, 'nella visione ampia della vita, ti annegherà. E se scegli le tue battaglie attentamente, sarà molto più opportunità,'" lei ricordò. In seguito le consigliò di non fare altre foto nuda dopo che lei posò per Playboy mandandole una trapunta per il suo 20 esimo compleanno con il biglietto: "Copriti bene."</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.hollywoodreporter.com/news/discovered-by-spielberg-a-lucky-891580" target="_blank">hollywoodreporter.com/</a><br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-83924793466130293382016-05-06T23:36:00.001-07:002016-05-06T23:36:30.215-07:00Siamo noi i tipi strani, Mister: L'importanza di Giovani Streghe 20 anni dopo<div style="text-align: justify;">
di <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/04/scott-pilgrim-vs-world-il-film-di.html" target="_blank">Joey Keogh</a></div>
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Avevo 8 anni quando Giovani Streghe uscì, il che voleva dire che non c'era speranza che mi fosse consentito di nollegiarlo dal videonoleggio. Ma la copertina mi ha sempre intrigato, queste ragazze Goth incredibilmente cool che avanzavano impettite verso la camera con i lampi (che denotavano i loro poteri soprannaturali) che vorticavano tutto intorno a loro.</div>
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Sapevo che era speciale, che mi avrebbe parlato in modi fino ad allora sconosciuti. E, circa otto anni dopo, i miei sospetti furono confermati (diversamente da Giovani Diavoli, che aveva una copertina similmente cool).</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho molto per cui ringraziare questo film; c'è una ragione per cui continuo a ritornarci di continuo, come ancora sia importante per me più vecchia divento. È senza tempo, e il suo messaggio femminista è uno che arriverà a segno con giovani ragazze e donne fintanto che guarderemo il film.</div>
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<br /></div>
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Ma, persino più importante, Giovani Streghe è un grido di guerra per i freak, per l'essere diversi. Il provocatorio "Siamo noi i tipi strani, mister" di Nancy è una battuta così classica, è stata scritta sui capi dalla linea di vestiti goth di culto Killstar, assieme alla sua immagine in quanto l'indiscussa regina dei ragazzi goth di tutto il mondo. Beh, a parte Siouxsie, è così.</div>
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Giovani Streghe è enormemente progressista in molti modi, follemente in anticipo rispetto al suo tempo in altri. Dalla storia concentrata sulle donne, al casting di un attrice afro americani in uno dei ruoli principali, tutto ciò che manca davvero alla pellicola è una sceneggiatrice o una regista. Fortunatamente, il suo messaggio di potere femminile traspare a dispetto della quantità di testosterone dietro la macchina da presa.</div>
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<a href="http://www.wickedhorror.com/wp-content/uploads/2016/05/The-Craft-we-are-the-weirdos-1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.wickedhorror.com/wp-content/uploads/2016/05/The-Craft-we-are-the-weirdos-1.png" height="215" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Le ragazze prendono il soprannome di The Bitches of Eastwick (ndt gioco di parole con il titolo del film the witches of Eastwick) e lo usano a proprio vantaggio, nello stesso modo 'bitch' (ndt stronza) è stato ripreso da donne competenti. E, piuttosto che presentare queste donne come perfette, il film fa bisboccia nell'esplorare i loro difetti, dal perbenismo alla vanità.</div>
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Vediamo mentre Nancy prova a ingannare la cotta di Sarah per farlo dormire con lei invece, quanto Bonnie inizi a diventare vanitosa ed eocentrica una volta che le sue cicatrici sono guarite, e la gelosia che portale ragazze a vendicarsi di Sarah una volta che diventa chiaro che lei è la più potente di tutte.</div>
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<br /></div>
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Il messaggio principale è: è ciò che c'è all'interno che conta, persino se ciò che è all'interno è davvero orribile. Il nucleo principale sono sia sorelle per la vita che mortali nemiche. E, per quanto il bullismo sia coinvolto, Giovani Streghe non ci va giù leggero. LO scontro finale usa allucinazioni pre suicidio di Sarah, mentre Nancy le dice in termini inequivocabili di "andare avanti" uccidendosi, echeggiando i sentimenti futuri di milioni di commentatori su internet.</div>
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La cultura dello stupro è rappresentata attraverso il personaggio di Chris e la sua diffusione di un pettegolezzo riguardo Sarah, apparentemente, che è andata letto con lui, essere terribile a letto e poi lo perseguita dopo il fatto. L'ide di qualcosa sotratto dal controllo di una donna e usato contro di lei è esplorato qui in un modo onesto raramente visto altrove. È doloroso, è aspro ed è interamente scorretto.</div>
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La sequenza di autolesionismo, che vede Sarah esplicitamente tagliarsi i polsi, non passerebbe mai nel mondo Parental Control odierno (vedere: l'ingiustamente censurato Soulmate di Axelle Carolyn). Ma è così intrinseco alla sua storia, e al suo emergere alla fine come la più potente di tutte le quattro ragazze, che deve essere grafico e nauseante quanto è. </div>
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<a href="http://www.wickedhorror.com/wp-content/uploads/2015/09/the-craft-movie-1024x512.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.wickedhorror.com/wp-content/uploads/2015/09/the-craft-movie-1024x512.jpg" height="200" width="400" /></a></div>
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L'equivalente moderno che più si avvicina a Giovani Streghe è senza dubbio Mean Girls, che esplora la natura tossica del gossip, bullismo, e l'amicizia femminile quando la lealtà al gruppo è vista come assoluta e una donna inaspettatamente eccelle sulle altre. In entrambi i film, la difficoltà di essere una ragazza adolescenze è rappresentata in modi differenti, sebbene similmente surreali.</div>
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E, in entrambi i casi, è la ragazza nuova che cambia e sviluppa lungo il corso della storia, comettendo crimini sociali minori per scoprire chi davvero sia, prima di emergere vincitrice dopo aver ripulito la sua coscienza. In Giovani Streghe, Sarah è l'unica che ha ancora i suoi poteri alla fine, perché è pura di cuore. In Mean Girls, Cady realizza chi siano i suoi veri amici e si sistema una vita felice con essi.</div>
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Sarah è in un certo senso l'originale Bella Swan; cupa, emo, un po' blanda e una tabula rasa fino a che non incontra il resto della congrega. Lei è un decente veicolo per il pubblico perché è facile vedere questo nuovo occhio attraverso i suoi occhi, anche se Sarah non è la persona più facile da comprendere di tanto in tanto.</div>
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Più memorabile è Nancy, interpretata come solo potrebbe essere da una vera Wiccan (e folle - la sua apparizione nel documentario di Richard Stanley Lost Soul: The Doomed Journey of Richard Stanley’s Island of Dr. Moreau è indicativo del suo particolare tipo di eccentricità) Fairuza Balk Nancy è il cattivo perfetto; la odiamo ma è ancora disperatamente cool.</div>
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Lei inoltre ha la più aspra, e più realistica, situazione familiare con una madre sfaticata che sceglie gli uomini a lei e nessun sistema reale di supporto a casa. Ha senso che Nancy si sfoga nel modo in cui fa, la sua rabbia adolescenziale che viene fuori in scoppi violenti di energia non trattenuta. Ovviamente Nancy non capisce, solo come nessuno di noi non poteva quando avevamo la sua età e tutto sembrava andare in modo impossibilmente sbagliato. Piuttosto che colpirci con una grandiosa, non meritata redenzione, la pellicola termina con la peggiore stronza della scuola che marcisce in un manicomio - un pesante atto d'accusa di ciò che accade a coloro che scelgono il sentiero sbagliato.</div>
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<a href="http://www.wickedhorror.com/wp-content/uploads/2015/12/the-craft-1-1024x568.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.wickedhorror.com/wp-content/uploads/2015/12/the-craft-1-1024x568.jpg" height="221" width="400" /></a></div>
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Giovani Streghe ha una grande, continua importanza culturale, la sua rappresentazione di cultura alternativa maneggiata con zero patinatura hollywoodiana. Citato in tutto da Sex Crimes - Giochi pericolosi al video musicale Black Magic di Little Mix, il film è ancora il biglietto da visita per ogni ragazza adolescente che voglia rendere la sua uniforme scolastica un po' più cool. </div>
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Anche il suo posto nell'horror è interessante, definito più come se fosse un film di adolescenti fantastico che un pieno film di genere. Le radici sono qui, interpreti Neve Campbell e Skeet Ulrich avendo interpretato una coppia nel seminale <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/05/probabilmente-state-guardando-i-film-di.html" target="_blank">Scream</a> di Wes Craven lo stesso anno.</div>
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Giovani Streghe inoltre vanta il più terrificante (e vero) uso di serpenti sullo schermo da Indiana Jones a questa parte (l'interprete Robin Tunney secondo quanto riferito pensava che sarebbero state usate creature finte). Senza ombra di dubbio l'elemento più spaventoso. comunque, è quanto realistico sia il ritratto dell'orrore della vita adolescente, ma almeno ne usciamo sapendo di non essere soli. </div>
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<div style="text-align: justify;">
Vent'anni dopo, se c'è una cosa che Giovani Streghe ci ha insegnato - a parte il fatto che il vinile è meglio decorato con più vinile - è che siamo tutti i tipi strani, mister.</div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.wickedhorror.com/editorials/we-are-the-weirdos-mister-the-relevance-of-the-craft-20-years-later/" target="_blank">wickedhorror.com/</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7878544692230065313.post-29984564969235133632016-05-04T22:44:00.000-07:002016-05-04T22:44:34.764-07:00Probabilmente state guardando i film di SCREAM nel modo sbagliato<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/scream-1050x591.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/scream-1050x591.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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di William Bibbiani</div>
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C'è qualcosa di cui non parliamo quando parliamo riguardo a SCREAM, e di sicuro sembra che ne parliamo un sacco di SCREAM, no? (E siate avvertiti: stiamo per parlare di SPOILER.)</div>
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Originariamente rilasciato nel 1996, lo slasher classico dallo scomparso maestro dell'horror Wes Craven ha da allora sviluppato una duratura reputazione basata sul suo intelligente finale a sorpresa, il suo perverso senso dell'umorismo e la sua allora rivoluzionaria rappresentazione della cultura degli adolescenti contemporanea che era era formata più dai film che guardavano che dalle vite che vivevano concretamente. È famoso. È brillante. È un classico.</div>
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SCREAM certamente ha inaugurato un era di film consapevoli di sé lungo molteplici generi, e a oggi riceve molto del suo credito per essere "meta" come non mai. Ma questo non è quello di cui gli SCREAM parlano in realtà, no? Questi costanti riferimenti ad altri film sono solo il linguaggio che <a href="http://micibodicinema.blogspot.it/2016/02/la-casa-che-freddy-costrui-come-un.html" target="_blank">Wes Craven</a> e lo sceneggiatore Kevin Williamson (e in seguito lo sceneggiatore Ehren Krueger) usano per raccontare una storia riguardo a un tema molto diverso tutto sommato, e benché quel tema venga discusso in grande dettaglio attraverso la trilogia originale è stato da allora ignorato in favore di questa continua discussione sulla consapevolezza di sé del franchise. </div>
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<a href="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/fhd996SCR_Drew_Barrymore_002-1200x510.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/fhd996SCR_Drew_Barrymore_002-1200x510.jpg" height="170" width="400" /></a></div>
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Se vi state grattando la testa adesso, fatevi una domanda: di che cosa parlano in realtà i film di SCREAM? Perché non parlano di film, questo è sicuro. Questi film semplicemente capita che includano personaggi a cui è semplicemente capitato di guardare altri film. Dopo tutto, quando Billy Loomis rivela la sua motivazione per commettere omicidio di massa alla fine del film originale, lui notoriamente dichiara " I film non creano gli psicopatici, li rendono solo più creativi."</div>
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Quindi rimane solo da pensare, allora, che la vera domanda che tutti dovremmo porci è, nel mondo di SCREAM, cosa CREA gli psicopatici? Ma non rompetevi la testa al riguardo perché la risposta è semplice. In SCREAM, il vero nemico è il perbenismo.</div>
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Non dimenticate che ogni singolo omicidio nella trilogia originale di SCREAM, per progettazione o per delega, nasce da una palese reazione spropositata alla promiscuità - o l'originale violazione sessuale - della madre di Sidney Prescott, Maureen Prescott. Nel film originale, Billy Loomis incolpa l'infedeltà di Maureen Prescott per la rottura del matrimonio dei suoi genitori, e la uccide per questo, e poi va avanti manipolando la figlia di Maureen Sidney per farle fare sesso con lui.</div>
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E perché lo fa? Perché Billy impone lo stesso giudizio sulle donne che i banali registi horror imponevano negli anni 80. Rifiuta di uccidere Sidney fino a che prova di essere una “troia” (l'esatte parole di Billy) tanto quanto lo era la madre. Una donna rompe un codice conservatore di valori familiari, e per questo - per i cattivi della serie SCREAM - merita di morire. E quel che c'è di più, il suo peccato relativamente innocuo fu usato come una scusa per assassinare più di una dozzina di altre persone.</div>
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<a href="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/Scream2-Stab-Movie-Premiere-Audience-1200x597.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/Scream2-Stab-Movie-Premiere-Audience-1200x597.jpg" height="198" width="400" /></a></div>
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In seguito, in SCREAM 2, quando la mente criminale si rivela essere la madre di Billy, Miss Loomis, anche lei incolpa Maureen Prescott. Mrs. Loomis sostiene che Maureen Prescott fu responsabile per la dissoluzione del suo matrimonio e inoltre incolpa Sidney dell'uccisione di suo figlo alla fine di SCREAM. Non importa, ovviamente, che Maureen fosse soltanto un'adultera, e Billy fosse un assassino. “Vuoi incolpare qualcuno?” Miss. Loomis chiede Sidney puntandole la pistola. “Perché non incolpare tua madre! Lei è stata quella che ha rubato mio marito e distrutto la mia famiglia. E poi tu ti sei presa mio figlio!”</div>
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E poi ovviamente c'è il cattivo di SCREAM 3, Roman Bridger, il figlio avuto da Maureen Prescott dopo il suo stupro da parte del produttore John Milton. Maureen Prescott commise "l'errore" di inseguire il suo sogno a Hollywood, e poi fu stuprata in gruppo da una stanza piena di cineasti. Quindi lei scelse di portare a termine la gravidanza e dare il bambino in adozione, ma in qualche modo, solo perché Maureen non l'accolse a braccia aperte quando Roman è comparso all'improvviso quasi due decenni più tardi, Roman si considera la vera vittima. Mostrò a Billy Loomis semplicemente quanto Maureen Prescott fosse una donna in disgrazia, e spronò il ragazzo a commettere omicidi.</div>
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D'accordo, ci sono Mickey e Stu, i complici in SCREAM e SCREAM 2. Le motivazioni non hanno niente a che fare direttamente con Maureen Prescott, ma sono spronati alla violenza da coloro che usano la sua promiscuità come una scusa. E anche se Mickey espresse il desiderio di usare i film come una scusa per i suoi omicidi, è tempestivamente ucciso da Miss Loomis, che butta nella cacca l'intera nozione che gli eventi della serie di SCREAM siano mai stati riguardo ai film: "Mickey era un bravo ragazzo, ma, mio dio, quel vecchio movente 'incolpa i film'". L'hai bevuta per un secondo? Povero ragazzo era completamente fuori di testa.”</div>
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<a href="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/fhd996SCR_etc_004-1200x510.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/fhd996SCR_etc_004-1200x510.jpg" height="170" width="400" /></a></div>
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Forse anche il pubblico lo è. Il punto del originale film SCREAM ha davvero poco a che fare con la sua forma metatestuale e molto più a che fare con i personaggi in esso. I cattivi stanno preservando violentemente l'obsoleto codice morale di una generazione precedente, e l'eroe per una nuova generazione non solo salva la sua vita, ripetutamente, ma inoltre ripetutamente sconfigge coloro che giudicavano sua madre per non aver vissuto conformandosi ai loro irrealistici standard di docile femminilità. Maureen Prescott non era la moglie o la madre perfetta. Chi lo è? Era una persona vera (vera tanto quanto chiunque possa esserlo nella fiction, comunque) la cui costante disumanizzazione e l'essere vittima del perbenismo suscitò molti maniaci a punire una nuova generazione di donne, personificata da Sidney Prescott.</div>
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In SCREAM 4, Sidney Prescott ha scritto un libro motivazionale riguardo a come lei rifiutò di essere vista come una vittima, e come si è tirata fuori da quella mentalità. Uno spera che lei inoltre abbia dedicato molteplici capitoli a sua madre, la quale l'originale trilogia di SCREAM trasformò in una martire per il femminismo moderno, ma il cui significato difficilmente sembra essere discusso da qualcuno. I film SCREAM non parlano della consapevolezza di sé, e non riguardano il genere horror. Riguardano una donna la cui difficile condizione è stata largamente ignorata troppo a lungo.</div>
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<a href="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/BXtRP-1200x675.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://az795576.vo.msecnd.net/bh-uploads/2015/10/BXtRP-1200x675.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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TRADUZIONE a CURA di DAVIDE SCHIANO DI COSCIA<br />
ARTICOLO ORIGINALE:<a href="http://www.blumhouse.com/2015/10/19/you-are-probably-watching-the-scream-movies-wrong/" target="_blank">blumhouse.com</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07814101180503684742noreply@blogger.com0